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Love Lies Bleeding, una favola nera tra amore e vendetta

Love Lies Bleeding, una favola nera tra amore e vendetta

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5 minuti di lettura

Presentato al Sundance Film Festival e alla 74° edizione della Berlinale, Love Lies Bleeding è la nuova pellicola A24 diretta dalla regista britannica Rose Glass, al secondo lungometraggio dopo Santa Maud. Disponibile nelle sale italiane dal 12 settembre, il film vede come protagonisti Kristen Stewart, Katy O’Brian, Dave Franco, Ed Harris, Jena Malone e Anna Baryšnikov. Volti, ma soprattutto corpi, al centro di una storia che unisce il thriller al body horror, la fantascienza al revenge movie, servendosi di un umorismo grottesco e spesso inaspettato, che ricorda – senza purtroppo esserne all’altezza – la visione cinematografica dei fratelli Coen.

Love Lies Bleeding è una favola nera che contamina la propria narrazione di un’oscurità latente, ma è anche il più classico dei racconti, quello che ci ricorda quanto l’amore sappia farci soffrire, trascinarci nel buio e trasformarci talvolta in veri e propri mostri. Rose Glass infonde le proprie immagini di un senso di inquietudine, che abbandona lo schermo per impossessarsi dello spettatore – nonostante mantenga sempre un tono da black comedy -, ma realizza un pastiche cinematografico a tratti frustrante, incapace di valorizzare gli spunti narrativi più interessanti e quelli che sarebbero potuti essere i propri punti di forza.

Love Lies Bleeding, dall’amore all’abisso

Kristen Stewart e Katy O'Brian in Love Lies Beeding

Jackie (Katy O’Brian) è un’aspirante culturista che vorrebbe partecipare a una manifestazione di bodybuilding a Las Vegas. Quando fa la sua comparsa all’interno della palestra gestita da Lou (Kristen Stewart), quest’ultima se ne innamora immediatamente, e le due ragazze iniziano a frequentarsi. Sulla loro relazione incombe tuttavia l’ombra del padre di Lou (Ed Harris), proprietario del poligono dove lavora Jackie. Un uomo ripugnante, che sembra nascondere segreti inconfessabili. Segreti che forse condivide con la figlia, e che saranno centrali nella narrazione di Love Lies Bleeding.

Rose Glass è abilissima nel cambiare costantemente genere, destabilizzando lo spettatore, ma la struttura narrativa della pellicola rimane quella di un revenge movie. Fin da subito comprendiamo il sentimento di odio e vendetta che alberga nell’animo di Lou, certamente rispetto alla figura del padre, ma soprattutto nei confronti del cognato (Dave Franco), un uomo altrettanto rivoltante, che picchierà la sorella fino a deformarle il volto e ridurla in fin di vita all’ospedale.

Sarà proprio questo il turning point di Love Lies Bleeding, il momento in cui Lou e Jackie si uniranno per sempre in un patto di sangue e morte, rischiando di sprofondare in quell’abisso infernale con cui il film si apre, e che torna più volte come fosse una visione oscura e nefasta. Perché l’amore può portarci a fare cose indicibili. Perché la sofferenza di una è la sofferenza dell’altra.

Un film di premesse tradite

Un'immagine di Love Lies Bleeding di Rose Glass

Love Lies Bleeding è un viaggio allucinato all’interno di una società violenta e maschilista. È un film eccessivo, pulp, grottesco. Un film che vorrebbe probabilmente avere l’ambizione di ridefinire un genere, ma che, al contrario, si adagia troppo spesso nei propri eccessi. Rose Glass racconta una storia di empowerment femminile, amore queer e mutazioni, e in questo senso il lavoro della regista sui corpi è straordinario. 

Le inquadrature strette sui muscoli di Katy O’Brian ricordano quelle di Julia Ducournau in Titane. Il volto di Ed Harris riporta alla mente quello sfigurato del Vecna di Jamie Campbell Bower in Stranger Things. E infatti, la dimensione in cui Rose Glass sembra essere maggiormente a proprio agio, capace di infondere pienamente Love Lies Bleeding della propria visione cinematografica, è quella del body horror.

La frustrazione di cui abbiamo accennato precedentemente, allora, nasce proprio dall’inconcepibile incapacità di valorizzare tutti quegli elementi che veramente funzionano perfettamente all’interno della pellicola. Dalla scelta di relegare il body horror a brevi e sporadici frangenti – eppure il momento migliore del film coincide con la prima mutazione di Jackie -, passando per quella di non approfondire la questione del culturismo, fino a un finale che purtroppo sfocia nel ridicolo, tutto sembra contribuire a un incomprensibile autosabotaggio che impoverisce fortemente il film. Questo è Love Lies Bleeding, un film che tradisce le proprie premesse, e di conseguenza tradisce se stesso. 


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Sono Filippo, ho 22 anni e la mia passione per il cinema inizia in tenera età, quando divorando le videocassette de Il Re Leone, Jurassic Park e Spider-Man 2, ho compreso quanto quelle immagini che scorrevano sullo schermo, sapessero scaldarmi il cuore, donandomi, in termini di emozioni, qualcosa che pensavo fosse irraggiungibile. Si dice che le prime volte siano indimenticabili. La mia al Festival di Venezia lo è stata sicuramente, perché è da quel momento che, finalmente, mi sento vivo.

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