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Sogno a Sud: Salvador Dalì a Matera, l’opera di Carlos Solito

6 minuti di lettura

Il movimento surrealista nasce in Francia nel 1938. L’esposizione, che si tenne nella capitale Parigi, conobbe la presenza di ben 70 artisti provenienti da 14 Paesi diversi. Inoltre, il trasferimento negli Stati Uniti di André Breton e di altri esponenti (Duchamp, Ernst, Masson, Tanguy) negli anni delle guerra ne diffonderà i principi in America, i quali si riveleranno determinanti per lo sviluppo della stessa arte americana.

In genere, siamo abituati ad associare il surrealismo – sia da un punto di vista etimologico, sia da un punto di vista artistico – a determinati rimandi. Questi ultimi, infatti, vengono associati non solo a celebri opere, molte delle quali confluenti in quella sovrastruttura onirica, inconscia, tipica del relativo manifesto; ma, inevitabilmente, accostiamo la nostra conoscenza ai rispettivi autori, divenuti famosi per aver eroso l’idea stessa di arte.

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Tra i più conosciuti, si sa, vi è l’unico e inimitabile Salvador Dalì, la cui pittura si è sempre orientata alla scoperta delle pulsioni nascoste, del rapporto tra le oscure e opposte forze di Amore e Morte. E questo lo sa bene Carlos Solito, scrittore pugliese che ha deciso di pubblicare un romanzo dal titolo Sogno a Sud: Salvador Dalì a Matera.

L’opera, pubblicata per la casa editrice Mondadori, è divenuta un cortometraggio. Questo grazie all’eccentricità dello stesso autore, il quale, oltre a essere romanziere, è anche regista e soprattutto fotografo. Lo stesso libro, infatti, presenta fotografie scattate da lui, nelle quali è possibile ammirare il bel paesaggio del capoluogo lucano, inframmezzato dalle opere di Dalì.

Letteratura e cinema: la sintesi nell’arte

Sogno a sud cortometraggio

Sogno a Sud: Salvador Dalì a Matera racconta, in pochissimi minuti, il viaggio che un giovane Salvador Dalì (interpretato dall’attore Antonio D’Emilio) compie per la città di Matera. Bastone da passeggio, baffi appuntiti che l’hanno sempre contraddistinto, pennello in mano, Salvador Dalì, in uno stato ipnagogico, sull’orlo dell’onirico, comincia a esplorare la famosa Città dei Sassi.

Al suo interno, infatti, scopre la presenza delle sue principali e celebri opere. Una città trasformata in una vera e propria tela, abitata dalle sue sculture e dai personaggi dei rispettivi quadri, i quali prendono vita interagendo con il personale genio creativo.

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Da capolavori come La persistenza della memoria, alla statua del Cavaliere surrealista. La presenza meravigliosa dell’Angelo del trionfo, in una mistura perfetta di colori e luce, seguita da La Lumaca e l’Angelo. Fino ad arrivare alla Venere Spaziale e al San Giorgio e il Drago. Sono alcune delle numerose opere citate all’interno del cortometraggio, il quale termina con l’emozionante inchino che Dalì dedica alla città di Matera. Quasi a renderle omaggio, suggellando la sua presenza mediante una bandiera tutta bianca e con soli due baffi neri.

La notte cala. Una città dorme, consapevole, forse, di essere stata conquistata dall’arte di Salvador Dalì. Il genio che più di tutti ha saputo aprire il tempo, scardinando le stesse regole dell’arte.

Sogno a Sud: Salvador Dalì a Matera, una narrazione visionaria

Sogno a sud cortometraggio

Sebbene sia un semplice cortometraggio, Sogno a Sud è tanto altro. E il merito, senza alcun dubbio, è proprio del regista, Carlos Solito, il quale riesce in pochi minuti a catturare l’essenza della sua opera. L’autore, infatti, ha il merito di aver adattato l’icona di Dalì all’interno di un contesto del tutto anacronistico, mediante l’ausilio di un perfetta mistura tra colori, luci e suoni.

Non è semplice rendere rendere omaggio all’autore di Figueres. Eppure Sogno a Sud riesce nel suo intento. Il corto è visionario, poetico, per nulla scontato. In una parola: originale. Cattura ed esprime al massimo delle proprie potenzialità il cuore pulsante dell’arte di Dalì. Per questo si destreggia attraverso una narrazione onirica, limitando, tuttavia, a non esagerare la dimensione surrealistica, ricordandoci come questa sia esclusiva del pittore. E noi non possiamo fare altro che inchinarci.

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Le immagini che scorrono, indagano i meandri psicologici di un’artista che ha fatto della psicologia il suo campo di indagine. Il perfetto equilibrio stilistico che si instaura per tutta la durata del cortometraggio, è in armonia con l’intento poetico che Carlos Solito vuole comunicare: tra arte e letteratura vi è uno stretto rapporto che diviene la sintesi di una vocazione interna, la quale parte dall’anima e raggiunge le corde insite dell’essere umano.


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Classe ’93, vivo a Taranto, città che un tempo era l’angolo di mondo che più allietava il poeta latino Orazio. Laureato in lettere, trovo nella letteratura un grande appagamento dagli affanni quotidiani. La mia vita è libri, scrittura, film e serie TV. Sogno di fare della cultura il mio pane quotidiano.

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