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«Wasp Network»: il nuovo Olivier Assayas è su netflix (e va visto)

8 minuti di lettura

Wasp Network è un film scritto e diretto da Olivier Assayas ed è visibile all’interno del catalogo Netflix. Il regista, famoso per titoli come Demonlover, Clean, Personal Shopper e per la serie TV Carlos, si avvicina a un genere alquanto innovativo per lui, dal momento che la storia che decide di raccontare prende spunto dal libro Os ultimos soldados da Guerra Fria del giornalista Fernando Morais.

La pellicola è stata presentata alla 76esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Presenta un cast d’eccezione, con attori del calibro di Penelope Cruz, Edgar Ramirez, Ana de Armas, Gabriel Garcia Bernal e Wagner Moura.

Il regista cerca di indagare una vicenda collocata in un momento delicato per l’equilibrio mondiale. Infatti Wasp Network ha avuto un discreto successo, giacché ha il merito di narrare una storia che si muove nelle maglie dello spionaggio. Il film, infatti, è incentrato sulla vicenda che vide coinvolta la Red Avispa. Essa fu una rete di spionaggio con base a Miami che doveva smantellare le cellule anti-terroristiche del regime di Fidel Castro.

«Wasp Network»: ultima appendice della Guerra Fredda

Wasp Network

Le vicende che prendono vita in Wasp Network partono dagli anni Novanta. La Guerra Fredda, che aveva visto il mondo contrapposto nei celebri blocchi Ovest-Est, ha subito gli ultimi colpi di coda a seguito della caduta del Muro di Berlino e dello smantellamento dell’Unione Sovietica.

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Tuttavia il regime cubano di Fidel Castro, in piedi dal 1959, sembra essere l’ultimo baluardo di un’ideologia oramai priva di patria. Da sempre spina nel fianco degli Stati Uniti, questi ultimi hanno cercato di applicare azioni sovversive con lo scopo di destabilizzare il regime. Ma, come la storia insegna, gli esiti furono del tutto vani.

Wasp Network

Wasp Network prende le sue mosse in questo contesto storico. A Cuba vengono reclutati come spie uomini e donne comuni, e trasferiti in America sotto l’infamia del tradimento. Uno di questi è René Gonzalez (Edgar Ramirez) un pilota che lascia la moglie, Olga Gonzalez (Penelope Cruz), e figlia all’Havana, ignare della sua reale missione.

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O ancora: Juan Pablo Roque (Wagner Moura), un ex ufficiale del regime cubano, giunto in America per rifarsi una vita. Egli, infatti, si sposa con Ana Margarita Martinez (Ana de Armas), la quale, però, comprende che alle spalle del marito vi è un qualcosa di nascosto. La donna pensa subito agli affari di droga proveniente dalla Colombia, poiché l’uomo ostenta tutta la sua ricchezza accumulata in poco tempo. Senza sapere che in realtà dietro vi è tanto altro.

Wasp Network

Questa rete composta da spie sembra fare capo a Gerardo Hernandez (Gabriel Garcia Bernal). L’apparente studente giunto a Miami per studiare, ha lo scopo di smantellare ogni cellula anti-castrista, al fine di evitare un ipotetico rovesciamento del potere, in vista dei nuovi esiti internazionali.

Chi è il vero nemico?

Wasp Network

Wasp Network segue la logica di ogni film incentrato sul genere dello spionaggio. La narrazione procede a rilento, presentandoci i rispettivi protagonisti e lo scenario entro cui vivono ed entro cui si troveranno a svolgere il rispettivo incarico.

Essendo persone comuni, non propensi al ruolo di spia, ognuno nasconde un lato umano che prende il merito di mostrare e mettere in risalto. Come, ad esempio, la sofferenza di Gonzalez nel non poter vedere e spiegare alla moglie il suo reale compito.

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Ma vi è di più. Wasp Network non è solo una pellicola con dentro un mondo formato da spie e controspie; da cimici appesi dietro ai quadri e microfoni incollati al corpo. O, magari, di incontri nei luoghi più nascosti e sperduti di una metropoli.

Wasp Network

Assayas focalizza la sua attenzione al contesto che ruota attorno alle vicende principali, in modo che lo spettatore non perda la cognizione storica. Wasp Network cerca di esporre la delicata precarietà tra due Stati, in perenne conflitto freddo.

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Da un lato l’America che, approfittando della caduta della Madre Patria Sovietica, vuole rovesciare anche l’ultimo baluardo comunista rimasto nel mondo. Quindi sovvenziona gruppi terroristici che hanno lo scopo di minare l’economia del Paese, già dilaniato dall’embargo, colpendolo al cuore: il turismo. Famosi sono, infatti, gli innumerevoli atti sovversivi agli hotel più prestigiosi, colmi di turisti.

Wasp Network

Dall’altro lato vi è lo stesso Fidel Castro che cerca di saldare il proprio potere. I capi del regime decidono, pertanto, di smantellare ogni cellula anti-castrista, col solo scopo di mostrare al mondo intero che una piccola isola può ancora reggere le redini di un conflitto ideologico. E ci riesce, se pensiamo che Castro sia morto solo qualche anno fa.

Tra l’altro è emblematica la frase che egli stesso, durante un’intervista realmente accaduta, la quale lo stesso regista riporta, dice:

È paradossale che il Paese con più spioni al mondo accusi il Paese più spiato di tutti.

Un film degno di nota

La peculiarità di Wasp Network è che tutte queste vicende narrate si svolgono alla luce del sole. Gli intrighi e i doppi giochi non avvengono di notte, come si potrebbe supporre. Assayas marca proprio questo aspetto, mettendo in evidenzia che lo spionaggio avviene quando meno te l’aspetti.

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Nel film non vi sono sparatorie, imboscate, torture. È la suspance a tenere le rendini della pellicola. Lo spettatore, per tutta la durata del film, è costantemente costretto a capire chi siano le reali spie e quali siano le relative intenzioni. Per poi, infine, mostrarci il suo vero intento accusando l’ipocrisia degli Stati Uniti.

Wasp Network non presenta enormi problemi. Recitazione, montaggio e fotografia sono punti di forza che il regista sfrutta al meglio. Forse l’unico punto debole è la delicatezza con cui Assayas tratta l’argomento, dando per scontato che lo spettatore conosca i fatti in questione.

A ogni modo, con Wasp Network si vuole raccontare una storia confusa, entro cui chiunque voleva combattere per la propria causa, su ciò che ritenevano giusto. Ma si sa, se guardassimo indietro nel tempo, a quel Novecento che lo storico Eric Hobsbawn definì come Secolo Breve, quanti crimini e quante ingiustizie sono stati commessi per una causa ritenuta giusta.


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Classe ’93, vivo a Taranto, città che un tempo era l’angolo di mondo che più allietava il poeta latino Orazio. Laureato in lettere, trovo nella letteratura un grande appagamento dagli affanni quotidiani. La mia vita è libri, scrittura, film e serie TV. Sogno di fare della cultura il mio pane quotidiano.

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