È in sala da mercoledì 15 giugno lo spin di Toy Story dedicato alla vera story di Buzz: Lightyear. Non è la prima volta però che la Pixar ci racconta i retroscena dei giocattoli più famosi del grande schermo. In pochi ricordano che Buzz fu protagonista di un film e di una serie di addirittura 62 episodi. Buzz Lightyear da Commando Stellare non è presente su Disney+ e non viene nemmeno citata nel documentario che lo Studios ha dedicato al personaggio in occasione del nuovo film. Una vera damnatio memoriae utile a rilanciare il personaggio e a cui vogliamo porre un freno rivangando la memoria di uno spin off che ora si finge non essere mai esistito.
Buzz Lightyear da Comando Stellare: la trama
Apriamo quindi il vaso di Pandora. Lightyear (2022) di Angus Maclane non è il primo spin-off dedicato al co-protagonista della saga principale. Forse, dopo l’annuncio del film che uscirà questo mercoledì 15 giugno nelle sale, qualcuno si sarà ricordato di una certa serie tv, animata in tecnica classica, e distribuita su Disney Channel dal 2000 al 2001. Buzz Lightyear da Comando Stellare, è così un (semi)ritorno alle origini: si prende la briga di spiegarci come minimo la galassia in cui Buzz opera come Space Ranger, ma in parte non sembra accontentare il pubblico del tutto (d’altronde il vuoto dovrebbe riempirlo il suddetto Lightyear).
Anticipando addirittura Dave Filoni con The Mandalorian, la Disney con Buzz Lightyear da Comando Stellare, in un periodo che si può certamente definire florido di contenuti, rilancia al grande pubblico il personaggio di Buzz Lightyear trasformandolo in un vero e proprio cacciatore di taglie spaziale dal passato abbastanza burrascoso (serve in tal caso guardare l’episodio pilota della serie tv, Buzz Lightyear da Comando Stellare: si parte!, per capirlo a fondo).
Insieme al suo gruppo di Space Rangers, i Lightyear appunto, Buzz protegge l’Alleanza Galattica dai più disparati problemi intergalattici: niente può fermarlo! Imperatore Zurg a parte.
Qualcosa cambia in Buzz Lightyear da Comando Stellare
In Buzz Lightyear da Comando Stellare il richiamo a Star Wars è palese, quasi una provocazione. La fonte d’ispirazione furono poi i fumetti DC, ma la serie fu pensata come una parodia di Star Trek.
D’altra parte, è anche evidente l’intento di sfruttare al meglio quella parte “giocattolosa” di Buzz che si nasconde dietro una storia struggente come Toy Story. Dove, al contrario della Serie TV, i giocattoli sono estraniati dai loro contesti e sono proiettati con violenza all’interno del nostro mondo. A tal proposito azzeccata la scelta della sigla della serie di Buzz Lightyear da Comando Stellare, in una sequenza ambientata nella camera di Andy, i giocattoli si siedono davanti alla tv per guardare proprio lo show di Buzz.
Buzz Lightyear da Comando Stellare infatti rispetta tutte le aspettative del caso. Buzz è un puro Space Ranger dal tonico accento americano: nella versione televisiva Tim Allen, la storica voce di Buzz, è rimpiazzato dal vocione di Patrick Warburton. La scelta non è casuale, bensì è consapevole di trasformare Lightyear in un eroe tipico dell’immaginario collettivo, e Warburton dona un’aura di imponenza indiscutibile (d’altronde è anche la calda e tranquillante voce narrativa di Una serie di sfortunati eventi).
Le missioni mostrate nelle puntate da appena venti minuti ciascuno ricalcano oltremodo la strana tipicità di Buzz Lightyear da Comando Stellare, dove l’avventura avviene a bordo di un’astronave e non su un camion dei traslochi o in un asilo nido.
Cosa ci rimane di Buzz Lightyear da Comando Stellare?
Viene ricostituito così lo sfondo contestuale di Buzz Lightyear e il ritratto che ne viene fuori è quello di uno Space Ranger all’ennesima potenza, cosa che avviene solo in minima parte nel nuovo Lightyear.
Se l’intento era quello di restituire un ulteriore senso di finzione plastica dietro al personaggio, la Pixar ci è riuscita in pieno. Infatti, tralasciando il range d’età infantile a cui è dedicato Buzz Lightyear da Comando Stellare, ai più, cresciuti con la saga di Toy Story, sembra quasi che l’astronauta reciti una parte ben congeniata. Il cambiamento nel doppiaggio, nell’animazione, nelle storie e nel messaggio perpetrato si muovono nell’unica direzione obiettiva che lega la serie tv a una finzione vera e propria, e questo vale anche per Buzz.
Più i minuti e le puntate di Buzz Lightyear da Comando Stellare passano, più il suo mondo pare un falso set fatto di carta. Indirettamente, il gioco paradossale che si crea con la serie è un pingpong eterno con il personaggio della saga originale.
Toy Story è per sempre, è una presenza onnisciente che ci ricorda la realtà dei giocattoli che abbiamo sempre amato e che sempre ameremo: un mondo tragicomico che ci mostra le debolezze di personaggi precostruiti, obbligati a seguire un copione, in una realtà però in continuo divenire e non fissa.
Questo non rende ovviamente Buzz Lightyear da Comando Stellare una brutta serie tv, rimane infatti un ottimo intrattenimento da Disney Channel, che i bambini del nuovo millennio hanno saputo amare e accogliere, con la giusta e pensata sospensione dell’incredulità.
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