Dopo lo straordinario successo di Niente di nuovo sul fronte occidentale, che nella 95esima edizione degli Academy Awards ha ottenuto l’Oscar come Miglior Film Internazionale e quelli per la Miglior Fotografia, la Miglior Colonna Sonora e la Miglior Scenografia, Edward Berger torna nelle sale italiane con Conclave. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, adattamento dell’omonimo romanzo di Robert Harris, l’ultimo lungometraggio del regista tedesco racconta la Chiesa Cattolica dal suo interno, spogliandola di qualsivoglia aspetto spirituale e concentrandosi invece sui delicati equilibri di potere e sulle dinamiche politiche che coinvolgono tutto il Vaticano.
Protagonista di Conclave è un eccezionale Ralph Fiennes, affiancato da un altrettanto straordinario Stanley Tucci e, su tutti, da John Lithgow, Sergio Castellitto e Isabella Rossellini. Quello di Edward Berger è un film magistrale, di un’intensità disarmante, accentuata dalle interpretazioni degli attori, intime e sussurrate, misteriose e contraddittorie, come le figure che si muovono sibilline nella soffocante oscurità che il regista mette in scena. Un thriller politico ambientato tra le mura del Vaticano, che svela le ambiguità della Chiesa Cattolica, in una riflessione sull’attualità e sull’eterna dicotomia tra progressismo e conservatorismo.
Conclave, una corsa al trono
Dopo la morte di papa Gregorio XVII, il cardinale e decano Thomas Lawrence (Ralph Fiennes) deve riunire e presiedere il conclave per eleggere il nuovo papa. I quattro candidati principali sono Aldo Bellini (Stanley Tucci), forse l’uomo più vicino al defunto papa e in linea con quella corrente progressista di cui fa parte anche Lawrence, e Joseph Tremblay (John Lithgow), Joshua Adeyemi e Goffredo Tedesco (Sergio Castellitto), tre conservatori che vanificherebbero i passi avanti fatti dalla Chiesa Cattolica sotto il pontificato di Gregorio XVII.
Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto.
Conclave sembra partire da questo giuramento che i cardinali sono chiamati a fare nel momento in cui esprimono il proprio voto, per raccontare in realtà quanto la fede e l’ispirazione divina siano marginali, non soltanto nell’elezione del Santo Padre, ma più in generale nelle dinamiche interne della Chiesa Cattolica. Quello di Edward Berger è un film di intrighi politici e segreti rivelati, in cui le tentazioni e i dubbi si impadroniscono del corpo e della mente degli uomini di Chiesa, in cui, nonostante “nessun uomo sano di mente ambisce al papato”, la sete di potere è così travolgente che “tutti hanno in mente il proprio nome da pontefice”.
Un film magistrale che ha ragione (di esistere)
Se Conclave è un film magistrale, il merito è anche, e soprattutto, di una messa in scena straordinaria, che contribuisce a creare quell’atmosfera di tensione che si protrae per tutta la durata della pellicola. Edward Berger si serve di una scenografia capace di trasformare gli ampi spazi del Vaticano in una prigione asfissiante sospesa tra passato e futuro, proprio come la Chiesa. Gli affreschi della Cappella Sistina fanno da contraltare agli alloggi asettici e ai claustrofobici corridoi in cui i cardinali si muovono come ombre assetate di potere e, quando le porte si chiudono, lo spettatore viene assalito da quella sensazione di soffocante oscurità che si respira nell’aria.
È proprio il contrasto tra luce e oscurità nelle immagini che Berger ritrae sullo schermo uno degli aspetti più interessanti di Conclave. Stéphane Fontaine, direttore della fotografia, rappresenta non soltanto le luci e le ombre della Chiesa Cattolica, ma anche quella dicotomia tra oscurantismo e progressismo all’interno della quale quest’ultima sembrerebbe trovarsi. C’è un momento, concettualmente e visivamente straordinario, in cui la luce irrompe all’interno della Cappella Sistina. Quella stessa luce che da sempre rappresenta una manifestazione divina e che, per come il regista la inquadra, sembra assumere proprio le sembianze dell’ispirazione che porterà i cardinali a compiere una scelta attraverso cui riconciliarsi con i valori cristiani.
Conclave riflette sull’attualità servendosi di un microcosmo, quello della Chiesa Cattolica, che rappresenta forse la più grande influenza sulla società, auspicando, proprio per questo, una rivoluzione che conduca verso un necessario progressismo. E, in questo senso, se il finale audace e provocatorio dovesse risultare semplicemente surreale e irriverente, allora Conclave avrà ragione (di esistere).
Se c’è certezza non c’è mistero e se non c’è mistero non c’è fede. La certezza è nemica della fede.
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