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F1: il cinema è ancora spettacolo

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Il 27 giugno è arrivato in sala F1, il primo film ufficiale sul campionato automobilistico più famoso al mondo, prodotto da Apple e dalla Formula Uno in persona. Protagonista Brad Pitt nel ruolo dell’ex pilota Sonny Hayes: il rischio gigantesco spot pubblicitario era dietro l’angolo, ma, sorprendentemente, la mano sapiente del regista Joseph Kosinski (Top Gun: Maverick) ci trascina invece in un travolgente spettacolo che ci ricorda, una volta di più, perché amiamo andare al cinema.

Non si va a vedere F1 per la trama

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Sonny Hayes, ex promessa della Formula Uno degli anni Novanta, la cui carriera fu precocemente interrotta da un gravissimo incidente su pista, vive alla giornata mantenendosi con ogni corsa che riesce a trovare. Un giorno viene contattato dal suo vecchio amico e compagno di corse Ruben (Javier Bardem), ora capo della scuderia in difficoltà Apex GP: l’offerta è diventare il secondo pilota per le nove gare rimanenti della stagione, in modo da fare da chioccia al giovane talento Joshua Pierce (Damson Idris) e riuscire a vincere una corsa, salvando così la Apex dal fallimento economico. 

Chiariamo subito il dubbio: F1 è, indubbiamente, un enorme commercial di un brand che punta a far colpo su un mercato, quello statunitense, in cui non ha mai ancora fatto davvero breccia. La storia è un archetipo classico del genere sportivo – la vecchia gloria e la giovane promessa – e dal primo minuto si sa come si svilupperà e come finirà. Il punto però non è di certo l’intreccio, ma il come: F1 non è, infatti, una vuota successione di product placement, ma un film maledettamente divertente (nel senso di più puro intrattenimento) e coinvolgente

Non poteva essere altrimenti quando c’è di mezzo l’All Star Game del blockbuster: un divo totale come Pitt; il regista Kosinski, che ha ampiamente dimostrato di saper fare sue le scene più adrenaliniche (oltre a Maverick ricordiamo anche Tron: Legacy); le musiche ruggenti di Hans Zimmer e alla produzione quel volpone di Jerry Bruckheimer (l’uomo dietro Pirati dei Caraibi, per dirne una).

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F1, quando la forma basta

F1 è stato girato durante vere corse del Campionato del Mondo del 2023, montando telecamere all’avanguardia sulle auto e negli abitacoli, tecnica che, combinata con riprese nei set, ha permesso un realismo mai visto ed un’esperienza totalmente immersiva sull’asfalto. La presenza delle reali scuderie, di veri piloti come Verstappen, Leclerc, Sainz, Hamilton (che figura anche tra i produttori), di figure come Frédéric Vasseur e Stefano Domenicali, in Gran Premi realmente avvenuti, rendono F1 una miniera per gli appassionati di questo sport.

Per quanto lineare, poi, la storia pone l’accento non solo sulla parte adrenalinica, ma anche sul lato più strategico della Formula Uno: i piani gara, i pit stop, il cambio gomme. Certo, questo al prezzo di alcune dinamiche di gara piuttosto romanzate che potrebbero far storcere il naso ai più puristi, ma senza le quali non avremmo un film bensì un documentario.

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I profani o gli spettatori casuali (come chi vi scrive) potranno, allo stesso modo, godere di uno show visivamente incredibile e ipercinetico dall’inizio alla fine delle due ore e mezza di durata, che sfrecciano a trecento all’ora. Va da sé che F1 sia un film concepito per sfruttare al meglio le potenzialità della sala cinematografica, sullo schermo più grande e con l’impianto audio migliore possibile, e che quindi verrebbe inevitabilmente depotenziato da una visione domestica.

I personaggi non faranno gridare al miracolo, ma tutto il cast è in parte, soprattutto la capo ingegnere Kate McKenna di Kerry Condon (Gli spiriti dell’isola), mentre Brad Pitt a sessant’anni suonati trasuda ancora aura ed è uno degli ultimi, veri divi in senso classico, a ricordarci perché un certo tipo di cinema sia ancora possibile.

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F1 ci ricorda perché andiamo ancora al cinema

Il dibattito forma vs sostanza è da sempre acceso e attuale nel mondo del cinema. F1 è indubbiamente il trionfo della prima sulla seconda, con tutto ciò che ne consegue: non c’è probabilmente una risposta su quale sia meglio privilegiare, ciò che è giusto è che, sicuramente, una volta preso un lato questo vada messo in scena al meglio delle proprie possibilità. F1 lo fa, senza promettere nulla di più.

Non sarà forse una pietra miliare dei film sulle corse (Rush, ad esempio, resta superiore nel complessivo), e chi cerca qualcosa in più potrebbe restare deluso. F1, però, rientra nel novero di quelle pellicole, come Avatar, come Mad Max: Fury Road, che ci mostrano perché, nell’epoca dello streaming, il cinema come luogo sia ancora vivo e vegeto: perché ameremo sempre essere stupiti e frastornati da uno spettacolo non replicabile da nessun’altra parte.

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Classe 2000, marchigiano ma studio Comunicazione all'Università di Padova. Mi piacciono la pallacanestro, i cani e tanto tanto cinema. Oh, e casomai non ci rivedessimo, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!

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