È il 2001: tutto ha inizio in questo anno. Si tratta di una saga, non di un’Odissea, e il protagonista è un ragazzino che vuole studiare magia. La premessa sembrerebbe far pensare a un film semplice, per ragazzi, divertente e avventuroso; certamente tutto questo è presente nella saga di Harry Potter, ma c’è tanto, tanto di più.
Attraverso otto film i personaggi si sviluppano, le storie si intrecciano, i temi trattati diventano sempre più complessi e stratificati. Anche i toni delle singole opere diventano, insieme ai personaggi, via via più maturi e adulti. Tutta questa complessità si ritrova anche nel commento musicale creato da quattro compositori diversi per gli otto film della saga. Scopriamoli.
Chi ha scritto le musiche di Harry Potter?
Inizialmente, per le musiche, era stato approcciato il compianto James Horner (conosciuto ai più per aver realizzato la musica di Titanic, ma non solo), il quale decise di rifiutare l’offerta. In seguito si decise di partire con il botto e contattare una vera e propria leggenda vivente: John Williams (Star Wars, Indiana Jones, Jurassic Park).
Suo il merito di aver impostato le basi per tutta la produzione musicale della saga, e di aver realizzato le musiche per i primi tre capitoli (Harry Potter e la pietra filosofale, Harry Potter e la camera dei segreti, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban).
Il quarto film (Harry Potter e il calice di fuoco) viene affidato a Patrick Doyle, nome meno conosciuto dalle masse, ma con un curriculum di tutto rispetto alle sue spalle (Carlito’s way, Donnie Brasco, Il diario di Bridget Jones).
Il quinto e il sesto capitolo (Harry Potter e l’Ordine della fenice, Harry Potter e il principe mezzosangue) vedono la firma di Nicholas Hopper, scelta curiosa, data la minore esperienza dei colleghi precedentemente coinvolti, inoltre prima di allora non aveva mai lavorato ad un blockbuster.
Scelta probabilmente dettata dall’arrivo alla regia di David Yates con il quale aveva già collaborato in passato.
Anche l’orchestra cambia, dalla London Symphony Orchestra si passa con questi due capitoli alla Chamber Orchestra of London.
Infine, per gli ultimi due film (Harry Potter e i doni della morte – parte 1 e 2), verrà contattato nuovamente un nome altisonante: Alexandre Desplat, e si tornerà a registrare con la London Symphony Orchestra.
Si tratta di un grande compositore, che all’epoca aveva già firmato le musiche per film di Roman Polanski, Wes Anderson, David Fincher e tanti altri, insomma non propriamente l’ultimo arrivato.
Nonostante la saga veda coinvolti diversi compositori e due orchestre diverse, l’omogeneità e la qualità delle musiche non viene mai meno e siamo di fronte a una saga estremamente valida anche dal punto di vista musicale.
John Williams – Hedwig’s theme, le note di un mito
John Williams si era già confermato un esperto conoscitore della tecnica del leit motiv, esplorata con grandi risultati nella saga di Star Wars.
Si tratta di una tecnica derivata dall’opera classica attraverso la quale si associa un motivo musicale (ne abbiamo già parlato qui) a un personaggio, oppure a un luogo, un evento. Durante la narrazione quel tema commenterà poi tutte le future apparizioni di quel dato elemento.
Nel caso della saga di Harry Potter ciò non avviene in maniera rigorosa, eppure sono presenti alcuni temi che compaiono nei diversi capitoli, ripresi anche dagli altri compositori.
Il tema più importante prende il nome dal gufo delle nevi di Harry: Edvige. Quando si pensa alla musica di Harry Potter, si pensa a Hedwig’s theme: questa è la melodia che tutti conosciamo e che ha creato quel mondo musicale così legato alla magia e al mondo oscuro di tutta la saga. Non viene necessariamente suonata solo quando compare il gufo, il suo valore si è espanso e la melodia è diventata praticamente il main theme di tutta la saga.
La composizione viene ovviamente modificata e riproposta in diversi arrangiamenti, ma la melodia rimane la stessa e racchiude in sé le note di tutto quel mondo. Gli intervalli e l’armonia sono minori, almeno all’inizio, poi la melodia si sviluppa in maniera più sinistra, minacciosa e vengono inseriti molti cromatismi.
Si tratta di intervalli di semitono che donano un carattere esotico e affascinante al tema (descrivono un mondo altro, diverso).
Oltre alla melodia e all’armonia è importante notare il timbro principale: quasi in tutti gli arrangiamenti la voce principale è una percussione intonata (celesta, glockenspiel, xilofono). Un suono magico che ricorda un carillon e che molto spesso il nostro inconscio associa al genere fantasy (merito dell’ immenso Danny Elfman e dei suoi lavori per Tim Burton).
Quel suono, che sembra vibrare in un mondo onirico, lontano nello spazio e nel tempo, una volta associato agli esotici cromatismi della melodia, crea da solo tutto il setting per l’intera saga.
Come suona il gioco nei film di Harry Potter
Non mancano momenti più solari, ritmici e avventurosi, legati alla spensieratezza dei giovani ragazzi.
Il gioco e il divertimento saranno sempre meno presenti con il procedere degli episodi, ma almeno nel primo capitolo non si può ignorare il torneo di Quidditch e, di conseguenza, la composizione The Quidditch game.
Gli atleti entrano nell’arena e la musica, con un inizio marziale (ritmo sul rullante e staccati sui toni gravi), ci fa capire come per i ragazzi si tratti comunque di un momento solenne, in cui si sfidano e si mettono alla prova: il gioco è importante per un bambino o un ragazzo, così come dovrebbe esserlo per un adulto.
Il portone si alza (minuto 0:37 del link di Spotify), gli atleti vengono inondati di luce solare e si sentono le urla gioiose del pubblico; il tutto è accompagnato dai corni e dalle trombe, con toni più squillanti e brillanti rispetto alla premessa marziale.
Gli atleti entrano nell’arena e tutta l’orchestra si fa strada con loro: si ode un tema ripetuto, quasi un ostinato, che descrive il volteggiare degli atleti sulle scope magiche. Sembra quasi di sentire il maestro compositore ai tempi del film Hook – Capitan Uncino, in cui altri personaggi erano in grado di volare.
Ma non tutti i giochi sono divertenti e spensierati, infatti verso la fine del primo capitolo Harry e i suoi amici si trovano a dover disputare una partita a scacchi vivente. In questo caso un errore potrebbe essere fatale e il rischio è maggiore.
Nuovamente il tono è marziale (minuto 0:50 della seguente clip), si va in battaglia e dopo la prima mossa i ragazzi si rendono conto del pericolo a cui vanno incontro. Un accordo aumentato su flauto piccolo e percussione intonata (minuto 1:18), tipicamente fiabesco, ci fa trattenere il fiato fino a vedere una delle statue avversarie fare a pezzi uno dei pedoni di Harry e amici. Da qui la musica si fa più minacciosa, tornano i toni gravi, maggior spazio viene dedicato alle percussioni, si introducono dissonanze e stacchi con tremolo sugli archi, che danno un senso di attesa e tensione.
Si prende fiato con una musica solenne e dolce (minuto 2:34) quando Ron, a guida della partita fa capire che si vuole sacrificare per il bene comune. Si capisce chiaramente come questa partita e questo gioco, siano ben altra cosa rispetto al Quidditch.
Davanti al Basilisco anche gli archi tremano
Non mancano momenti oscuri e di tensione, dove la paura per creature magiche e mostruose la fa da padrona.
A tal proposito si pensi all’incontro con il Basilisco, il serpente gigante in Harry Potter e la camera dei segreti in cui la musica di Williams si fa frenetica e di tensione, avvalendosi di note lunghe e basse eseguite dagli ottoni sovrapposte a scale veloci degli archi nel registro più alto.
Si passa poi a una serie di decisi staccati sul registro grave, curiosa ed efficace la scelta di interrompere la musica nella sezione dal minuto 0:50 al minuto 1:34. Laddove ci si sarebbe aspettato l’utilizzo di archi sul registro alto con la tecnica del tremolo, si preferisce invece un inquietante silenzio che prepara la scena alla ricomparsa del Basilisco al minuto 1:34, accompagnato da scale veloci.
La musica si fa ora più ritmica e di azione, quasi eroica nel duello con la spada nella sezione dal minuto 2:14 al minuto 2:35: nella musica da film corni e trombe vengono da sempre associati a un elemento eroico, e lo stesso John Williams ha contribuito a definire questa grammatica fin dai tempi di Indiana Jones e Superman.
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, quando anche le note iniziarono a incupirsi
Harry Potter e il prigioniero di Azkaban è spesso considerato uno dei migliori capitoli dal pubblico adulto, e infatti in questo film i temi trattati e lo stile diventano più maturi e cupi.
Nelle mani del grande regista Alfonso Cuaròn anche l’aspetto visivo diventa più oscuro e predomina il nero, molte scene sono notturne o ambientate in luoghi chiusi con poca luce.
Si noti ad esempio il sottile accompagnamento musicale udibile non appena viene nominato il personaggio di Sirius Black al minuto 1:45l Si ricorda a tal proposito che il personaggio in questione viene considerato una figura pericolosa e minacciosa a questo punto della narrazione e si ricorda che la musica molto spesso può raccontare, suggerire (e anche ingannare) molto più delle parole.
Si odono timpani minacciosi e ottoni sospesi e indefiniti, misteriosi. Oscuro e nero significa non solo paura, ma anche mistero. Non sempre si utilizzano musiche invasive e scioccanti, e anche nei toni più soffusi e delicati questo capitolo rimane uno dei più cupi.
Patrick Doyle – Passaggio di testimone, si cambia musica
Con il quarto capitolo sale in cattedra il maestro Patrick Doyle, già collaboratore del regista Mike Newell.
Ad un ascolto attento si noterà subito che per la prima volta, manca la firma di John Williams: è il primo capitolo che non si apre con la melodia di Hedwig’s theme. Una composizione nuova, originale e fresca accompagna in maniera solenne i titoli di testa di Harry Potter e il calice di fuoco.
Sembra quasi che il compositore scozzese voglia mettere subito le cose in chiaro sulla sua competenza e ispirazione, mantenendo però il giusto rispetto per l’arte del suo predecessore. Ci riesce in maniera elegante: compone un nuovo incipit, ma cita in maniera sottile il tema di John Williams.
Tutti gli accordi di Colui-Che-Non-Si-Può-Nominare
In questo capitolo di Harry Potter è presente una sequenza molto importante, Voldemort prende forma e da qui in poi sarà presente come vero e proprio antagonista in carne e ossa.
Legni e archi striduli sul registro alto descrivono il dolore di Harry durante l’inizio dell’incantesimo che riporterà Voldemort ad Hogwarts (minuto 2:39), poi silenzio, attesa di qualche secondo prima che le fiamme divampino a formare il corpo del cattivo evocato.
Qui si odono scale veloci sul registro alto e dissonanze sugli ottoni che sottolineano il momento straziante e disturbante; poi si ha un crescendo di ottoni e piatti fino all’ attesa che comincia al minuto 3:02.
Droni bassi e toni gravi sottolineano la natura tetra e maligna di Voldemort e rimangono come sospesi, sembrano degli spettatori che trattengono il fiato.
Il cattivo prende coscienza di sé, del suo essere di nuovo fisico, e noi con lui: piano piano gli strumenti si sommano, dal caos primordiale la musica (e il corpo) prendono forma fino al solenne momento in cui viene impugnata la bacchetta: qui si può ascoltare una progressione di accordi ben definita.
Nicholas Hopper – Fenici e Principi
Come accennato all’inizio, il quinto e il sesto capitolo di Harry Potter rappresentano una parentesi interna alla saga per ciò che concerne musiche, compositore e orchestra: è ora il turno di Nicholas Hopper.
Si torna ad introdurre i titoli di testa con il tema del maestro John Williams: in maniera esplicita nel quinto capitolo (Harry Potter e l’Ordine della Fenice) e in maniera più velata nel sesto (Harry Potter e il principe mezzosangue).
In quest’ultimo si accenna soltanto alla prima parte della melodia, come un vago ricordo, gli intervalli non si concludono, non si ha una cadenza ed essa rimane come sospesa.
Questo incipit ci catapulta subito all’interno delle vicende narrate. Ormai la saga è nota e non si sente più il bisogno di creare un setting:
I bambini del primo capitolo sono ormai ragazzi.
Oltre agli eventi legati a Voldemort e alla magia bisogna fare i conti anche con la psicologia dei personaggi, con il loro essere persone, con il loro aspetto più umano: Harry Potter è anche una saga di formazione. In un adolescente le emozioni e i sentimenti possono essere intensi e sconvolgenti, anche se si tratta di ragazzi abituati a vivere in un mondo fantastico e anche se si è abituati a convivere con magie, mostri, intrighi, etc…
La semplicità della composizione di Hopper per questa scena (dal minuto 1:18 della seguente clip) descrive in maniera lucida e diretta un momento chiave peri personaggi, un momento dolce che ci fa dimenticare per un attimo gli avvenimenti catastrofici legati alla venuta di Voldemort.
Melodia e accordi cristallini, ben definiti, suonati con una chitarra acustica e un’arpa dal suono dolce e intimo, il tutto arricchito di tanto tanto dagli archi che aggiungono pathos. Sottile ed elegante la scelta di togliere gli strumenti principali (chitarra e arpa) durante il momento del bacio (dal minuto 2:02 al minuto 2:10), lasciando solo gli archi che creano una atmosfera leggera e sospesa.
Alexandre Desplat – Tradizione e innovazione
Gli ultimi due capitoli (Harry Potter e i doni della morte – parte 1 e 2) sono affidati ad Alexandre Desplat, il quale dichiara apertamente di voler riprendere i temi principali composti da John Williams, a partire dal più importante: Hedwig’s theme.
Egli ritiene infatti che questi non siano stati sviluppati e sfruttati a dovere in passato e che richiedano un maggior approfondimento. Questa operazione serve a mantenere una certa continuità nella serie e a donare anche un vago tono nostalgico: i protagonisti sono ormai adolescenti, ma noi li conosciamo fin da quando erano bambini.
Negli ultimi due film della saga si approfondisce il passato di Harry e i suoi genitori; nella scena citata, ad esempio, il protagonista torna nei luoghi della sua infanzia e fa visita alle loro tombe.
La musica è delicata, intima e soffusa, non descrive ciò che vediamo sullo schermo, ma ciò che prova Harry dentro di sè, non si tratta di musica didascalica, ma espressionista. I cori introdotti al minuto 1:00 donano un tono spirituale alla composizione, poi si ode un arco solista molto struggente: è la voce di Hermione, che in quel momento sta esplorando le lapidi del cimitero da sola.
Infine, a 1:52, le note della composizione non sono più quelle di uno strumento solista, ma si sommano verticalmente creando un’armonia, una progressione di accordi, fino ad acquisire senso: Harry si ricongiunge ai genitori e anche Hermione gli è vicina in questo momento importante. La bellissima musica è dolce e ricca di pathos, è semplice ma non banale.
Suonare Piton: “dopo tutto questo tempo? Sempre”
Nella seconda parte di Harry Potter e i Doni della morte si tirano le somme di tutta la saga e viene esplorato il passato di un personaggio molto ambiguo, affascinante e importante: Severus Piton. Egli ci viene presentato fin dal primo capitolo come un uomo oscuro, misterioso, che incute timore; ciò nonostante non conosciamo molto del suo passato fino ai capitoli finali. Piton forse non è cattivo, ma triste, non è egoista ma innamorato.
Prima appare minaccioso dietro un albero, accompagnato da strumenti gravi, tetri, ma poco dopo porge un fiore a Lily e uno strumento a fiato sul registro alto esegue una dolce melodia. Poi si odono dei cromatismi esotici nella melodia che donano un tono ambiguo al personaggio, sensuale ma inquietante.
Le immagini di Piton e Lily stesi vicini a bordo del laghetto sono descritte da una armonia più ricca, meno ambigua che ne sottolinea l’unione, l’amicizia e l’affetto reciproco.
Qualcosa cambia quando Piton comincia a covare astio nei confronti di James, il padre di Harry, del quale è geloso. Qualcosa cambia in lui, vengono introdotti archi striduli suonati con la tecnica del tremolo, si crea tensione.
Dal minuto 2:50 al minuto 3:30 avviene un grande crescendo, un climax di emozioni che descrive l’amore incondizionato di Piton per Lily e la sua volontà di sacrificarsi incondizionatamente.
Emozioni e musica sono struggenti, intensi e malinconici (si noti a tal proposito l’accordo al minuto 3:26).
Piton deve prendere una decisione e affronta una lotta interiore, un confronto tra l’amore per Lily e l’odio per Harry (che gli ricorda James, di cui era geloso). È qui che la musica si fa più ambigua, complessa, indefinita: si sente una lunga nota sul registro alto degli archi e, sovrapposto, una specie di ostinato che le gira intorno, come cercando una risposta, un appiglio armonico.
Severus Piton porta sulle spalle un grosso fardello, deve mettere da parte i suoi sentimenti e conosce segreti che lo porteranno a azioni difficili (l’assassino di Albus Silente).
L’attesa della resa dei conti e lo scorrere del tempo vengono scanditi da bassi archi pizzicati (dal minuto 0:03 al minuto 0:19 della seguente clip). La progressione di accordi è triste e malinconica (dal minuto 0:30 al minuto 0:52).
Albus Silente fa una rivelazione: spiega la connessione tra Harry e Voldemort, e noi, come Piton, ascoltiamo pendendo dalle sue labbra, mettendo insieme i pezzi del puzzle e capendo sempre più, secondo dopo secondo, parola dopo parola, nota dopo nota. Le note infatti si sommano, si arricchiscono armonicamente e salgono sempre più di intonazione fino all’accordo finale, alla cadenza al minuto 1:46. Si noti a tal proposito l’attesa di qualche secondo per lasciare spazio al sound design che descrive le veloci immagini di Harry e Voldemort sovrapposti.
Poi la musica si fa più rassegnata, si crea un accordo fermo, senza tensione, non ci spinge da nessuna parte: Harry deve morire è questa è una sentenza. Finiti i dialoghi, un arco solista si sostituisce alla voce interna di Piton, straziato dalla visione di Lily morta.
È a questo punto che la musica si fa magistrale, intensa, emozionante, come se le musiche di tutta la saga si fossero dedicate a preparare questo momento. Piton mostra come Lily sia diventata parte di lui, l’ha sempre portata nel cuore, fino a condividere lo stesso Patronus (il cervo), cosa che stupisce anche Silente.
Impossibile rimanere impassibili ascoltando la meravigliosa musica di Desplat, toccante e straziante che sale e sale sempre più fino a commuovere al minuto 3:11. Da qui l’arrangiamento diventa meno ricco, e la musica svanisce gradualmente.
Si tratta di un epilogo meraviglioso che rende giustizia al lavoro di tutti i compositori coinvolti, i quali, capitolo dopo capitolo, hanno avuto il merito di costruire un mondo musicale magico e intenso, ricco di sfumature e di stratificazioni.
La saga di Harry Potter ha stabilito, anche dal punto di vista musicale, un nuovo standard per il genere fantasy e non è possibile ignorare la loro importanza nel mondo della musica da film.
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