Il treno dei bambini è l’ultimo film della regista e scrittrice Cristina Comencini, tratto dall’omonimo romanzo di Viola Ardone. Uscita su Netflix mercoledì 4 dicembre 2024, la pellicola si concentra sulla vera storia dell’iniziativa dei treni della felicità, promossa dal Partito Comunista Italiano nel 1945. Qualche anno prima, le donne inglesi fecero la stessa cosa con i propri figli per salvarli dai bombardamenti nazisti. La storia è ambientata precisamente nel 1946, anno in cui si concluse la seconda guerra mondiale.
Il film pone l’attenzione su un bambino di sette anni di nome Amerigo Speranza (Christian Cervone), il cui personaggio adulto è interpretato da Stefano Accorsi, e la madre Antonietta Speranza (Serena Rossi), che decide di lasciar partire il figlio, seppur il distacco sia doloroso.
Un viaggio di speranza ne Il treno dei bambini
I bambini protagonisti, sia del film sia del romanzo, provengono dal Sud, precisamente da Napoli. A causa della guerra, le loro famiglie si sono impoverite e alcuni familiari, in particolare i padri, sono emigrati in America, in cerca di fortuna. Di conseguenza, molte madri decidono di aderire all’iniziativa del PCI affinché i propri figli possano trovare delle condizioni più agiate per poter crescere e studiare, una possibilità alla quale non tutti, poiché poveri, possono accedere.
Amerigo, dunque, viene accolto da Derna (Barbara Ronchi), una donna iscritta al partito, la quale inizialmente prova una certa indifferenza per lui, definendosi inesperta in materia di bambini. Con il passare del tempo, la donna riuscirà a integrarlo nella sua famiglia e Amerigo svilupperà anche una passione per il violino, che lo porterà a diventare un grande professionista.
Il treno dei bambini, un divario sociale non nuovo
Il treno dei bambini pone sul piano della rappresentazione una serie di tematiche che, visto il periodo storico, venivano incalzate dal PCI, il quale si poneva l’obiettivo di abbattere le differenze sociali per inaugurare una politica fatta di inclusione, progresso e uguaglianza. Tuttavia, la regista decide di mostrare determinate contraddizioni, partendo dal fatto che sono le donne a battersi fortemente per la parità sociale e per l’accoglienza. Questo avviene dopo che, durante la guerra, sono state ai servigi della classe dirigenziale prettamente maschile, la quale imponeva loro di lavorare in fabbrica e intrattenere i soldati, senza la possibilità di emanciparsi.
Sul piano storico, questo è un elemento assolutamente non indifferente, poiché la regista, così come la scrittrice, propone degli spunti di riflessione che sollecitano l’esigenza di definire un nuovo modello culturale, che ponga le basi per una parità concreta e per una reale tutela dei diritti delle donne.
Dall’altra parte, vediamo Amerigo, che, purtroppo, è soggetto a tristi battute classiste che lo pongono ad un livello inferiore, creato idealmente da alcuni bambini. Questi ultimi sono figli di un’ideologia che definiva le persone del Sud come ignoranti e maleodoranti. Egli riuscirà ad ambientarsi comunque, dimostrando che non c’è alcuna differenza tra lui e loro.
La resa transmediale de Il treno dei bambini
La regista rispecchia fedelmente la trama del romanzo di Viola Ardone, grazie ad una precisione molto accurata nella rappresentazione dei fatti storici che vengono narrati. Con uno stile semplice ed esule da ogni possibilità di alterare la trama dispiegata nel libro, il film si presenta decisamente scorrevole e coinvolgente, consentendo sia allo spettatore di entrare in sintonia con gli ambienti e i caratteri dei personaggi, sia di compiere un’esperienza immersiva e vivida della visione.
Il treno dei bambini, la difficoltà del ruolo di madre
Il treno dei bambini pone al centro le donne, non casualmente. Sono proprio loro che si prendono cura dei figli e sono il cuore pulsante della famiglia. Antonietta è consapevole che Amerigo non sarà più lo stesso una volta tornato a Napoli, ma questo non gli impedirà di essere se stesso e di diventare un violinista di successo.
Una volta adulto, Amerigo si renderà davvero conto di quanto è stata importante sua madre e, attraverso i suoi ricordi, riaffiora il ritratto di una donna che ha sempre cercato di essere forte, per se stessa e per lui. Spesso si dice che si può essere forti anche da soli: nel film, le donne incarnano perfettamente questo spirito, dando prova della loro caparbietà, anche quando si tratta di compiere delle scelte dolorose.
Il treno dei bambini è una storia universale, capace di testimoniare la memoria culturale di tutte quelle madri e di tutti quei bambini che sono sopravvissuti alla guerra e che, a piccoli passi, sono riusciti a ricominciare.
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