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damien chazelle masterclass

A lezione con Damien Chazelle, regista di sogni e tensioni

11 minuti di lettura

Lo scorso 24 ottobre il giovane premio Oscar alla regia per La La Land, Damien Chazelle ha tenuto una masterclass riguardante i suoi film e presentato l’ultima fatica hollywoodiana, Babylon, al Cinema Massimo davanti ad una folla di cinefili e fan delle sue storie di musica, disillusione e ambizione. Il giovane regista, insignito anche della Stella della Mole, ha cominciato a farsi notare a livello internazionale nell’industria indie a Torino, dove nel lontano 2009 vinse il premio speciale della Giuria al Torino Film Festival per il suo primo lungometraggio, Guy and Madeleine on a Park Bench.

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crediti: Federico Ghiglione

Damien Chazelle, intervistato da Domenico De Gaetano e Grazia Paganelli, conserva buoni ricordi dell’esperienza torinese che lo spronò a continuare nel suo percorso artistico e ha lodato lo spirito di ricerca, di conservazione e la cura verso la storia del cinema e della città, capitale degli anni d’oro del cinema muto. Infatti puntualizza spesso che nei suoi lavori c’è un livello di critica verso l’America che ha sempre promosso un progresso tecnologico sfrenato che porta a distruggere ed abbandonare pezzi importanti di storia in nome di un maggiore profitto economico e di essere la prima nazione al mondo: la location infatti spesso usata per rappresentare il contrasto tra il sogno e disillusione è Los Angeles, affascinante per il caos urbano e per la frenetica evoluzione che l’ha portata ad avere mille identità storiche e a dimenticarsi delle proprie origini.

Guy and Madeleine on Park Bench e Whiplash, la musica jazz cardine dei film di Damien Chazelle

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Il regista menziona spesso il suo forte legame con la musica, in particolare con la musica jazz, che l’ha portato a conoscere durante gli anni universitari da studente e batterista, il futuro collaboratore e compositore Justin Hurwitz. Senza il suo apporto, i film marchio Chazelle mancherebbero del ritmo frenetico e del leitmotiv che li lega assieme e dà quello stile inimitabile, fatto di contrasti tra il rumore assoluto e il silenzio, non solo nel montaggio sonoro. Spesso le ispirazioni per le colonne sonore vengono da film francesi e italiani più che da artisti jazz e musical di vecchio stampo.

Cita spesso i rimandi e le ispirazioni agli autori della Nouvelle Vague e al Neorealismo, che li porta a raccontare le vite di giovani musicisti che faticano a fare della propria arte un lavoro: lui stesso è stato un batterista che ha incontrato difficoltà e insegnanti severi ed esigenti come il Terence Fletcher di Whiplash. La virtù è stata di assorbire quella frustrazione davanti alla stanchezza e alla frustrazione di non avercela fatta e di raccontarla con le sue storie di ambizione e disincanto i cui giovani protagonisti nella loro scalata verso il successo o nella conquista dell’amore affrontano l’amara realtà.

Guy and Madeline on a Park Bench, secondo lui ha un tono più leggero e un’estetica visiva marcatamente ispirata ai film francesi di autori come Godard e quelli del Cinéma Vérité rispetto al successivo Whiplash, molto più brutale e dark che non risparmia lo spettatore di fronte alle folgoranti interpretazioni di J.K. Simmons e Miles Teller e al ritmo “musicale” dei loro dialoghi, dei primi piani e della pellicola stessa. Racconta anche di come in produzioni difficili lui riesca a trovare la forza di continuare a girare nella tensione tra l’insoddisfazione della realtà che gli si palesa e nell’emozione di realizzare ciò che ha nella testa: spesso il problema di un autore è proprio quello di distrarsi nel trovare l’ispirazione per un progetto, l’essere poco focalizzato durante la lavorazione e non giungere a compromessi tra il mondo delle idee e quello reale.

La La Land e First Man, scontro tra fantastico e reale

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Quella forza trainante nella sue pellicole diventa uno dei temi principali, proprio come la sofferenza dovuta allo scontro con la realtà che porta i suoi personaggi ad una crescita e ad una rivelazione tale da far cambiare loro il sentiero o mostrare loro nuove alternative di vita.

Con La La Land è riuscito a svecchiare e reinventare un genere come il musical, prendendo spunto da una scena di Cappello a Cilindro in cui c’è un’interruzione improvvisa di un momento magico e idilliaco di canto e danza: il musical sospeso in atmosfera sognante e fantasy viene interrotto da uno sguardo di tensione dell’attrice. Nella Los Angeles di Mia e Sebastian c’è un netto contrasto tra il mondo dei sogni e i compromessi con la realtà: sia nel finale che nelle vicende dei protagonisti c’è un forte senso di disillusione che cozza contro i numeri vivaci e colorati nelle ville e sulle autostrade della città, che acquista un fascino inaspettato più della sua versione reale.

First Man risulta per assurdo un film che rispetto ai precedenti ha un happy ending chiaro e ispirante: il regista ha voluto raccontare una storia, a detta sua, ironica e poetica di un gruppo di uomini che compì il miracolo negli anni della corsa allo spazio di portare il primo uomo sulla Luna. Nonostante la paura del volo, Chazelle è stato affascinato dal mondo dell’astronautica e dell’ingegneria spaziale, specialmente dal processo e dalle operazioni di quegli anni: seppur abbia voluto raccontare la vicenda storica con uno sguardo intimo si è sempre soffermato sulla sensazione di disappunto dopo aver completato l’obiettivo.

Questa sua rielaborazione del mito di Orfeo è sottolineata anche un uso dettagliato del sonoro: il protagonista Neil Armstrong passa da situazioni di forte e incessante rumore al silenzio assoluto dello spazio, un ambiente nuovo e innaturale che viene esplorato da un essere vivente totalmente estraneo e in balia di qualsiasi pericolo.

Babylon e il futuro del cinema

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In Babylon, il cui primo pitch risale al 2009, è un’epopea storica di diversi personaggi che fanno carriera nella Hollywood degli anni ’20, periodo che viene scosso dall’avvento del sonoro e da grandi movimenti di carattere moralista che porteranno all’approvazione del codice Hays: per il regista è stata un un’occasione per studiare i differenti star-system dell’epoca e un’occasione per lavorare con un cast di attori di differenti scuole attoriali. Nel caos controllato del suo film riunisce a sé attori dal campo dell’indie e della tv come Diego Calva, rockstar della vecchia guardia, comici televisivi e grandi attori del momento, tra cui Margot Robbie e Brad Pitt.

La Los Angeles multiforme e sfaccetta ritorna ed è l’emblema di una nazione la cui grande tragedia è dimenticarsi del passato per andare sempre avanti e mai curarsi di chi o di cosa ha lasciato indietro. C’è stato infatti un grande lavoro di ricerca e ricostruzione dei set e dei locali di quell’epoca che subisce la scoperta del sonoro che porta una nuova ventata nell’industria ma falcidia le carriere di molti attori e lavoratori del periodo, poiché la voce diventa molto più importante della mimica e della pantomima e gli autori di didascalie pian piano scompaiono. Durante quegli anni girava la voce che il cinema da lì a poco fosse destinato a scomparire.

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Crediti: Federico Ghiglione

Riguardo la cosiddetta morte del cinema, tema ritornato con la comparsa delle AI e l’avvento delle piattaforme di streaming online, il regista è fiducioso e afferma che le nuove tecnologie saranno inglobate come linguaggi e tecniche con cui costruire e creare qualcosa di nuovo. Basti vedere proprio i vari momenti dall’invenzione del cinematografo dei Lumière fino ad oggi che la settima arte è riuscita a sopravvivere a qualsiasi tecnologia facendola propria come nuovo strumento di creazione e narrazione di storie. L’importante è continuare a suonare, a soffrire e vivere per i propri sogni, tra le nuvole e con passi di danza ben attaccati in terra.

La masterclass è recuperabile dalla piattaforma InTo Cinema fino alle 23:00 del 5 novembre al costo di un biglietto virtuale di 3 euro, acquistabile sul sito del Museo Nazionale del Cinema.


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Dal 1995 inseguo sogni e mostri. Che siano di plastilina o di pixel. Quando mi fermo scrivo poesie, giro qualche video e se riesco mi riposo cucinando una torta di ciliegie con un buona tazza di caffè, con un sottofondo di una colonna sonora sognante o di un album di Sting.

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