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Ritorno al futuro NPC Magazine

Ritorno al futuro, la trilogia perfetta di Robert Zemeckis

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17 minuti di lettura

Ritorno al futuro è una delle trilogie più riuscite nella storia del cinema e i 70 anni del regista Robert Zemeckis forniscono l’occasione per riscoprirle. Si tratta di opere cult, famigerate e conosciute ai più ma ancora disposte a dirci molto sul suo regista e sull’epoca in cui nacquero.

Ritorno al futuro è disponibile in streaming su Amazon Prime Video, ma anche in numerose edizioni home video aggiornate fino al supporto UHD (4k). Non ci sono scuse: che siate amanti di sempre o novellini, Ritorno al futuro è sempre visione obbligata!

Come nasce Ritorno al futuro

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La genesi di Ritorno al Futuro è travagliata, il regista Robert Zemeckis muove i suoi primi passi con caparbietà ma in maniera incerta, tanto che i voti bassi alla scuola di cinema rischiano, in giovane età, di fargli perdere la possibilità di proseguire gli studi.

Grazie allo spirito di iniziativa però si impone fino a mostrare alcuni sui lavori al grande Steven Spielberg che ne rimane colpito e decide di aiutarlo co-producendo i suoi primi film. Il sodalizio con lo sceneggiatore Bob Gale rappresenta un altro incontro importantissimo per il giovane regista. I due collaborano a diversi film tra cui 1964 – Allarme a N.Y arrivano i Beatles, 1941 – Allarme a Hollywood e La fantastica sfida, ma soprattutto i due creeranno insieme la fantastica trilogia di Ritorno al futuro.

I due amici hanno in mente di realizzare un film sui viaggi nel tempo già dai primissimi anni ’80, ma manca un’idea originale e interessante. La scintilla iniziale viene da Bob Gale che, in visita a suo padre, si chiede se, sarebbe stato suo amico nel caso fossero stati compagni di scuola. Ne parla con il regista e decidono che la loro opera non dovrebbe partire dal presupposto di un passato immutabile, ma dovrebbe piuttosto vedere che conseguenze si avrebbero nel futuro modificando gli eventi già accaduti.

Il resto è storia ma passano parecchi anni (e molte incertezze di produzione) prima che il film venga realizzato e concluso. In molti rifiutano la sceneggiatura (anche più volte!), tra cui la Disney che, nello specifico, ritiene il rapporto tra il protagonista Marty e sua madre troppo rischioso per il loro brand. L’unico che crede nel progetto è Steven Spielberg e il primo film vede la luce grazie a lui e all’inatteso successo ottenuto da Zemeckis con il film All’inseguimento della pietra verde.

Un ruolo nato per Michael J. Fox

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Sembra impossibile al giorno d’oggi pensare al personaggio protagonista interpretato da un attore che non sia Michael J. Fox, eppure per i primi mesi di produzione il ruolo è ufficialmente di Eric Stoltz.

Gale e Zemeckis in realtà vogliono Fox fin da subito, è la loro prima scelta, ma l’attore è impegnato nella Sitcom Casa Keaton e il produttore di questa, semplicemente, non gli fa avere la sceneggiatura perché non vuole che l’attore abbandoni lo show.

La produzione spinge per Stoltz e la data di inizio riprese si avvicina, quindi il regista si lascia convincere, a patto che se le cose non andranno a buon fine avrà la possibilità di rifare le riprese con un altro attore. Dopo alcuni giorni di riprese Zemeckis crede che Stoltz non funzioni in quel ruolo e anche la produzione se ne convince: si vedono quindi costretti a licenziarlo nonostante fossero state girate già alcune scene, anche importanti, come si può verificare nei vari documentari e contenuti speciali delle edizioni home video. Il motivo principale è che l’attore dà una interpretazione troppo seria di un personaggio che invece deve essere un po’ fuori di testa: Bob Gale dice di Stoltz che è un buon attore ma nel ruolo sbagliato.

Si giunge infine ad un accordo con il giovane Michael J. Fox che arriverà a interpretare ben tre ruoli in Ritorno al futuro parte 2.

Viaggi nel tempo, complessi di Edipo e qualche critica dall’Europa

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Il film funziona alla grande, riesce a emozionare, si piange e si ride, ci si spaventa e ci si sorprende. Si tratta di un’avventura dal grande fascino in cui la fantascienza convive con la commedia e l’avventura con il dramma. Il tutto è perfettamente bilanciato in un equilibrio perfetto, dai temi più profondi, come il controllo sul proprio destino, ai piccoli dettagli.

Marty modifica il suo passato, con scelte e ripercussioni anche importanti per il suo futuro: grazie ai consigli dati ai giovani genitori garantisce loro un futuro più roseo e felice, ma se si osserva la situazione dal punto di vista del personaggio di Biff Tannen le cose sono più delicate.

La presenza di Marty nel passato, e nello specifico un pugno ben assestato da parte di George McFly, peggiora il futuro di Biff, rendendolo non solo innocuo ma addirittura sottomesso. Questo dettaglio in merito al finale ha portato alcune critiche, soprattutto in Europa, ma in generale la cosa non ha disturbato il grande pubblico.

Si analizza il rapporto con i genitori tirando in ballo anche il complesso di Edipo: la madre di Marty, Lorraine, si prende una cotta per lui dopo un incidente che avrebbe dovuto coinvolgere suo padre al suo posto. Chi guida l’auto è il padre di Lorraine, nonno di Marty, e il ragazzo viene ospitato in casa fin quando non si sente nuovamente in piena forma fisica, situazione intima che permette ai due giovani di conoscersi.

Marty, l’unico a conoscenza della situazione paradossale, cerca di sottrarsi alle attenzioni di Lorraine, ma lei sembra essere profondamente attratta da lui tanto che la situazione si sbloccherà solo in seguito a un fugace bacio che le fa capire in maniera immediata e profonda come quel gesto sia qualcosa di sbagliato, come se in quel momento si sbloccasse qualcosa. Lei sconcertata dice “mi sembrava di baciare mio fratello”.

Un altro tema importante è la presa di coscienza del protagonista, rendendosi conto di poter cambiare il futuro comincia a credere in sè stesso, ma senza mai diventare strafottente e si passa dall’insicurezza iniziale a alcune importanti conquiste. A inizio film Marty è demoralizzato per un provino della sua band andato male, per questo si sente insicuro e dubbioso sulle sue capacità, ma alla fine del film ha preso coraggio e salvato il futuro della sua famiglia.

Tanti piccoli dettagli e qualche goliardia

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Il film funziona magnificamente non solo per i macro argomenti ma anche per una serie di dettagli e trovate assolutamente brillanti. La macchina del tempo costruita con una DeLorean, scelta per il suo design futuristico e l’apertura delle portiere a ala di gabbiano, un look molto fantascientifico che alle persone del 1955 doveva sembrare quasi come una navicella spaziale.

Marty che al ballo di fine anno nel 1955 suona Johnny B.Good, un brano che ancora nessuno ha mai sentito e che viene fatto ascoltare a Chuck Berry da suo cugino via telefono dando così il via al rock ‘n’ roll sostanzialmente (e paradossalmente) influenzato da se stesso. Marty che convince suo padre a dichiararsi a Lorraine grazie ad una tuta nucleare che richiama i fumetti di fantascienza, ma soprattutto grazie alla registrazione di un brano visionario di Eddie Van Halen, mitico chitarrista rock, che con il suo stile unico deve sembrare molto alieno ad una persona degli anni 50 (i Van Halen irromperanno nelle scene soltanto nella seconda metà degli anni ’70).

Il musicista che boccia la band di Marty al provino musicale è, nella realtà, Huey Lewis, il musicista che ha realmente scritto il brano che stanno eseguendo: The power of love (nominato agli Oscar nella sezione Miglior canzone).

Si ironizza sulle saghe cinematrografiche e i sequel portati avanti allo sfinimento quando in Ritorno al futuro parte 2 un ologramma gigante funge da trovata pubblicitaria per il film Lo Squalo 19. Infine si cita Clint Eastwood e il suo look nel film Per un pugno di dollari in Ritorno al futuro parte 3.

Personaggi iconici

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Si è già parlato di Marty e di Michael J. Fox ma i film di questa saga sono arricchiti da una folta serie di personaggi riusciti, carismatici e indimenticabili. Si pensi a esempio a Emmet “Doc” Brown interpretato magistralmente dal grande Christopher Lloyd il quale adatta anche la sua postura e andatura rendendosi un po’ ingobbito per ridurre la differenza di altezza con il più basso Michael J. Fox.

Questo dettaglio, i capelli bianchi da pazzo e la recitazione sopra le righe contribuiscono a creare un personaggio che richiama la figura del classico scienziato pazzo. Si tratta di uno dei personaggi più amati della saga e il suo rapporto quasi fraterno con il protagonista è indimenticabile, sono molto diversi per età e interessi eppure li unisce una profonda amicizia.

Come non citare George McFly, il goffo e impacciato padre del protagonista, interpretato in maniera particolarissima da Crispin Glover. Sua è una delle battute più ricordate nella versione italiana: Ehi tu porco levale le mani di dosso!”. Purtroppo dal secondo film non sarà presente a causa di accordi mancati sul compenso dell’attore.

La musica di Ritorno al futuro: una battaglia di proporzioni epiche

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La musica che accompagna tutta la saga è opera di Alan Silvestri, già collaboratore del regista ai tempi di All’inseguimento della pietra verde. Il compositore è noto ai più proprio per la trilogia di Ritorno al futuro che lo ha reso famoso in tutto il mondo (ne verrà realizzato anche un musical), ma oltre a questa esperienza lavorerà ancora con il regista a film molto importanti come Chi ha incastrato Roger Rabbit? e Forrest Gump e a moltissimi altri film come Ready player one di Steven Spielberg o i film sugli Avengers.

L’unica indicazione da parte di Zemeckis al compositore è che la musica sia imponente: “it’s got to be big”. All’inizio, ci troviamo a seguire le vicende di un ragazzo appassionato di musica rock, che passa le giornate tra scuola e amici, con la sua ragazza: non sembra esserci la necessità di una proposta musicale così epica. Ma passo dopo passo gli eventi evolvono e entrano in gioco temi come l’omicidio, i viaggi nel tempo, la lotta per la sopravvivenza e la colonna sonora diventa un tutt’uno con la narrazione, si sposa perfettamente.

La musica di Alan Silvestri è onnipresente, spesso frenetica e frammentaria, mantiene alta l’attenzione e il ritmo delle vicende, a volte attraverso sontuose orchestrazioni e altre volte tramite piccoli interventi di strumenti solisti.

Il compositore desidera un tema eroico che descriva la figura di Marty e che sia subito riconoscibile: anche se il protagonista non ha il phisique du role dei grandi supereroi, anche se non indossa il mantello di Superman o la maschera di Batman, la musica non ha niente da invidiare alle grandi melodie di questi personaggi e ogni volta che compare nel film a noi sembra di vedere un giovane ragazzo che può cambiare il futuro e fare la differenza.

Un esempio potrebbe essere la scena in cui Marty viene inseguito da Biff e i suoi sgherri. Si tratta di una semplice lite tra ragazzi, con un bullo che infastidisce un ragazzo più debole. Eppure, la musica sembra raccontare una battaglia epica, di proporzioni maggiori e quando il protagonista, con un’idea brillante che risolve la sua posizione rischiosa, scavalca l’auto di Biff che lo sta spingendo sul monopattino, la melodia cresce facendoci sussultare come in un colossal (minuto 4:19 della clip sottostante).

Da notare la mancanza di una vera e propria cadenza, la melodia non si conclude, a testimonianza di come la resa dei conti tra i due personaggi non sia ancora avvenuta, si incontreranno ancora, Marty ha vinto solo una battaglia, ma non la guerra.

Ritorno al futuro è davvero la trilogia perfetta

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Raramente nel mondo del cinema si è assistito a una saga così vicina alla perfezione, in cui ogni episodio ha la sua ragione di esistere e la qualità dei tre film rimane sempre elevata. Il primo rappresenta un fulmine a ciel sereno, il secondo una evoluzione ancora più complessa e virtuosa nell’utilizzo di paradossi temporali, infine il terzo un’inattesa novità con la trovata dell’ambientazione da far west (idea di Michael J. Fox dopo che Zemeckis gli ha chiesto quale epoca storica avrebbe voluto visitare).

In questi film c’è davvero di tutto, e tutto è realizzato con grande maestria, dalla regia sempre interessante, alla scrittura brillante che, oltre a descrivere le vicende in maniera chiara, ci fa innamorare di tutti i personaggi.

Infine è ammirevole che non si sia voluta cavalcare l’onda del successo attraverso inutili remake e reboot, lasciando una saga perfetta al suo splendore originale, strettamente legata all’epoca della sua realizzazione, i mitici anni ’80.


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Sono un musicista e compositore, attivo soprattutto come batterista nel mondo rock/metal/progressive dai primi anni 2000 e ho avuto il piacere di suonare a livello internazionale con band come Power Quest, Arthemis, Hypnotheticall, Watershape. Sono un grande appassionato di cinema e dal 2014 compongo musica per film. Amo tutto il cinema, ma soprattutto le proposte più visionarie e surreali e da sempre sono legato al mondo del cinema horror. I miei registi preferiti sono David Lynch, Alejandro Jodorowsky, David Cronenberg. Sono laureato in architettura.

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