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«ZeroZeroZero», recensione della serie di Stefano Sollima

9 minuti di lettura

Il mondo seriale italiano si rinnova e lo fa con prodotti davvero eccellenti. Venerdì 6 marzo 2020, sono state trasmesse le ultime due puntate di ZeroZeroZero, serie tv italo-franco-statunitense creata da Stefano Sollima, Leonardo Fasoli e Mauricio Katz. Prodotta da Sky, Amazon Studios e Canal+, la serie è tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore Roberto Saviano. Dopo averne visto in anteprima mondiale i primi due episodi alla 76^ edizione del Festival del Cinema di Venezia, ecco la nostra recensione dell’intera serie ZeroZeroZero.

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ZeroZeroZero recensione

ZeroZeroZero è un dramma che racconta l’impero della cocaina e il suo equilibrio retto su ogni tipo di criminalità: dai cartelli messicani, alla ‘ndrangheta calabrese; dal produttore, agli spacciatori senza scrupoli. Fino ad arrivare agli uomini d’affari e alle istituzioni che si occupano di gestire la quantità di denaro che ruota attorno al mercato.

«ZeroZeroZero», la recensione

Gioia Tauro, Calabria. Monterrey, Messico. New Orleans, Stati Uniti. Tre città, tre nazioni, unite da un unico destino: la cocaina. Sono queste le tre zone da cui si articola la trama di ZeroZeroZero. E altrettanti tre sono i protagonisti che ci introducono nel mondo dell’oro bianco: i fratelli Emma e Chris Lynwood (Andrea Riseborough, Dane DeHaan); Manuel Contreras (Harold Torres); Stefano La Piana (Giuseppe De Domenico) e Don Damiano La Piana (Adriano Chiaramida).

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ZeroZeroZero recensione

All’interno di un mondo formato da criminalità, violenza e sorprusi, come in un romanzo, ZeroZeroZero ci narra la strada che percorre un carico di droga: dal Messico fino ad arrivare in Italia. È un racconto che, con estrema lucidità, spazia da un capo all’altro del mondo, passando attraverso un continente, l’Africa, in parte coinvolto nelle varie trattative. La serie non risparmia nessuno, nemmeno lo spettatore che si sente coinvolto nel destino dei protagonisti.

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Tre storylines intessute di sottotrame, che puntata dopo puntata si aggrovigliano. Alla base vi è un’idea potente su piano strutturale, creativo ed estetico. Una vera e propria scommessa vinta sotto ogni punto di vista, grazie al cast e a tutti coloro che hanno lavorato dietro le quinte.

Un mondo di violenza

Nell’articolo di presentazione di ZeroZeroZero, abbiamo puntualizzato l’attenzione su ciò che è il fulcro della serie: dare vita e struttura narrativa al mondo della cocaina. Tuttavia ZeroZeroZero è molto di più. Il tessuto narrativo lentamente si inebria attraverso una realtà composta e generata dalla sola violenza. È la faccia più oscura del mercato capitalista, la cui lotta diventa spietata, specialmente se è fisica.

I protagonisti, infatti, sono consapevoli che solo mediante la violenza è possibile sopravvivere in un mondo composto di pura brutalità. Più sei forte e più hai possibilità di restare in vita. Stefano La Piana, ad esempio, nipote del sanguinario boss Don Minu, decide di spodestare quest’ultimo per brama di potere. E lo fa perdendosi in un labirinto composto da criminali e uomini senza scrupoli, la cui uscita è segnata da una sola parola: morte.

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I fratelli Lynwood, invece, sono dei broker, ovvero i trasportatori. Il ciclo di violenza li investe, divenendo spettatori attivi e passivi del mondo in cui volontariamente si immettono. Non sono criminali di professione, ma sono costretti a intrecciare rapporti vis-a-vis con loro, imparando da questi che non bisogna mostrare alcun sentimento di debolezza, altrimenti sei fuori. In tutti i sensi. Per sopravvivere in un oceano composto da squali, lo squalo devi esserlo o diventarlo.

ZeroZeroZero recensione

Infine abbiamo Manuel, il narcos in carriera. Egli è padrone di un racconto tanto distante, quanto nascosto dalla realtà di sempre. È un ex militare dell’esercito messicano che decide, come tanti, di tradire il “bene” per scalare la gerarchia del cartello di droga. Insieme ai suoi compagni, diventa il braccio armato dei fratelli Jacinto ed Enrique Leyra (Flavio Medina e Victor Huggo Martin), capi dell’omonimo cartello messicano. Manuel, reclutando uomini da più quartieri, crea un vero e proprio esercito, indispensabile per assetare la sua voglia di potere.

Qual è il prezzo da pagare

Qual è il prezzo da pagare per una vita del genere? Don Minu, durante una riunione con dei boss della ‘ndrangheta calabrese, tra le montagne dell’Aspromonte, lo chiarisce con un dialogo: «La prima cosa che voglio fare per dimostrarvi che sono tornato è farvi piovere 900 milioni dal cielo».

Tutti abbiamo un prezzo nella vita. E lo sanno persino i protagonisti della serie TV. ZeroZeroZero, come già Saviano cercava di mettere in luce nel libro, mostra come una vita umana abbia un’etichetta. Quel che è peggio, è il conto da pagare che tende a essere sempre più salato. Ogni Narcos, ogni uomo o donna affiliato a quel mondo, mette in gioco la sua vita, livellando se stesso ai chili di droga che riesce a smerciare o spacciare.

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ZeroZeroZero insiste molto sull’idea che gente del genere compie una vita difficile. E sentimentalismi a parte, si avverte una roboante domanda implicita: ne vale davvero la pena? Il godimento del denaro ricavato è ottimizzato dal rispetto e dal potere. Ma il contrappasso è una vita vissuta nell’odio, nella crudeltà, nella paura. L’odore di morte che pervade è come un mantello che lentamente ti stringe il collo, come un vero e proprio cappio.

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Don Minu, nella serie, si scopre che ha dovuto sacrificare suo figlio, pur di mettere fine a una spietata guerra tra famiglie. Manuel è costretto a vivere una non-vita: ama una donna che non potrà mai sposare, per timore di metterla in pericolo. Emma, invece, è costretta a perdere la persona più preziosa al mondo: il fratello Chris. Per questo la domanda resta la stessa: qual è il prezzo da pagare?

La grandezza di «ZeroZeroZero»

Grazie al cast e alle regie di Sollima, Janus Metz e Pablo Trapero, ZeroZeroZero è, a conti fatti, un ottimo prodotto. Gli ingranaggi, nei quali cercano di sovrastrutturare il tessuto narrativo, si incastrano perfettamente, rendendo la storia ben oliata nel suo dipanarsi.

Ogni episodio è perfettamente bipartito e bilanciato. Ogni personaggio è giustamente pesato nel suo ruolo. Il punto di forza è lo sdoppiamento di trama presente all’interno di ogni episodio. In sostanza, vediamo cosa succede sotto ogni punto di vista. Il climax di tensione, di ansia, di timore che qualcosa possa succedere da un momento all’altro, rende l’opera grandiosa.

Non sappiamo se avremo una seconda stagione. Noi di NPC Magazine vi invitiamo a recuperare la serie, perché è un prodotto davvero ambizioso.


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Classe ’93, vivo a Taranto, città che un tempo era l’angolo di mondo che più allietava il poeta latino Orazio. Laureato in lettere, trovo nella letteratura un grande appagamento dagli affanni quotidiani. La mia vita è libri, scrittura, film e serie TV. Sogno di fare della cultura il mio pane quotidiano.