Il 26 novembre 1951 nasce a Budapest Elena Anna (in seguito cambiato in Ilona) Staller. La bambina sembra essere nata per stare dietro una telecamera: è impossibile non innamorarsi dei lineamenti delicati, gli occhi azzurri, i lunghi capelli biondi. Quando si trasferisce in Italia e conosce Riccardo Schicchi, il suo destino sembra finalmente manifestarsi: lui è un amante dell’erotismo spinto, lei una donna carica di sensualità. I due creano un programma telefonico trasmesso a notte fonda in cui la Staller parla sensualmente al telefono con gli ascoltatori, appellandoli con il vezzeggiativo “Cicciolini”. Nelle pagine della controcultura italiana, Ilona Staller è quindi lasciata indietro per fare spazio a Cicciolina.
Sarebbe impossibile parlare di tutte le sfere culturali occupate dalla diva, dal cinema alla politica. Quel che è certo, tuttavia, è che il suo nome, il suo volto, il suo corpo si stagliano in maniera emblematica nell’immaginario italiano. Oggi, in prossimità del suo 73esimo compleanno, vale la pena interrogarsi sulla sua eredità culturale. Noi di NPC non siamo gli unici a farlo: alla Cineteca di Bologna, con una rassegna straordinaria, sono passati sullo schermo del Cinema Modernissimo film recuperati direttamente dall’industria del porno degli anni ’80, tra cui Banane al cioccolato, in cui, per l’appunto, recita Cicciolina.
La rassegna è stata chiamata Diva Passata XXX, con una strizzata d’occhi al film di Giulia Steigerwalt, che uscirà a febbraio in sala: Diva Futura. Il film è incentrato sulla figura del già nominato Riccardo Schicchi e sulle peripezie affrontate da lui e da altri per far nascere e poi prosperare lo studio di film erotici “Diva Futura“. Una cosa è certa dunque: nonostante Cicciolina non sia più sotto la luce dei riflettori come lo era un tempo, ancora oggi è impossibile non continuare a parlare di lei, a tenerla viva nella cultura pop italiana.
Banane al cioccolato, la Cicciolina che conosciamo
Banane al cioccolato è il titolo in cui figura Cicciolina, tra quelli presentati al cinema Modernissimo di Bologna. Il film è tra i primi diretti da Schicchi e si intravede già ciò che lo renderà noto nel mondo dell’erotismo: la sua dedizione alla composizione delle inquadrature, le scenografie sofisticate. Il porno per Schicchi non è mera nudità, ma una vera e propria elevazione: in Cicciolina vede una dea e cerca di restituire la sua immagine in quanto tale allo spettatore.
Quest’ultima incarna la sua versione più conosciuta e più impressa nell’immaginario comune. Cicciolina indossa la sua coroncina, parla della nozione di “amore libero” e appella altri personaggi del film come “Cicciolini”. Su questi sfondi variopinti ed elaborati, Cicciolina va alla ricerca del piacere. Lei è l’insegnante che entra nello studio (creando una sorta di narrazione metacinematografica) per spiegare come essere un bravo lavoratore dell’industria, sottolineando come in questo mestiere, a differenza di altre narrative che vengono proposte ancora oggi, serva “tanta tanta dolcezza“.
La questione dell’industria del porno contrapposta a quella dell’erotismo è un focus centrale nel film presentato a Venezia 81, Diva Futura. Schicchi, Cicciolina, Pozzi e molti altri non creano scalpore per la pubblicità della loro immagine, ma in quanto reclamano rispetto per il proprio operato. In Banane al cioccolato, è evidente che la poetica di Schicchi insegua la bellezza e la delicatezza: quando Cicciolina appare sullo schermo, è un momento elevato, in cui lei insegna, performa, mostra, diventa un’artista che realizza la sua opera.
L’eredità di Cicciolina
Nel 2024 un personaggio che sembrava essere bloccato nel passato è tornato alla ribalta. Cicciolina si è ripresa il suo spazio sulla pellicola, dopo esservi rimasta lontano per tanto tempo. La diva dell’amore libero, il sorriso che appariva su ogni videocassetta hard che girava in Italia negli anni ’80, l’immancabile coroncina di fiori. Non parliamo più semplicemente di Ilona Staller, il cui nome talvolta appare nelle news contemporanee. È difficile separare le due identità: personaggio e persona talvolta si fondono e convivono, ma vi è comunque un’iconicità assoluta associata a Cicciolina come corpo sullo schermo. Il suo regno è il cinematografico.
Cicciolina ha creato un immaginario, quello della donna libera. Era facile ironizzare sul Partito dell’Amore negli anni ’80, ma pochi intuivano la trasformazione che l’attrice e “Diva Futura” stavano innescando: la rivoluzione dell’amore, a lungo attesa in un Paese come l’Italia. Cicciolina sfidava il concetto di pudore con genuina libertà: i suoi vestiti scollati in qualsiasi occasione, le sue pose provocatorie sui poster sono state solo l’inizio di un cambiamento, che purtroppo, come mostrato in Diva Futura, non è andato a buon fine.
Ma l’Italia non riesce a lasciar andare di questa figura emblematica e ancora la chiama a sé. La programmazione a Bologna e la presentazione di un film sul mondo dell’erotismo in concorso a Venezia sono dei semi che stanno germogliando. Cicciolina negli anni ’80 ha spostato il senso del pudore. Oggi, finalmente, si sta iniziando a riconoscere il suo lavoro e quello di molti altri non solo come erotismo, ma anche come sperimentazione artistica.
Diva Futura, una lettera d’amore all’erotismo italiano
“Diva Futura” è il nome dell’agenzia di casting nel cinema erotico fondata da Riccardo Schicchi e Ilona Staller nel 1983. Dopo il successo delle prime collaborazioni i due volevano creare uno studio che permettesse loro di reclutare nuovi talenti della pornografia italiana. Ma “Diva Futura” diventò molto di più: l’agenzia di Roma era un vero e proprio tempio dell’amore libero. Il film omonimo di Giulia Steigerwalt ripercorre le peripezie vissute da Schicchi e collaboratori, basandosi sul memoriale di Debora Attanasio, ex-segretaria dell’agenzia.
Il film inizia in maniera scoppiettante: vengono introdotti i personaggi principali e presentati velocemente gli eventi che diedero fama (e soprattutto scandalo) all’agenzia. Schicchi (Pietro Castellitto) è chiaramente il protagonista degli eventi, mentre Debora (Barbara Ronchi) fa da voce narrante principale. Il film risulta però molto confuso a causa della volontà di mantenere un cast corale: i vari punti di vista e narrazioni sono alternati a flashback e il ritmo del film diventa così eccessivamente altalenante. Sebbene il montaggio alla Mixed by Erry aiuti a mantenere lo spettatore concentrato, non si capisce esattamente qual è il fulcro della discussione.
Una componente fondamentale del film è l’utilizzo dell’archivio, che è però effettuato senza essere coscienti del peso che le immagini del passato portano con loro. Non vi è sufficiente ricerca (come in un film come Berlinguer – La grande ambizione) ed è chiaro che la regista utilizzi le immagini per creare un’estetica, senza aggiungere una riflessione ulteriore. Quando è usato il materiale d’epoca, i personaggi reali sono sostituiti dagli attori che li interpretano nel film, facendone un uso improprio: Cicciolina, come già detto, è un personaggio la cui natura è parzialmente fittizia. Le sue fattezze appartengono anche e soprattutto alla pellicola e sostituirle con quelle di una giovane attrice significa annichilire la sua persona e i significati ad essa associati.
Il più grande problema di Diva Futura è però il messaggio che lascia. Se la voce è quella di Debora e il racconto di Schicchi, dove sono le donne che hanno reso veramente viva “Diva Futura”? Dov’è la loro parte del racconto che dovrebbe prevenirci attraverso il film? Il film è una narrazione interna degli eventi riguardanti “Diva Futura” solo in superficie. Il personaggio di Cicciolina, ad esempio, serve a creare un ottimo incipit narrativo per presentare il più ampio progetto di Schicchi e viene messo da parte fino alla fine, quando la sua carica emotiva è nuovamente necessaria per il climax del film.
Allo stesso modo, sebbene abbiano più tempo sullo schermo, Pozzi e Hanger servono solo a descrivere una narrativa generale, e se ci viene donato uno scorcio dentro la loro intimità, manca profondamente di rispetto: un esempio ne è la rappresentazione di Moana Pozzi in seguito alla diagnosi di cancro. Attraverso l’uso della CGI, il suo corpo viene manipolato e presentato nudo agli occhi dello spettatore, con l’unico scopo di generare un impatto scioccante. Inquadrare in maniera rivelativa corpi e momenti che appartengono all’intimità delle protagoniste non dà loro la possibilità di raccontare la loro parte della storia, anzi, se ne appropria in maniera violenta per consegnarla a un pubblico alla ricerca di morboso sensazionalismo.
Diva Futura non rende giustizia a queste donne perché la loro rappresentazione sullo schermo non va oltre l’apparenza estetica. Cicciolina, Moana Pozzi, Eva Hanger: questo sarebbe il loro turno di raccontare la storia, ma il messaggio finale del film è scialbo e manca di rispetto. Ciò che Steigerwalt sembra voler dire è semplicemente che queste donne erano bellissime, niente di più oltre a ciò che viene ripetuto da anni.
Dive passate, icone per sempre
Nel 2021, l’agenzia Diva Futura ha definitivamente chiuso i battenti. Nel mondo contemporaneo del porno, lo sguardo privo di giudizio e colmo di estasi di Schicchi non aveva più senso. Il porno, non l’erotismo, oggi è sdoganato. L’industria pornografica è inevitabilmente cambiata e purtroppo, a causa del tabù che la circonda, non si riesce a parlare dei lati positivi (ma anche negativi) che ne sono scaturiti. Il discorso è vasto, vi sono film e documentari sull’argomento (come Pleasure di Ninja Thyberg, un film mozzafiato e audace) ma manca la pubblicità del discorso, che invece negli anni ’80 “Diva Futura” era riuscita a creare.
Come dice Cicciolina, “ci vuole carisma”: poche persone che provengono dall’industria del porno riescono ad affermarsi nel dibattito culturale come hanno fatto a loro tempo lei o Moana Pozzi. Questo perché la loro presenza andava oltre la pellicola, raggiungeva l’iconicità. Le donne bellissime di Schicchi, forse, ad oggi non hanno ancora trovato un modo diretto di raccontare anche la loro versione della storia, che ha certamente anche un lato molto oscuro. Ma, in un modo o nell’altro, hanno creato il loro spazio nella controcultura italiana, forse mondiale, e si sono affermate come dive, non del passato, non del futuro, ma eterne. Ed è per questo che ancora oggi non vogliamo smettere di vederle, su schermi grandi o piccoli che siano.
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