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La rivoluzione necessaria di «Laurence anyways»

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13 minuti di lettura

Laurence anyways è il terzo lungometraggio di Xavier Dolan, presentato nel 2012 al festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard dove ha conquistato la Queer Palm, oltre al premio come migliore attrice per Suzanne Clément.

Xavier Dolan è presenza costante al festival in cui si è aggiudicato premi quasi per ogni film. Ciò che lo contraddistingue, oltre a uno stile unico, è il controllo totale nella produzione di ogni suo progetto. Oltre a essere regista, è sceneggiatore, attore, doppiatore, montatore, costumista e scenografo.

Di cosa parla «Laurence anyways»

Laurence anyways è il racconto di dieci anni della vita di Laurence Alia. Tradotto letteralmente: l’altro Laurence. Comunque, Laurence. Laurence è una donna nata nel corpo di un uomo che nel giorno del suo trentacinquesimo compleanno rivela alla compagna Fred che morirà se continua a nascondersi in un corpo a lei estraneo. I dieci anni raccontati sono quelli in cui compie la transizione che le consente, da uomo, di essere donna; il film si focalizza inoltre sui rapporti con i colleghi, la madre e la compagna evidenziandone l’evoluzione e il cambiamento.

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Dolan vuole raccontare la transizione compiuta da Laurence, ma, tramite i suoi rapporti più personali, vuole anche dirci che siamo tutti diversi, siamo tutti vittime di tabù e ruoli predefiniti. Laurence è colui che inizia la rivoluzione, come lui stesso dirà. Una rivoluzione che non può essere facile e senza dolore, ma che è necessaria per aprire le possibilità alle diverse espressioni del genere.

Laurence, Fred e gli altri rapporti

Il rapporto tra Laurence e Fred può essere considerato il protagonista del film, forse ancora di più della transizione di Laurence, che più che altro lo determina. Il loro amore è descritto come assoluto, totale, uno di quegli amori che esistono e resistono nonostante il tempo, lo spazio e i fattori esterni, in questo caso i pregiudizi degli altri e le norme imposte della società. Laurence è una donna in un corpo di uomo che ama un’altra donna, da lei soprannominata la donna AZ, perché con lei tutto inizia e tutto finisce. Il film, significativamente, si chiude proprio con la scena del loro primo incontro nel 1987.

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È interessante notare come Dolan decide di articolare il rapporto tra Laurence e Fred principalmente in tre luoghi: la casa, l’automobile e i luoghi pubblici come ristoranti o bar. Questi ultimi sono i luoghi dove più spesso i due litigano e si scontrano, come se solo pubblicamente potessero affrontare le faccende più intime, a evidenziare il peso che ricopre il giudizio della società nella loro relazione. Al contrario, l’automobile è il luogo dove riescono a essere maggiormente vicini e complici, il luogo delle risate più sincere, ma anche il luogo della rivelazione di Laurence; l’automobile diventa un luogo non fisico costruito da loro per tenere fuori il mondo. La casa è sempre il posto dove la solitudine e l’isolamento predominano; rarissime sono le scene in cui i due trovano complicità nella loro abitazione.

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Oltre a questo Dolan affronta altri rapporti e quello della madre non poteva che essere fra questi. Si può considerare tematica cara al regista e qui è importante per l’evoluzione che il personaggio compie riuscendo alla fine ad accettare la figlia, non essendo stata in grado in precedenza di riconoscerla come figlio.

Ma Dolan vuole anche esprimere il suo punto di vista e mette in scena la dissoluzione di tutti i rapporti considerati normali. Un rapporto eterosessuale, quindi socialmente accettato, non è migliore o più salutare di un altro etichettato come diverso. Contravvenendo alle norme sociali che regolano i rapporti, nessuno riuscirà a mantenere il proprio ruolo e tutti trasgrediranno i valori di quella società che non riesce a essere inclusiva e rappresentativa.

Cinema per immagini

Laurence anyways

Laurence anyways è un film circolare, che sfrutta l’espediente di un’intervista giornalistica per raccontare la storia. Si compone di episodi avvenuti in diversi anni, dal 1987 al 1999, il cui ordine non è dettato dalla linearità temporale, ma dalle tematiche dell’intervista. Ha una durata di quasi tre ore, il tempo che occorre per ridare la temporalità di una vita. Ciò che vuole trasmettere il film è proprio la molteplicità e l’accumulo di esperienze e sensazioni di cui una vita si compone. Per questo possiede molti inizi, altrettanti finali e numerosi sviluppi.

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Laurence anyways è un fiume in piena di idee visive spettacolari. La vita di Laurence è vasta, complicata e articolata e Dolan riesce a restituire ogni emozione e sentimento che la protagonista ha provato o vissuto durante questi dieci anni. Lo fa parlando con le immagini prima che con le parole. Dolan lascia a briglia sciolta la sua creatività dando vita a un film che riesce a essere letterale, distante, passionale e sfacciato. Sempre colorato e kaleidoscopico tra immagini abbaglianti, struggenti, dolorose e bellissime. Dolan sfrutta ogni componente filmica, come il formato, i costumi e la colonna sonora. Quest’ultima è fondamentale essendo presente praticamente in tutto il film. Degni di nota sono gli intermezzi che Dolan inserisce per arricchire la storia in cui, sfruttando la predominanza della musica, crea veri e propri videoclip musicali; è questo il caso dell’ingresso di Fred alla festa in cui conoscerà il suo futuro marito.

Laurence anyways

Xavier Dolan non cade in facili clichè, ma realizza un film composto esclusivamente da scene memorabili e perfette, tutte ugualmente ricche, importanti e curate. É un film molto variegato in cui convergono stili diversi rimescolati in modo da dare vita a un prodotto pop, ma non per questo scontato o commerciale! La visione unica di Dolan emerge in ogni sequenza, da quelle in cui ricorre a un grandangolo esagerato per ampliare in modo assurdo gli spazi, a quelle in cui si posiziona distante anni luce dai protagonisti.

Laurence anyways

Dolan corre il rischio di realizzare un film che poteva rivelarsi un ammasso di trovate senza connessione, ma al contrario riesce a dare vita a un vortice di emozioni e visioni sempre al massimo dell’espressione!

Approfondiremo alcune scene i cui ricorsi visivi sono molto interessanti per esemplificare cosa si intende con cinema per immagini.

Inizio programmatico

Laurence anyways

Il film si apre con una schermata nera e due voci fuori campo, la prima domanda dell’intervista chiarisce già le intenzioni del film:

«Cosa sta cercando, Laurence Alia?»
« Io… sto cercando qualcuno che capisca la mia lingua e che la parli. Qualcuno che, senza essere un reietto, si ponga delle domande non solo sui diritti e il valore degli emarginati, ma anche sui diritti e il valore delle persone che affermano di essere normali.»

Questo è solo il primo dei molti inizi del film. Qualche scena più avanti (dopo averci mostrato la protagonista di spalle uscire da una casa semivuota) una serie di primi piani ritraggono persone diverse che puntano lo sguardo verso la macchina da presa che si muove lentamente. Guardano lo spettatore con sguardi stupiti e giudicanti. Alternando queste immagini ad altre in cui la protagonista, sempre mostrata di spalle, cammina nella nebbia si capisce che è lei a essere osservata. Dolan pone lo spettatore al posto della protagonista, lo fa empatizzare con lei, sottoponendolo allo sguardo che la società rivolge a chi ritiene essere diverso. Il tema introdotto dal voice over viene ora riproposto con le immagini. Dolan mostra la protagonista di spalle, ma riesce comunque a realizzare un’immedesimazione e non una negazione.

Scene iconiche

Laurence anyways

Questa modalità di negare il volto della protagonista, ma al contempo far immedesimare lo spettatore ritorna spesso nel film. Dolan di frequente riprende i personaggi di spalle in momenti fondamentali per capirne i sentimenti. È una maniera efficace di ritrarli perché se lo stato d’animo del protagonista si percepisce comunque, quello che viene trasmesso è soprattutto l’impossibilità di un completo accesso all’altro. Ogni persona è leggibile fino a un certo punto e l’assenza del volto è sintomatico di questo limite. Ne è un esempio meraviglioso la scena in cui Laurence si trova in aula e durante un compito in classe guarda le sue studentesse (presentate in soggettiva) e gioca con delle graffette che si mette sulle dita.

Laurence anyways

Ciò che ci viene comunicato è il desiderio ancora inespresso di Laurence di avere un corpo di donna, potersi toccare i capelli lunghi (ammirati nelle sue studentesse) e avere unghie lunghe magari colorate. È tanto semplice quanto potente questa scena ancora di più pensando che niente ci è detto attraverso l’espressione del viso.

Laurence anyways

Un altro ricorso visivo notevole è la maniera in cui sceglie di incorniciare i personaggi attraverso le mura di casa. Queste scene meritano di essere ricordate per la loro forte carica comunicativa. I muri o le porte spesso occupano più della metà dell’inquadratura, relegando il personaggio in un angolo. Ciò che risalta è la solitudine, il muro copre cose che non possiamo vedere, le stanze private in cui noi non abbiamo accesso. Dolan riesce così a comunicare la distanza che intercorre tra i personaggi e la nostra incapacità fisica di avvicinarci e comprenderli, cosa questa che ritorna spesso in Dolan che ama riprendere i personaggi da lontano mostrando la lunghezza di corridoi o tenendoli a distanza dietro a finestre attraverso cui non ci è concesso entrare.

Laurence anyways

In definitiva Laurence anyways è molte cose, è un film su una storia d’amore, è un film esistenziale sulla vita di una persona, è un film gender sull’identità in relazione alla società e al privato di ognuno. È tutte queste cose assieme perché, proprio come la sua protagonista, sfugge a classificazioni ed etichette, rivendicando libertà d’espressione nella creatività.


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Chiara Cazzaniga, amante dell'arte in ogni sua forma, cinema, libri, musica, fotografia e di tutto ciò che racconta qualcosa e regala emozioni.
È in perenne conflitto con la provincia in cui vive, nel frattempo sogna il rumore della città e ferma immagini accompagnandole a parole confuse.
Ha difficoltà a parlare chiaramente di sé e nelle foto non sorride mai.

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