Le vacanze: momento tanto atteso, sognato, sospirato. Ma, quando arrivano, il rischio di annoiarsi è dietro l’angolo. E dato che quest’anno ammazzare il tempo con tombolate e giochi da tavolo sarà decisamente più difficile, perché non recuperare qualche serie tv arretrata? Se poi la befana, oltre alle Feste, si porterà via anche il tempo per lo streaming, vi consigliamo alcune mini-serie recenti che potreste esservi persi, da iniziare e finire durante la pausa natalizia.
«La regina degli scacchi» (2020)
Numero episodi: 7
Durata episodi: 46-68 minuti
Disponibile su: Netflix
La regina degli scacchi è stata l’assoluta protagonista dello streaming di questo fine 2020. Per mesi spettatori e critica non hanno parlato d’altro, rendendo la serie un vero e proprio fenomeno culturale, nonché il prodotto più visto in assoluto del catalogo Netflix. La serie, ambientata negli anni Sessanta, racconta la storia di Elizabeth Harmon, ragazza prodigio degli scacchi che, tra clamorosi successi e debilitanti dipendenze, insegue il sogno di diventare, semplicemente, la migliore.
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La storia della determinata e ambiziosa Beth viene narrata con linearità, senza escludere però una profonda indagine psicologica. Così, quella che inizialmente sembra una ragazza “strana”, dalla mente geniale e inaccessibile, episodio dopo episodio permette allo spettatore di avvicinarsi e infine immedesimarsi. Una protagonista magnetica (interpretata dalla bravissima Anya Taylor-Joy), una sceneggiatura brillante e ritmata e una piacevolissima e dettagliata cura estetica fanno della mini-serie un prodotto vincente assolutamente da non perdere.
«Little Fires Everywhere» (2020)
Numero episodi: 8
Durata episodi: 53-66 minuti
Disponibile su: Amazon Prime Video
Tratta dall’omonimo romanzo di Celeste Ng, la mini-serie ha come protagoniste due donne le cui vite sono agli antipodi: Elena Richardson (Reese Witherspoon) è bianca, ricca, elegante e maniaca del controllo; Mia Warren (Kerry Washington) è un’artista nera, eccentrica e dal passato misterioso. È proprio l’arrivo di Mia nel tranquillo sobborgo di Shaker Heights – di cui Elena è membro particolarmente in vista – a sconvolgerne la (solo apparente) perfezione.
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Due storie, due madri, due passati, due modi di vivere e di pensare totalmente differenti il cui incontro accende le micce disseminate nelle vite di entrambe, causando l’accensione di “tanti piccoli fuochi” dalle insospettabili conseguenze. Una mini-serie che coinvolge sin dal primo episodio e che indaga con delicatezza, ma al contempo con sguardo severo, temi sempre urgenti e attuali quali la maternità, l’adozione e la discriminazione razziale.
«Catch-22» (2019)
Numero episodi: 6
Durata episodi: 45 minuti
Disponibile su: Sky
Prodotta, diretta e interpretata da George Clooney, Catch-22 è una mini-serie ambientata durante la seconda guerra mondiale, nella base militare di Pianosa. Protagonista è John Yossarian (Christopher Abbott), soldato poco vocato alla guerra, che ha scelto di fare il bombardiere perché era il ruolo che richiedeva l’addestramento più lungo. Viste sfumare le speranze di evitare il conflitto bellico, Yossarian si troverà incastrato tra assurde decisioni di un colonnello fanatico e tragicomici eventi che renderanno il suo ritorno a casa un obiettivo sempre più irraggiungibile.
La pungente ironia e l’allegra colonna sonora anni Quaranta non escludono dalla narrazione gli orrori della guerra, resi ancora più drammatici dalla loro – qui sottolineata – assurdità e insensatezza. Catch-22 riesce nel difficile compito di trovare un equilibrio tra il tono satirico, la scrittura tagliente e lo straniante cinismo da una parte e la straziante denuncia della tragicità della guerra dall’altra.
«Unorthodox» (2020)
Numero episodi: 4
Durata episodi: 53-55 minuti
Disponibile su: Netflix
Basata sull’autobiografia Ex ortodossa. Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche, scritta da Deborah Feldman, al momento della sua uscita, Unorthodox ha fatto molto parlare di sé. Protagonista della mini-serie è Esther Shapiro (Shira Haas), una ragazza appartenente alla comunità ebrea ultra-ortodossa di Williamsburg, a New York. Quando si avvicina il momento di sposarsi tramite un matrimonio combinato, Esther decide di scappare, non essendo disposta a condurre un’esistenza infelice e limitata al ruolo di moglie e di madre che altri hanno scelto per lei.
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Tramite la storia di una ragazza, Unorthodox vuole raccontare la condizione di molte donne che, ancora oggi, sono senza diritti e senza voce, schiacciate da soffocanti società patriarcali. Così la ricerca di libertà di Esther diventa simbolo di un ben più diffuso grido di aiuto che non possiamo non ascoltare.
«Good Omens» (2019)
Numero episodi: 6
Durata episodi: 51-57 minuti
Disponibile su: Amazon Prime Video
I particolarissimi protagonisti di Good Omens sono un Angelo (Michael Sheen) e un Demone (David Tennant) alle prese nientepopodimeno che con l’Apocalisse. I due, troppo affezionati alle proprie esistenze per vederle cambiare (o finire), decidono di formare una bizzarra alleanza per riuscire a scongiurare la fine del mondo. A questo scopo, si mettono alla ricerca dell’Anticristo: un ragazzino di undici anni ignaro della propria missione.
Magia, comicità, lotta tra bene e male e il sottile confine tra i due: questi gli ingredienti vincenti per una mini-serie adatta a tutti, che con leggerezza, ritmo e intelligenza riesce a narrare caratteristiche e paradossi del mondo contemporaneo.
«We Are Who We Are» (2020)
Numero episodi: 8
Durata episodi: 49-75 minuti
Disponibile su: Sky
La mini-serie ha come protagonisti due giovani intriganti e un po’ stravaganti, Fraser (Jack Dylan Grazer) e Caitlin (Jordan Kristine Seamón), ed è ambientata nella base militare americana di Chioggia. Il percorso di indagine e scoperta di se stessi, tipico dell’età adolescenziale, prende quindi forma in un luogo collocato fuori dal mondo e dal tempo. È in questo scenario che i ragazzi si conoscono e creano uno strettissimo legame, al quale si aggrapperanno nei momenti di euforia, così come in quelli di smarrimento.
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Ultima fatica dell’ormai affermato (soprattutto oltreoceano) Luca Guadagnino, We Are Who We Are tenta, come tanti altri prodotti prima di lei, di raccontare l’adolescenza. Il suo approccio, però, è unico e fin dal primo episodio è chiaro che si ha davanti una serie che (finalmente!) cerca di evitare banalità e facili cliché. L’impresa riesce quasi completamente e al regista si perdona qualche festino di troppo, perché ben più incisivo e originale è il ritratto che fa dei due magnetici protagonisti.
«Unbelievable» (2019)
Numero episodi: 8
Durata episodi: 43-58 minuti
Disponibile su: Netflix
La mini-serie (tratta da una storia vera) inizia con la protagonista Marie Adler (Kaitlyn Dever) che si rivolge alla polizia dopo aver subito una violenza sessuale nella propria abitazione. La giovane, ancora sotto shock, viene sottoposta a una miriade di domande da parte di detective, medici, assistenti sociali. Il passato burrascoso di Marie e alcune incongruenze nella sua testimonianza inducono chi conduce le indagini a non crederle. Marie ritratta e il caso sembra chiuso, finché, a centinaia di chilometri di distanza, emergono dei casi di stupro molto simili a quello della ragazza.
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Un’interpretazione di alto livello da parte di un cast in gran parte al femminile impreziosisce una serie che con realismo affronta i traumi causati non solo dalla violenza sessuale, ma anche da ciò che le vittime devono affrontare dal momento della denuncia. Un ritratto commovente – e a tratti frustrante – che induce a riflettere su un tema ancora drammaticamente attuale.
«Un volto, due destini» (2020)
Numero episodi: 6
Durata episodi: 60 minuti
Disponibile su: Sky
In questa mini-serie, Mark Ruffalo interpreta i due gemelli Thomas e Dominick Birdsey. Affetto da schizofrenia paranoide il primo, succube della malattia del fratello il secondo. La vita di Dominick – uomo tormentato dal passato poco chiaro – sta andando a rotoli e le cose peggiorano quando Thomas viene rinchiuso in carcere in seguito all’ennesimo atto dettato dalla follia.
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Al momento della sua uscita, Un volto, due destini è purtroppo passata in sordina, perché lontana dall’intrattenimento che oggi va per la maggiore. Quella raccontata dalla mini-serie è una storia cupa, che offre spunti di riflessione sul modo in cui la società affronta (e non affronta) le problematiche legate alle malattie mentali. Un dramma famigliare messo in scena senza filtri, in cui la stanchezza del protagonista si specchia in una narrazione dilatata, ma non per questo meno avvincente.
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