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The Penguin, uno spartiacque per il cinecomic in TV?

10 minuti di lettura

Dopo otto settimane, è giunta alla sua conclusione, su Sky Italia e Now, The Penguin, serie televisiva di casa HBO e spin-off dell’universo di The Batman di Matt Reeves: Colin Farrell torna nei panni del “Pinguino Oz Cobb, che lotta per costruire il proprio impero criminale nella malavita di una Gotham City ancora più malata e ferita, senza nessun segnale nel cielo.
Meritato successo per pubblico e critica, vediamo insieme perché The Penguin può aver appena settato un nuovo standard per l’adattamento fumettistico sul piccolo schermo.

The Penguin è l’ennesima gemma targata HBO

Immagine tratta dalla serie The Penguin: Oz Cobb (Colin Farrell) guarda in camera; sullo sfondo i colori sfocati delle luci della città.

Può funzionare una serie ambientata nell’universo di Batman, ma senza praticamente il minimo riferimento all’uomo pipistrello? È la sfida che si è posta la showrunner Lauren LeFranc nel portare in scena The Penguin, dimostrando che sì, è effettivamente possibile. Nonostante a uno sguardo superficiale potrebbe sembrare non necessaria, o riempitiva, The Penguin ricostruisce invece gli equilibri di potere del mondo criminale di Gotham, e lo fa con una scrittura eccelsa che pesca a piene mani dai grandi prodotti crime del passato, come I Soprano, Scarface e Quei Bravi Ragazzi, e dalle migliori serie di supereroi come Daredevil.

Il cuore della storia è tutto nei suoi personaggi, nella loro evoluzione tra poche luci e molte ombre: non ci sono figure realmente positive, il marcio di Gotham City viene esplorato appieno e tutti, vittime e carnefici, presto o tardi, vengono risucchiati nella sua ombra. Tutto ciò consente di mantenere sempre alta la tensione e l’interesse, senza doversi affidare ad apparizioni di un Batman impegnato nella ricostruzione dopo l’inondazione della città – anche se, a onor del vero, ci sono un paio di situazioni in cui è abbastanza strano che il Pipistrello non si faccia vedere: verrà spiegato nel sequel?

Com’è stato in The Batman, anche in The Penguin Gotham diventa un personaggio a sé. Ne frequentiamo quasi solo i sobborghi: fumosa e sporca, una belva sfregiata e martoriata dagli attentati dell’Enigmista (la serie è ambientata nelle settimane immediatamente successive al film), che cerca faticosamente di rimettersi in piedi, nella fatica della gente comune e dei quartieri più disagiati. Tra questi c’è Crown Point, tra i più colpiti dalla furia dell’acqua e da cui proviene Victor, adolescente la cui strada s’incrocia presto con quella di Oz.

I due volti di The Penguin: Oz Cobb…

Immagine tratta dalla serie HBO The Penguin, che raffigura in primo piano Oz Cobb (Colin Farrell), sfregiato in volto

Il Pinguino compariva già in The Batman, ma con un ruolo più secondario, data anche la mole di personaggi presenti nel cast: in questo spin-off, ha l’occasione di brillare a 360 gradi, permettendoci di esplorare tutte le sfaccettature della sua disturbata personalità. Viene difficile ricordarsi periodicamente che ci sia davvero Colin Farrell lì sotto – l’ennesima lode va al reparto trucco, lavoro eccezionale – e l’attore irlandese risulta perfetto per interpretazione e presenza scenica.

Siamo lontani dalla più fumettistica versione di Danny DeVito, tra pinguini kamikaze e deformità esagerate: il nomignolo “Pinguino”, qui, viene dato per i suoi difetti fisici a Oz, con disprezzo dai suoi superiori, che costantemente sottovalutano quanto sia ambizioso, scaltro, crudele e opportunista. Non ha problemi a cambiare lato a convenienza, tra i Maroni e i Falcone, facendosi largo, un tradimento e una bugia alla volta, per salvare la pelle e costruire il proprio personale impero, fin proprio alla fine.

L’ispirazione ai due gangster Tony per eccellenza, Montana e Soprano, è evidente, in particolare nella cadenza vocale e nel difficile e morboso rapporto che Oz ha con l’anziana madre Frances – interpretata da una bravissima Deirdre O’Connell, che alza il livello di puntata in puntata – alla quale “dedica” tutta la sua sete di potere. Contrapposto a Frances, c’è appunto il giovane Victor Aguilar (Rhenzy Feliz), che Oz prende sotto la sua ala poiché rivede in lui un giovane se stesso: i due sono accomunati anche dai problemi fisici (nel caso di Victor, la balbuzie). Poi ecco, chi ha visto il finale sa.

Uno dei grandi meriti di The Penguin è l’aver scelto un villain come protagonista e averlo mantenuto tale, invece di edulcorarlo per timore di non far presa sul pubblico, in stile cattivo-deve-affrontare-piu-cattivo-per-sembrare-buono (come circa ogni film del tragicomico Sony Spiderman’s Universe). Oz non è una persona piacevole: è viscido, malvagio, bugiardo, con un malcelato complesso di Edipo. Lo conosciamo al primo episodio come un criminale di medio livello, per poi salutarlo all’ultimo come un vero boss. È questo che ci si aspetta da un prodotto incentrato su un villain: può essere un personaggio incredibilmente carismatico e affascinante anche senza per forza renderlo gradevole agli occhi dello spettatore.

…e una gigante Sofia Falcone

Immagine tratta dalla serie The Penguin: Sofia Falcone (Cristin Milioti) in abiti eleganti, in piedi davanti ad alcuni uomini seduti a un tavolo.

L’altra faccia della medaglia, e la vera mattatrice di The Penguin, però, è la splendida Sofia Falcone di Cristin Milioti. Sono lontani i tempi della dolce Tracy di How I Met Your Mother: questo può essere il vero ruolo della consacrazione per la Milioti, attrice più attiva sul piccolo che sul grande schermo e che qui regala la performance della carriera. Sofia è la figlia del boss Carmine Falcone – deceduto in The Batman e qui impersonato in flashback da un magnetico Mark Strong, al posto di John Turturro – che all’inizio della serie viene rilasciata da Arkham, dove era detenuta per una serie di brutali omicidi di giovani donne, che le era valsa il soprannome di Impiccato.

Sofia è però un personaggio ben più profondo di quello che possa sembrare, ed è lei, a conti fatti, la vera vittima di tutto il marcio in cui è vissuta. Milioti si impadronisce della scena ogni volta che è presente ed è perfetta nel restituire, anche solo con gli occhi, la follia e la rabbia di una ragazza distrutta da traumi ed ingiustizie per la sola colpa del proprio cognome, abbandonata da tutti quelli che le erano vicini, escluso suo fratello Alberto (Michael Zegen).

Diventa quasi più facile empatizzare con lei piuttosto che col vero protagonista quando inizia la sua vendetta e se, come ovviamente per Oz, verranno confermati i rumor sulla sua presenza nei prossimi Batman, sarà un grande piacere rivederla.

The Penguin, nuova prospettiva per il genere sul piccolo schermo?

Immagine tratta da The Penguin con in primo piano Sofia Falcone (Cristin Milioti)

Arrivati a fine 2024, il cinecomic sta arrancando, al cinema ma soprattutto in televisione. Dopo anni di monopolio Marvel, infatti, il pubblico è arrivato ad un punto di saturazione, dovuto anche, banalmente, alla spesso bassa qualità dei prodotti della Casa delle Idee, in particolare sul piccolo schermo, dove le serie da salvare si contano sulle dita di una mano.

Ecco perchè, nel momento in cui il pubblico ha più bisogno di alternative, The Penguin può rappresentare un punto di svolta: prima di tutto per la concorrente DC (pur non inserendosi nella continuity dell’universo che arriverà l’anno prossimo), e poi per tutto il genere, puntando su storie più incentrate sui personaggi e su cosa vogliono raccontare, invece che sulla macro trama, senza paura di osare.

The Penguin è stata concepita per una sola stagione e, al netto di qualche forzatura narrativa qua e là, è sicuramente tra le migliori serie di quest’anno. Non resta che aspettare le prossime storie sul Cavaliere Oscuro per incontrare di nuovo questi volti.


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Classe 2000, marchigiano ma studio Comunicazione all'Università di Padova. Mi piacciono la pallacanestro, i cani e tanto tanto cinema. Oh, e casomai non ci rivedessimo, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!

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