Pronti per Halloween? È periodo di castagne sul fuoco, gnocchi di zucca, qualche bibita calda e soprattutto letargia serale. Cosa guardare in un momento del genere? C’è chi direbbe un horror, ma oggi andiamo oltre il normale. NPC Watch, infatti, la piattaforma streaming interamente studiata dalla redazione di NPC Magazine, offre un ventaglio di possibilità alternative all’horror classico senza essere per forza spaventoso, pieno di jumpscares e sangue a fiumi.
Ecco, quindi, tre film da Fuori di testa: horror e thriller per tutti, la lista di NPC Watch studiata appositamente per le serate autunnali ottobrine.
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The Virgin Spring: halloween si colora di thriller svedese
Chi l’ha detto che Halloween è fatto per l’horror? E soprattutto, chi ha detto che i film di Ingmar Bergman non possono essere considerati thriller inquietanti? The Virgin Spring (1960), o La Fontana della Vergine come viene tradotto qui da noi, è un miscuglio ritmato di angoscia, terrore e scene palpitanti.
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Scritto da Ulla Isaksson, si tratta del ventunesimo film diretto da Ingmar Bergman che arriva nel periodo più florido del regista svedese: appena qualche anno dopo Il Settimo Sigillo (1957) e Il Posto delle Fragole (1957). Come il capolavoro del maestro, Il Settimo Sigillo, anche La Vontana della vergine è una pellicola di stampo biblico, ambientata nel medioevo svedese, e che vede la partecipazione dell’ormai attore fantoccio di Bergman, Max Von Sydow al fianco della brava Birgitta Valberg.
Ancora una volta a Bergman interessa vedere come il sacro viene violentemente dissacrato da un evento drammatico improvviso; e se ne Il Posto delle Fragole il lascito rivoluzionario del regista dona un trauma psichico e nevrotico, ne La Fontana della Vergine il trauma è sociale. La vergine (Birgitta Pettersson) non è altro che una delle due figlie di una coppia che viene mandata insieme alla sorella (Gunnell Lindbolm) a portare delle candele per una chiesa a qualche chilometro di distanza; sulla strada però due banditi rapiscono, stuprano e uccidono la ragazza. Il padre, venuto a conoscenza dell’infame destino della figlia, complotta una vendetta sanguinosa.
Le premesse per un film ritmato e drammatico ci sono tutte, e il maestro Bergman dimostra ancora una volta di essere avanti a tutti in fatto di innovazione stilistica e narrativa. In La Fontana della Vergine dominano i vuoti, la campagna svedese sperduta che abbiamo imparato a conoscere con Il Settimo Sigillo. E con una rapida mossa hitchcockiana, Bergman ambienta la stremata vendetta in una casa isolata: dove niente e nessuno può arrivare.
Anticipando i tempi come solo un genio del cinema e della drammaturgia può fare, Ingmar Bergman mostra un prototipo di thriller hollywoodiano che al tempo era ancora nascosto ai più, e che oggi possiamo rivivere grazie a un’opera mai invecchiata e contemporanea, nonostante la sua imponente sacralità intellettuale.
21 Grammi: per un halloween a piccole dosi
Di 21 grammi con Sean Penn si è parlato molto e ancora molto si parlerà. NPC Watch lo rende disponibile e come per La fontana della vergine, anche se all’apparenza il contesto di Halloween normalmente non lo permetterebbe, pensiamo che sia invece un ottimo film con cui passare le buie serate di fine ottobre.
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D’altronde l’angoscia in 21 grammi è di casa. Film del 2003 scritto da Guillermo Arriaga per Alejandro G. Iñárritu, vede la storia di tre destini incrociati: il matematico Paul Rivers (Sean Penn) gravemente malato e dal matrimonio distrutto, l’ex galeotto convertito Jack Jordan (Benicio Del Toro), e una madre in un grave lutto Cristina Peck (Naomi Watts).
Iñárritu, ovviamente, è l’artefice di una regia magistrale che traspone una sceneggiatura di per sé intricata, e facile da fraintendere. Non c’è dubbio che la prima parte del film possa generare più confusione che altro, ma fidatevi di Iñárritu: vi saprà conquistare. Il film è infatti concepito come un romanzo frammentario e molto ritmato, dalle brevissime scene e con stacchi di montaggio rapidissimi. Andando avanti però, con la storia che man mano prende una sua forma, anche regia e montaggio danno maggiore spazio non solo alla narrazione ma soprattutto alla formidabile recitazione dei tre attori protagonisti.
Un’opera dunque ben congegnata, con scene volutamente confusionarie ma che poi si riveleranno – se sapete concedere tempo al film – le più strappalacrime e spappolacervello che possiate vedere in un film.
21 grammi è poi un titolo casuale? Si riferisce a una qualche dose di stupefacenti? O al peso di qualcosa? Queste le domande, aggiunte a molte altre (più che lecite) che lo spettatore si fa in continuazione. Inutile dire che prima poi tutto ha un senso, come solo un film drammatico del calibro di 21 grammi sa dare.
A Dangerous Method: un Cronenberg diverso
In ultima ma non ultima analisi, A Dangerous Method (2011) di David Cronenberg. Lasciato il body-horror per un po’ di tempo, il buon Cronenberg iniziò a spaziare in lungo e in largo alla ricerca di una sua identità artistica rinnovata. Gli occhi gli caddero su un libro: A Most Dangerous Method di John Kerr. Ne fu immediatamente colpito.
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La storia, che vede un cast d’eccezione (tra tutti anche Vincent Cassel, che rimane impresso nella mente dello spettatore) narra la querelle intercorsa tra il padre della psicanalisi Sigmund Freud (Viggo Mortensen), e il suo ex-amico, collega, e ora rivale Carl Jung (Michael Fassbender). In mezzo a loro spicca una ex-paziente di Jung, Sabina Spielrein (Keira Knightley), innamorata della professione di medico e che ora ambisce a diventare psicologa.
Il perfetto connubio tra il dramma e le schegge orrorifiche è dato principalmente da Cronenberg, che anche se abbandona il suo amato body-horror non lascia spazio a nessun conforto. Come si dice? Il lupo perde il pelo ma non il vizio, giusto?
Non a caso il film, da opera biografica abbastanza pedante, è trasformato da Cronenberg in un brillante thriller dai colori strazianti. Ai protagonisti non da una via di fuga effettiva verso il tragico finale degno da horror; in sé la faida tra i due dottori pare inutile nel contesto in cui operano: quello dei primi anni del Novecento, a ridosso del dramma della Grande Guerra.
Toni cupi, dialoghi ingessati da una retorica infiammante, e interpretazioni da Oscar dei tre protagonisti. Tre semplici ingredienti per la ricetta del thriller perfetto; e allora cosa aspettate? Mangiate subito che si fredda.
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