Dal punto di vista cinematografico, nonostante qualche speranza disattesa, il 2023 non può che essere definito soddisfacente. Merito soprattutto della cara vecchia Hollywood la cui produzione, di solito, perviene in Italia quasi nella sua interezza e di gioiellini internazionali tutti da gustare (per capire di cosa stiamo parlando, meglio consultare una delle nostre liste con le migliori uscite del 2023!).
Quando si parla di contenuti sudcoreani, invece, c’è da tener conto della limitatezza del catalogo dedicato e del fatto che esservi inclusi non sempre è sinonimo di qualità; e difatti, con disappunto dei più appassionati, la maggioranza dei contenuti sudcoreani di Netflix, la regina delle piattaforme streaming, non è riuscita a lasciare il segno, ma solo a innalzare la catasta di titoli utili a passare il tempo il sabato sera (esempi lampanti? Corso Accelerato sull’Amore e Ballerina).
Nonostante le carovane di mediocrità, il 2023 qualche gioiellino l’ha regalato, a volte costruendo una solida base di hype nel pubblico mainstream e altre volte sfruttando contesti un po’ più di nicchia, come quello del Florence Korea Film Festival.
Ecco quindi una lista di titoli sudcoreani che, secondo noi di NPC, hanno segnato il 2023 in positivo, tra K-drama, Serie TV e vere e proprie perle d’autore, con l’auspicio di non essere costretti il prossimo anno a cercare i prodotti migliori per vie traverse.
P.S. Stavolta la lista è in ordine di gradimento!
Decision to Leave
L’ultima opera della leggenda del cinema coreano contemporaneo Park Chan-wook racconta una storia d’amore nata e cresciuta nella burrasca, vissuta all’ombra del sospetto, contaminata da un onnipresente senso di morte e di solitudine. Complesso nella sua costruzione quanto inebriante, Decision to Leave è un thriller che fa del dubbio il suo carburante e dei respiri pesanti il suo marchio di fabbrica, un film disturbante che non si può fare a meno di amare e tra le cui metafore non si può fare a meno di perdersi. In cima alla lista a ragion veduta, Decision to Leave è una perla giustamente osannata da critica e pubblico, frutto di un genio creativo che sembrava aver già dato il suo meglio ma le cui risorse sembrano essere tutt’altro che prosciugate.
The Glory
Distribuita in due parti a distanza di circa un mese l’una dall’altra, giusto per torturare a fuoco lento gli spettatori, la Serie TV The Glory di Ahn Gil-ho sta facendo ancora parlare di sé e della sua carismatica protagonista Moon Dong-eun, la cui ricerca di vendetta (per quanto paziente) non è lineare né poco sussultoria. Organizzato su più di un livello e con numerosi obbiettivi da colpire, il piano di The Glory nasce da speculazioni ben calibrate e meticolose: ciononostante la sua messa in atto mostra punte di ardore e scelleratezza ed è come un ruggito, capace di ferire chi di dovere anche se spezzato dal pianto. Così distante da falso buonismo e politically correct, The Glory agisce come una pacca sulla spalla allo spettatore, suggerendo che qualche volta, da qualche parte, qualcuno potrebbe raccogliere ciò che semina: e per quanto non corrisponda a verità, per alcuni di noi è una dolce consolazione.
Next Sohee
Il vincitore del 21° Florence Korea Film Fest è una struggente pellicola al femminile, crudelmente realistica, che chiunque farebbe fatica a cancellare dalla memoria. Prendendo ad esempio l’alternanza scuola lavoro in Corea del Sud, Next Sohee smaschera una società profondamente contaminata che dietro un’apparente efficienza nasconde macchie, scheletri, tendenze consapevolmente alienanti e distruttive. Con Next Sohee, July Jung non propone soluzioni ma quasi si rassegna, consapevole che nella maggior parte dei casi il sistema comanda e il singolo è destinato a farsi inglobare. L’importante è che le persone lo sappiano: solo così forse, un giorno, Sohee potrebbe diventare un caso isolato invece che il simbolo di un’oscura, spaventosa quotidianità, offuscata da schermi, false notizie e report aziendali.
Through my Midwinter
Un gioiello di cinema indipendente arrivato in Italia grazie al Florence Korea Film Fest, specchio del peggio che la Corea del Sud ha da offrire ai giovani sognatori. In questo caso un contesto dalla competitività ingiustificata e incontenibile, una società cinica che misura il valore con lo stesso approccio con cui si contano le banconote e facendo capo costantemente all’orologio biologico. Through my Midwinter fotografa una generazione con tante aspirazioni costretta a sopravvivere camminando carponi, implorando gentilezza, la cui vita si fonda su rapporti interpersonali destinati a sgretolarsi in nome del nulla. Un inverno gelido, duraturo e fin troppo silenzioso, che secondo dopo secondo penetra nelle ossa; un inverno proprio come il film, doloroso e pietrificante.
Il Tempo per Noi
L’unico K-drama presente in questa lista è una storia d’amore coerente e ben costruita, una ricerca dell’anima gemella perduta al di là del tempo e al di là della morte stessa. Vantando un cast di tutto rispetto, Il Tempo per Noi è come un puzzle da ricomporre un pezzo alla volta, però senza poter cominciare dai bordi. Sviluppandosi su più piani temporali paralleli, la narrazione non manca di generare incredulità ma si ricompone rispondendo ai suoi punti interrogativi con decisione, senza contraddizioni, riuscendo a suscitare emozioni forti. Ciliegina sulla torta, una colonna sonora ad hoc (Gather my tears, di Seo Ji-won) portavoce di una storia vera tutt’altro che felice di cui Il Tempo per Noi è, se vogliamo, la versione alternativa più favolistica che tra una lacrima e l’altra sa consolare.
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