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Pasolini. Cronologia di un delitto politico, quando indagare il passato ha ancora senso

18 minuti di lettura

Pier Paolo Pasolini è stato uno scrittore, un poeta, un regista tra i più importanti e influenti che abbiamo avuto in Italia, tanto amato quanto disprezzato, la sua figura è stata centrale nella storia sociale e culturale italiana fino alla tragica morte avvenuta nel 1975. Una morte che appare ora quasi inevitabile, una conclusione fin troppo perfetta per una vita scomoda, un epilogo conveniente per molti.

Pasolini. Cronologia di un delitto politico è un documentario diretto da Paolo Fiore Angelini che si prefigge il compito di gettare nuova luce sull’omicidio, scavare nelle zone più oscure, scoprire e dare voce e nuove possibilità. Ma per capire la morte di Pasolini è necessario conoscere la sua vita, legata a doppio filo con la storia sociale e culturale italiana.

Prima di Pasolini. Cronologia di un delitto politico, la morte e la vita dell’intellettuale

Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini è stato ucciso la notte del 2 novembre 1975 all’idroscalo di Ostia. A ucciderlo è stato il passaggio sopra il suo corpo, già fortemente martoriato, della sua auto. Questo è tutto quello che di certo c’è riguardo l’omicidio. Tutto il resto sono supposizioni, opinioni, ipotesi, come ben sarà raccontato in Pasolini. Cronologia di un delitto politico.

La stessa notte, a bordo dell’auto di Pasolini, è stato fermato dalla polizia Giuseppe Pelosi che poco dopo si è dichiarato colpevole dell’omicidio, confessione supportata dal ritrovamento fortuito dell’anello di Pelosi affianco al corpo dell’assassinato. La notizia viene immediatamente diffusa dalla stampa nazionale e accolta come verità da tutti. Alla confessione seguono indagini frettolose e sommarie, malamente condotte, accompagnate da articoli che continuano a denigrare e screditare il lavoro e la figura stessa dell’intellettuale italiano in quanto omosessuale di sinistra.

L’omosessualità di Pasolini riveste probabilmente il peso maggiore nella sua morte perché ha avuto sempre un ruolo primario nei giudizi a lui rivolti da colleghi, critici, giornalisti, politici detrattori. Siamo a metà degli anni ’70 e l’omosessualità era disprezzata a destra ma era mal vista anche in alcuni settori della sinistra, raccontata dai media come una devianza. La figura di Pasolini era per questo in sé contraddittoria e scomoda, non nascondeva la sua omosessualità, si dichiarava ateo e anticlericale e rivendicava la sua militanza politica. Siamo nei cosiddetti anni di piombo, in cui gli scontri e le stragi quasi non si contato e Pasolini è in prima linea, schierato contro la classe politica, contro i neofascisti, contro la borghesia, contro i complotti politici ed economici.

I processi, gli scandali e le prese di posizione

Pasolini. Cronologia di un delitto politico

Pasolini nel corso della sua vita di processi ne ha subiti molti, il primo risale al 1949 per atti osceni in luogo pubblico, e nonostante l’assoluzione venne comunque espulso dal PCI e gli fu revocata la possibilità di continuare a insegnare (a quel tempo, infatti, rivestiva l’incarico di insegnante alle scuole medie). Dopo il trasferimento a Roma, Pasolini comincia a dedicarsi alla sua carriera di scrittore e poeta e nel 1955 esce Ragazzi di vita, romanzo con al centro la storia di alcuni ragazzi delle borgate romane che si destreggiano tra piccoli lavoretti, furtarelli e prostituzione. L’opera è subito accusata di oscenità per contenuti pornografici, ma anche questa volta lo scrittore viene completamente assolto.

Ma Ragazzi di vita rappresenta solo il primo di una lunga serie di attacchi rivolti alle opere di Pasolini, attacchi che, in fondo, non sono altro che accuse alla sua persona, al suo stile di vita e al suo pensiero. È quello che accade anche al successivo romanzo del 1959, Una vita violenta, e quello che si verifica anche per il suo primo film, Accattone (1961). Il film fu presentato alla Mostra del cinema di Venezia di quell’anno, dove subì dure proteste. Ma fu alla prima a Roma, al cinema Barberini, che la situazione degenerò: un gruppo di neofascisti, infatti, cercò di impedire la proiezione con azioni violente non solo contro la sala cinematografica ma anche contro il pubblico. Accattone non fu distribuito nelle sale italiane a causa di un blocco dalla censura.

Un trattamento simile toccherà anche al film successivo, Mamma Roma (1962). Presentato alla Mostra del cinema di Venezia, ottiene un’accusa per oscenità, subito ritirata, e alla prima romana del film, al cinema Le quattro fontane, Pasolini viene nuovamente aggredito da un gruppo di neofascisti. Più grave è la sorte toccata al lavoro successivo, La ricotta, mediometraggio che compare nel film collettivo Ro.Go.Pa.G. (gli autori degli altri episodi sono Roberto Rossellini, Jean-Luc Godard e Ugo Gregoretti). Il film esce nel 1963 e Pasolini decide di mettere in scena una ricostruzione della Passione di Cristo, ma il suo episodio fu subito accusato di vilipendio alla religione di stato e sequestrato.

L’anno successivo esce Il Vangelo secondo Matteo che rianima le polemiche mai veramente sopite de La ricotta, vista la trattazione del tema religioso. Alla Mostra del cinema del 1968 Pasolini presenta il film Teorema, subito sequestrato per oscenità e per il quale dovrà subire un processo.

Sempre nel 1968 vanno collocati i fatti di Valle Giulia, uno scontro molto acceso tra universitari e poliziotti a seguito dello sgombero, da parte della polizia, dell’università La Sapienza occupata dagli studenti. L’episodio è uno dei tanti di questo periodo ma è tra i più ricordati anche per l’intervento scritto da Pasolini, una poesia intitolata Il PCI ai giovani, in cui si dichiara dalla parte dei poliziotti perché figli dei poveri in contrasto con gli universitari figli di papà. La poesia venne immediatamente strumentalizzata e il pensiero di Pasolini per nulla approfondito e il suo stato di isolamento all’interno delle fila della sinistra italiana aumentò.

È dell’anno dopo la strage di Piazza Fontana a Milano ed è a questo punto che Pasolini intensifica la sua partecipazione e la sua militanza politica. Continua comunque la sua produzione cinematografica con la cosiddetta Trilogia della vita: Il Decameron, I racconti di Canterbury e Il fiore delle Mille e una notte. Tre film – soprattutto i primi due – che verranno fortemente attaccati, subendo azioni giudiziarie e di censura.

In questi anni comincia a collaborare con il Corriere della Sera per il quale scrive una serie di interventi di carattere sociale, culturale e politico che saranno poi raccolti nel volume Scritti Corsari. Sono articoli in cui più volte preconizza e denuncia la deriva della futura società dei consumi, della globalizzazione in cui trionferà il consumismo e si giungerà all’omologazione della cultura e del pensiero. È in questo contesto che si inserisce l’articolo, sempre per il Corriere della Sera, Cos’è questo golpe? Io so in cui parlava di quelli che secondo lui erano i veri colpevoli delle stragi italiane da Piazza Fontana in avanti: la Democrazia Cristiana, i Servizi Segreti e tutti gli alleati di governo.

Gli ultimi due lavori a cui Pasolini si stava dedicando prima di morire sono il romanzo Petrolio e il film Salò: le 120 giornate di Sodoma, entrambi usciti postumi. Le ultime due opere di Pasolini sono estremamente importanti nel disegno della sua morte perché rappresentano perfettamente il clima dell’Italia del tempo, un clima di violenza diffusa, di corruzione, di politica alla deriva che ha alimentato l’odio verso la figura apparentemente spavalda e senza paura di Pier Paolo Pasolini. Salò, secondo le parole di Pasolini stesso, è propriamente un film sul potere e sull’anarchia del potere che può fare quello che gli pare, un film sulla violenza e sulla libertà di esercitarla.

Può essere letto anche come un’ultima sfida alla censura, e infatti il film subì un lunghissimo iter giudiziario venendo accusato e ritirato più volte dalla circolazione. Anche Petrolio è un’opera dedicata al potere e a molte altre tematiche care da sempre a Pasolini, oltre ad essere un romanzo di denuncia delle stragi terroristiche italiane e dei complotti politico-economici. Quello che fa più scalpore e che induce a un’attenta riflessione è l’intenzione da parte di Pasolini di mettere al centro l’affare ENI, il caso Enrico Mattei e la presunta partecipazione di Eugenio Cefis. Una denuncia forte, pericolosa, quella dell’ultimo Pasolini, forse la goccia che fa traboccare il vaso della tolleranza con cui avevano sempre appreso le sue opere e i suoi articoli.

Chi? I politici che aveva denunciato o che si era prefissato di denunciare, i fascisti, i poliziotti corrotti e gli appartenenti ai servizi segreti deviati. Sembra la trama perfetta di un complotto, sembra una fantasia, una storia, ma di vero c’è quello che emerge dalle opere di Pasolini, il suo pensiero, unico e controcorrente, fortemente critico nei confronti del suo presente, fastidioso per molti. Era quello che si voleva uccidere, il suo pensiero, lo si voleva zittire, eliminare.

Eccoci arrivati a Pasolini. Cronologia di un delitto politico.

Pasolini. Cronologia di un delitto politico, il documentario

Pasolini. Cronologia di un delitto politico

Pasolini. Cronologia di un delitto politico si presenta come un film-inchiesta, porta infatti avanti l’indagine sulla morte di Pier Paolo Pasolini, si prefigge di arrivare alla verità ancora, dopo quasi 50 anni, celata. La modalità scelta è quella dell’intervista a una serie di personalità a vario grado collegate a Pasolini o al suo omicidio: amici, studiosi, colleghi e in più Antonio Cornacchia, il generale responsabile dell’inchiesta.

Ispirandosi al libro Pasolini, un omicidio politico di Andrea Speranzoni e Paolo Bolognesi, il documentario elimina fin da subito la possibilità che il colpevole dell’omicidio sia unicamente Giuseppe Pelosi e propone e approfondisce le varie ipotesi che negli anni si sono accumulate. Fin dal suo titolo, Pasolini. Cronologia di un delitto politico dichiara la credenza della matrice politica dell’omicidio Pasolini, ma affermare il coinvolgimento politico e risalire ai veri responsabili sono cose molto diverse.

A sostegno dell’opinione che Pelosi non fu il colpevole, o per lo meno l’unico colpevole, si sono schierate diverse persone nel corso degli anni: la prima su tutti fu Oriana Fallaci che, a pochi giorni dalla morte, pubblicò sull’Europeo un articolo in cui evidenziava come Pelosi non poteva per forza di cose essere stato da solo quella notte; da questo articolo nacque una contro-inchiesta portata avanti da alcuni giornalisti. Da li in avanti si sono accumulati libri, documentari e film che hanno ripercorso in vario modo l’omicidio di Pasolini e le indagini. Tra tutti possiamo solo citare il film del 1995 di Marco Tullio Giordana, Pasolini, un delitto italiano e La macchinazione, film del 2016 di David Grieco, regista – già assistente di Pasolini -presente anche come intervistato in Pasolini. Cronologia di un delitto politico.

La domanda che ci si pone subito è cosa di nuovo possa apportare il documentario a un’indagine chiusa da tempo a cui sono stati dedicati già numerosi film, documentari e libri. Pasolini. Cronologia di un delitto politico non rivela niente di nuovo, non dichiara nessuna verità nascosta e non apre nessuna nuova pista, ma affronta il tema in una maniera inedita, non portando avanti nessuna vera ipotesi ma ritenendole tutte possibili.

Ciò che di più interessante emerge da Pasolini. Cronologia di un delitto politico è che il mistero che avvolge la morte di Pasolini in realtà avvolge anche la persona. Ciò che più salta all’occhio, infatti, è che i diversi intervistati propongono ognuno una lettura e un ricordo diverso di quello che Pasolini è stato, restituendo quindi un ritratto sfaccettato e a tratti sfuggente. Soprattutto per questo ogni ipotesi è ancora ritenuta valida, perché Pasolini risulta così frammentato, così composito da poter essere stato coinvolto in diversi giri, più o meno loschi, più o meno malavitosi, da essere nemico di diverse frange della società più o meno alta, più o meno abbienti o importanti.

Pasolini. Cronologia di un delitto politico è un montaggio di diverse interviste che ricordano nell’aspetto e nella presentazione gli interrogatori polizieschi, con lo sfondo completamente nero e la luce puntata sull’interrogato. Ciò che emerge dai diversi racconti è soprattutto il ricordo del clima di violenza e odio che caratterizzava il periodo e la figura di Pasolini, un clima alimentato da più parti: dai fascisti, dalla malavita, dalla politica che si estende infine a una società intera, ancora troppo acerba per capirne il pensiero e la portata, troppo ottusa e troppo facilmente influenzabile dai media.

Pasolini. Cronologia di un delitto politico non apporta niente di nuovo e niente di più a un omicidio e a un’inchiesta che sono destinati a rimanere inconclusi, ma forse ha il merito di farci tornare a parlare di un poeta, uno scrittore, un regista troppo importante per poter essere dimenticato. Ha il merito di farci tornare a riflettere su un periodo della nostra storia complicato, fosco, problematico: quegli anni ’70 così ricchi di avvenimenti e fondamentali per capire il nostro presente: un oggi che risulta altrettanto complicato, fosco e problematico.


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Chiara Cazzaniga, amante dell'arte in ogni sua forma, cinema, libri, musica, fotografia e di tutto ciò che racconta qualcosa e regala emozioni.
È in perenne conflitto con la provincia in cui vive, nel frattempo sogna il rumore della città e ferma immagini accompagnandole a parole confuse.
Ha difficoltà a parlare chiaramente di sé e nelle foto non sorride mai.

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