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«The Outsider», la paura come un Virus nella serie da Stephen King

10 minuti di lettura

Ideata da Richard Price, The Outsider è la nuova serie TV targata HBO e prodotta da Sky Atlantic. È andata in onda nei mesi di febbraio e marzo in sole 10 puntate. La serie, stando alle varie critiche, ha riscosso un importante successo, tanto da decretarsi un posto in prima fila. The Outsider è l’adattamento seriale dell’omonimo romanzo di Stephen King, pubblicato nel 2018. Per chi fosse a digiuno dello scrittore, l’autore di opere come It e Shining è famoso per i suoi scenari thriller/horror e per le ambientazioni inquietanti rimasti nel cuore di molti lettori.

Di certo, però, non ci troviamo dinanzi a un primo riadattamento di un’opera di King. Sebbene alcune opere abbiano ottenuto un grande successo, altre opere un po’ meno, The Outsider riprende con cura e coerenza sia i personaggi, sia le ambientazione ideata dallo scrittore. In questo articolo vi offriremo un resoconto, sperando che susciti il vostro interesse.

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The Outsider serie tv Stephen King

«The Outsider», trama

Cherokee City, Georgia. Una normalissima cittadina americana, dove tutto è sempre così tranquillo. Una mattina, tuttavia, viene trovato il cadavere mutilato di un bambino, Frank Peterson. Il corpo è ricoperto di saliva e di segni di morsi umani. Viene chiamato a indagare il detective di zona, Ralph Anderson (Ben Mendelsohn), un uomo da un passato burrascoso per via della perdita di suo figlio.

Grazie agli indizi, all’esame del DNA e ai testimoni oculari, Ralph riesce a inchiodare il presuto assassino, Terry Maitland (Jason Bateman), un uomo del posto, padre di famiglia e molto amato dalla comunità. Tutto sembra andare per il meglio, se non fosse che Terry può dimostrare che il giorno dell’omicidio era da tutt’altra parte. Filmati, testimoni oculari e ulteriori tracce del DNA, testimoniano che era a un raduno letterario.

Come può una persona trovarsi in due posti contemporaneamente? Il pragmatismo poliziesco sembra vacillare dinanzi a prove schiaccianti, sicché l’innocenza di Terry è sempre più evidente. In soccorso alle indagini giunge una detective, Holly Gibney (Cynthia Erivo), la quale è convinta di trovarsi di fronte a un doppleganger, un vero e proprio copione in carne e ossa. È davvero così? Quanti posso credere alla sua “bizzara” teoria? E soprattutto, chi c’è dietro a tutto?

The Outsider serie tv Stephen King

Oltre il reale?

A ben vedere, la serie The Outsider comincia nel modo più normale del termine. Un omicidio, un presunto colpevole, un detective che indaga. Tutto sembra rimandare al genere noir/poliziesco. Così come è normale che a un certo punto, durante le varie indagini, qualcosa sembra andare storto: il presunto colpevole è in realtà innocente, e pertanto il detective incaricato è costretto a ritornare sui propri passi.

In fin dei conti, The Outsider si poggia sul semplice cliché. Ma con una sottile differenza, merito senza dubbio del genio di Stephen King: un qualcosa di non-reale sembra dominare la scena degli omicidi. Quanto davvero sia credibile? Fin dove si può spingere una persona a supporre che sia tutto vero?

All’interno di The Outsider siamo condotti a ripercorrere la pista dell’omicida mediante gli occhi pragmatici di Ralph. Il suo realismo e cinismo sbatte contro un muro di gomma, sicché appare impossibile che a governare la pista degli assassini sia un qualcosa di ultraterreno.

Per questo giunge in aiuto la detective Holly, una donna convinta che oltre alla realtà circostante vi è un qualcosa di più profondo e oscuro. È lei, infatti, a sostenere la teoria del doppleganger, per quanto assurda possa essere. Ed è sempre lei a mostrarci il vero assassino: El Coco, un mostro mitico, equivalente all’odierno Uomo Nero.

Le carte sono state scoperte. Sta a noi spettatori, così come ai detective impegnati nel caso, ad accettare o meno la novità. Non mancano atteggiamenti di scetticismo che portano Holly a sentirsi sola (infatti, per tutta la serie, lei investiga in solitudine). Ma per quanto ci si ostini a rifiutare il dato, siamo propensi a riconoscere l’intento. E, alla fine, ad accettare per vero il tutto.

The Outsider serie tv Stephen King

Come un virus

La grandezza di The Outsider è legata al suo voler condurre le indagini a una spiegazione razionale. Una volta scoperto l’esistenza di El Coco, la serie non cerca di indagare l’origine di questo misterioso essere. Infatti a ogni chiarimento di spiegazione sulla sua provenienza, il “non lo so” irrompe sulla scena, quasi a suggellare ogni vano tentativo.

È frutto di una credenza popolare? Chissà. Ciò che conta, allora, è capire come fa questo spirito a impossessarsi di un corpo umano. Ma soprattutto se lui ha uno scopo ben preciso, se segue una pista certa nei suoi omicidi, oppure vi è dell’altro. In The Outsider una risposta sembra esserci e ci giunge a metà serie.

In una puntata Holly, durante una semplice chiacchierata con una barista, ha un’illuminazione: questo El Coco si espande come se fosse un virus. E come tale ha bisogno di un organismo per sostentarsi. Non è un caso, infatti, che i presunti colpevoli siano ritrovati con delle strane secrezioni all’altezza del collo. Inoltre, osservando attentamente i filmati delle indagini, si scopre come l’infetto da El Coco graffi un altro individuo, trasmettendogli il virus.

Vi è un chiaro intento simbolico, frutto del genio e dell’immaginario di King. El Coco si nutre del dolore, della paura insita negli esseri umani. Emozioni viscerali che tendono a espandersi, coinvolgendo più soggetti. Per questo la scia di infetti è notevole.

Ma qual è il vaccino per questo virus? La serie, nel suo piccolo, cerca di donare delle piccole risposte. Per quanto sia difficile trovarsi dinanzi a situazioni avverse, per quanto l’animo umano possa arrendersi e soccombere, il destino di ognuno di noi è appeso alla semplice volontà di andare avanti. Ralph, il detective, soffre per la perdita di suo figlio. È tormentato dal suo fantasma, alimentando la personale spirale di dolore.

Che fare quindi? Lottare affinché il virus non si impossessi di noi. Sembra un rimando all’attualità e se l’intento di King fosse quello, non potremmo saperlo se non chiedendolo di persona. Coincidenza o meno, The Outsider ci insegna che basta avere fiducia e non arrendersi per evitare che i demoni interni ci divorino e si nutrino di noi. El Coco o altro che sia!

Aspetti tecnici

In The Outsider non si può rimproverare quasi nulla. La serie si regge da sola, grazie al cast e all’intera storytelling. Tuttavia si potrebbe criticare per il paragone ad altre opere. Infatti non deve sorprendere se l’ambientazione, la fotografia e le inquadrature ricordino serie TV come True Detective.

Tuttavia, le differenze con la serie di Nick Pizzolatto sono sostanziali. The Outsider si regge molto sulla perfomance dell’intero cast, sulla capacità di trasmettere emozioni e stati d’animo che ci spingono a osservare il tutto dalla loro angolazione.

Ottima è anche la fotografia, la quale riesce a ricreare fedelmente l’immaginario inquietante presente nel romanzo. I più fedeli sostenitori di Stephen King non avranno nulla a che rimproverare. Tutto è realizzato nella maniera più fedele e minuziosa possibile.

The Outsider, infine, è una serie che mira alle grandi pretese. La sua narrazione lenta e silenziosa, la porta a essere un prodotto che acquista un’importanza solo dopo averla vista e vissuta pienamente. E magari, chissà, ottenere premi di un certo livello.

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Classe ’93, vivo a Taranto, città che un tempo era l’angolo di mondo che più allietava il poeta latino Orazio. Laureato in lettere, trovo nella letteratura un grande appagamento dagli affanni quotidiani. La mia vita è libri, scrittura, film e serie TV. Sogno di fare della cultura il mio pane quotidiano.