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Twisters, catastrofismo adrenalinico e tempeste interiori

Twisters, catastrofismo adrenalinico e tempeste interiori

6 minuti di lettura

Sequel stand-alone di Twister, film di grande successo del 1996, Twisters è un disaster movie diretto da Lee Isaac Chung, regista di Minari, e con protagonisti Daisy Edgar-Jones, Glen Powell, Anthony Ramos, Brandon Perea, Daryl McCormack, Maura Tierney, Sasha Lane, Kiernan Shipka e David Corenswet. Disponibile nelle sale italiane dal 17 luglio, e prodotto da Warner Bros, Universal Pictures e dalla Amblin Entertainment di Steven Spielberg – già produttore dell’originale -, Twisters ricalca le orme del suo predecessore, adattando la narrazione alla contemporaneità e fornendo una rilettura parziale in chiave ambientalista.

L’ossatura rimane quella ideata da Michael Crichton, autore del soggetto appunto, nonché di Jurassic Park, con cui Twisters condivide effettivamente alcuni elementi in comune, e Mark L. Smith, sceneggiatore della pellicola, unisce l’avventura catastrofica a un romanticismo latente che accompagna la narrazione per gran parte della sua durata. Twisters è un disaster movie piuttosto classico. Insiste sul rapporto tra uomo e natura, offrendo alcuni spunti interessanti sull’attualità, si approccia talvolta a una dimensione più intima del racconto, ma soprattutto intrattiene, trovando il suo carburante adrenalinico in quel catastrofismo che il pubblico si aspetta di vedere.

Twisters: caccia al tornado

Daisy Edgar-Jones e Glen Powell in Twisters

Kate Cooper è una giovane scienziata che lavora nell’ambito della meteorologia, e che qualche anno prima aveva vissuto il dramma di perdere il fidanzato e alcuni dei suoi migliori amici durante un esperimento per comprendere come ridurre l’intensità di un tornado. Kate è passata così dall’essere una cacciatrice di tempeste a una più tranquilla vita d’ufficio, cercando di metabolizzare il trauma, ma soffocando al tempo stesso la sua più grande passione. Così, quando Javi, l’unico sopravvissuto a quell’esperimento, la rintraccia per proporle di partecipare a un progetto che ruota proprio intorno allo studio dei tornado, Kate decide di accettare la proposta.

Sarà proprio durante i preparativi per la prima “caccia al tornado” che Kate farà la conoscenza di Tyler Owens, un affascinante youtuber e cacciatore di tempeste che, insieme al suo gruppo di collaboratori, realizza video spericolati ostacolando spesso il lavoro di Javi e della sua squadra. Kate e Tyler condividono la stessa passione, e di fronte a un tornado, i loro occhi si illuminano di meraviglia. Così, nonostante una prima impressione non proprio lusinghiera, Kate entrerà sempre più in sintonia con Tyler, mentre quest’ultimo imparerà a togliersi una maschera fatta di vuota apparenza, fino a quando, venuto a conoscenza del suo passato e dei suoi studi, cercherà di aiutarla a perfezionare il suo esperimento.

Il rapporto uomo-natura e il tornado come metafora

Un'immagine di Twisters di Lee Isaac Chung

Come abbiamo accennato precedentemente, Twisters insiste sul rapporto tra uomo e natura. Lo fa sottolineando la nostra irrisorietà di fronte alla maestosità di quest’ultima e ambientando la narrazione nelle sconfinate pianure dell’Oklahoma. Tuttavia, il film di Lee Isaac Chung fornisce anche una lettura in chiave ambientalista, perché il disaster movie diventa un eccellente mezzo per mettere il pubblico di fronte alle questioni di attualità, e per questo Twisters riflette sul comportamento dell’uomo in relazione alla crisi climatica, servendosi della questione ambientale per criticare in maniera più ampia anche la società americana e il capitalismo insito in essa.

Sebbene la sintonia tra Daisy Edgar-Jones e Glen Powell sia innegabile, quando Twisters si lascia andare a quel romanticismo latente che accompagna la narrazione, la sensazione è che la dimensione più intima del rapporto tra Kate e Tyler non riesca ad essere pienamente soddisfacente. Nonostante le relazioni umane siano il collante del film, facendo da contraltare al catastrofismo più adrenalinico, Twisters risulta più centrato sulla caratterizzazione dei singoli personaggi.

Uno degli aspetti più interessanti del film è infatti l’arco narrativo di Kate, l’influenza del dramma vissuto sulla sua vita. Nell’originale del 1996, l’ossessione di Jo (Helen Hunt) nasce proprio da un trauma infantile come la morte del padre a causa di un tornado. Per Kate sarà invece il contrario, perché quel trauma la porterà a soffocare per anni la sua passione, divorata da un senso di colpa insopprimibile. Mark L. Smith delinea la caratterizzazione della protagonista intorno a un paradosso che diventa metafora. Kate insegue le tempeste cercando di domarle, ma dentro lei si nasconde una tempesta interiore che riuscirà a domare soltanto portando a compimento il suo esperimento.


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Sono Filippo, ho 22 anni e la mia passione per il cinema inizia in tenera età, quando divorando le videocassette de Il Re Leone, Jurassic Park e Spider-Man 2, ho compreso quanto quelle immagini che scorrevano sullo schermo, sapessero scaldarmi il cuore, donandomi, in termini di emozioni, qualcosa che pensavo fosse irraggiungibile. Si dice che le prime volte siano indimenticabili. La mia al Festival di Venezia lo è stata sicuramente, perché è da quel momento che, finalmente, mi sento vivo.

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