Lo scorso 2 dicembre il regista americano Oliver Stone ha presentato il suo ultimo documentario sulla sensibilizzazione e la promozione dell’energia nucleare Nuclear Now al Cinema Massimo. Nella cornice del 41esimo Torino Film Festival è stato insignito della Stella della Mole, premio che omaggia i più grandi autori della Settima Arte che passano per la città sabauda come Tim Burton, Damien Chazelle, Pablo Larrain e Asghar Farhadi e i più celebri attori tra i quali Kevin Spacey e Isabella Rossellini.
Prima della proiezione, Oliver Stone ha tenuto una masterclass alla Cavallerizza Reale davanti ad un pubblico di appassionati e giornalisti, dove ha raccontato le tappe fondamentali della sua carriera e le bugie che lo hanno tormentato e portato a narrare e ricostruire i più grandi fatti storici e sanguinosi della Storia Americana. Stone si è soffermato a parlare dei suoi ultimi documentari, citando anche il controverso Ukraine on Fire, in merito alla domande sulla realizzazione della celebre e discussa videointervista al presidente russo Vladimir Putin.
Riguardo la situazione geopolitica dell’Ucraina e il ruolo militare degli Stati Uniti, Stone è stato molto critico poiché ha ribadito che il suo paese, secondo uno schema strategico già visto nel conflitto in Afghanistan e in altri ancora, ha mirato ad appropriarsi delle risorse naturali della Russia. Lo stesso presidente Putin, a detta del regista durante le riprese della miniserie televisiva del 2017, non ha mai voluto dichiarare guerra all’Ucraina.
Oliver Stone, una lotta contro le bugie del potere
Beatrice Borgia, presidente della Film Commission Torino Piemonte, assistita dal direttore del festival Steve Della Casa e David Grieco, prende spunto per la prima domanda al regista dall’autobiografia Cercando la luce: Oliver Stone racconta in prima battuta che la sua vita è stata segnata da molte bugie, in particolare tre grandi menzogne, e che lui ha cercato in ogni modo di svelare la verità, anche se tragica o scomoda.
La prima grande bugia risale al divorzio dei suoi genitori e all’infelice vita coniugale che venne a galla dopo la separazione, motivo per cui molti critici lo stroncarono e gli additarono di essere un paranoico ai tempi dell’uscita di JFK – Un caso ancora aperto. La seconda è relativa alla guerra del Vietnam che si rivelò essere una catastrofe senza pari per il suo paese, specialmente per la sua generazione mandata al massacro e intontita dalla propaganda: lo stesso regista, abbandonati gli studi, si arruolò e fu vittima del fuoco amico e testimone di uccisioni ingiustificate di civili in massa. La terza grande bugia è il mistero sull’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, che ha portato sulla schermo varie volte e su cui tutt’ora indaga e lotta per rivelare al mondo i veri mandanti dell’omicidio e le procedure affrettate e sconclusionate della scientifica riguardanti il caso.
Oliver Stone è molto attento alla contestualizzazione storica dei suoi film, rafforzata da un uso sapiente della musica: nel corso della sua carriera si è avvalso della collaborazione di molti compositori famosi, tra i quali Ennio Morricone, Vangelis e John Williams, facendone lavorare persino quattro diversi in Ogni maledetta domenica. Afferma, inoltre, che ogni film ha il suo mood musicale ed è una reazione e uno specchio del suo tempo.
Si è soffermato molto sul caso dell’assassinio di Kennedy, citando non solo il film del 1991, che ha messo in pericolo la sua carriera, ma anche il documentario di quattro ore che approfondisce le indagini sul caso, JFK Revisited: Through the Looking Glass: secondo Oliver Stone l’autopsia sul corpo è stata condotta maldestramente da un team della scientifica alle prime armi, forse ingaggiato apposta, e la Commissione Warren è complice dell’occultamento di particolari che avrebbero portato a rivelazioni sconvolgenti.
Oliver Stone e il suo impegno politico e ambientalista
Durante l’incontro, al quale ha partecipato anche Stefano Buono, fisico e amministratore delegato della startup torinese newcleo, Oliver Stone ha promosso il suo ultimo documentario, dedicato alla memoria di Vangelis, che è un apologia e uno studio sull‘energia nucleare, considerata una fonte più pulita di quelle fossili e fortemente osteggiata dalle lobby del petrolio. Oltre a sostenere la sua idea sul nucleare, Oliver Stone ha ribadito di continuare le ricerche sulle altre fonti di energia rinnovabili e ha menzionato alcuni colleghi dello showbiz americano, ostili al nucleare, come Jane Fonda e Bruce Springsteen, principale promotore del movimento anti-nucleare.
La sua vita è stata la base di molti film della sua carriera e tutt’ora con il suo stile sincero, schietto e discusso, porta avanti le sue tesi politiche che mirano a rivelare i complotti della storia del suo paese e a proporre nuovi modelli di narrazione del reale e d’indagine. Quello di Oliver Stone è un cinema di sconfitti e anti-eroi che lottano contro un sistema che non permette di raggiungere i loro obiettivi o di reintegrarsi serenamente in una società che li esclude, come nel caso del veterano del Vietnam Ron Kovic di Nato il quattro luglio o il giovane broker di Wall Street, Bud Fox, allevato e truffato dal machiavellico Gordon Gekko.
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