Due estremi: la pioggia di The Batman che inonda Gotham City e le profondità marine di Pandora. Il 2022 è tutto nel movimento impetuoso dell’acqua, che ne ha inaugurato e chiuso un percorso lungo e imprevedibile. Il cinema dell’anno vola con Tom Cruise e viaggia nel tempo, con Blockbuster dalle forme novecentesche – tanto Top Gun: Maverick quanto Avatar: La Via dell’Acqua – e nelle memorie anni ’70 di PTA. C’è molto spettacolo in questo 2022. Il corpo di Elvis, attrazione mirabolante nell’interpretazione unica di Austin Butler, la vita di Spielberg, il multiverso unico e caloroso de I Daniels. Ma è spettacolo anche l’imprevedibile Guadagnino, che firma un’avventura romantica e cannibale, storia che ci divora e cambia per sempre. Lo schermo ambisce alla sorpresa, ancora e sempre di più. Il cinecomic domina i box office, ma The Batman è un oggetto unico, raro; avvolto dal fascino di tenebre che vibrano sullo schermo. Persino Pinocchio, storia oggetto di continui rimaneggiamenti, è novità incredibile nelle mani di Del Toro. Il cinema che si ripete ma trova parole nuove.
Abbiamo scelto 10 titoli, i migliori film secondo noi. Non sono tutti, non sono in ordine. Quel che non c’è, probabilmente è in un’altra lista. Quel che c’è, l’abbiamo amato; ecco perché.
Licorice Pizza, di Paul Thomas Anderson
Per molti un film simbolo del 2022, per tanti altri un film simbolo di un cinema classico ormai raro al giorno d’oggi. Se Billy Wilder nel suo studio aveva un quadretto con la scritta How would Lubitsch do it?, Paul Thomas Anderson ha dichiarato che, in fase di scrittura di Licorice Pizza, spesso si sbloccava pensando alla frase How would Wilder do it?.
Il risultato è una commedia romantica brillante, sospesa come l’età delle incertezze, caratteristica principale dei suoi protagonisti – Alana Haim e Cooper Alexander Hoffman – e del loro rapporto, profondamente imperfetto e per questo così reale. Il film stesso è il loro rapporto: inizia con il loro incontro, finisce con la loro unione, li segue quando camminano, li scruta quando si ingelosiscono, li mette in difficoltà in ipotetici pericoli che, anche se poi non si concretizzano, ci dicono tanto sul loro carattere. Alla fine del film li conosciamo e li amiamo come fossero persone a noi care. Un cinema di sensazioni, costruito su un amore ostacolato da futili pesanti paranoie, fatto di mani che si sfiorano e di cornette che aspettano risposte.
Avatar: La Via dell’Acqua, di James Cameron
Dopo tredici anni il mondo intero torna finalmente su Pandora. Gli occhi di chi guarda possono tornare a brillare per la meraviglia del cinema, immergendosi nel magico stupore per cui la settima arte è nata. All’inizio del ‘900 Georges Méliès incantava gli spettatori dando loro la possibilità di assistere a qualcosa di nuovo, qualcosa di mai visto né provato prima; lo stesso fa James Cameron, prima nel 2009 e poi nel 2022, perché quando si parla di Avatar una volta entrati in sala sappiamo di star per fare delle nuovissime esperienze cinematografiche (e quindi di vita). Sarebbe riduttivo parlare di Avatar: La Via dell’Acqua solo concentrandosi sulle indubbie capacità tecniche e innovative del suo regista.
Cameron è prima di tutto un grande produttore, colui che oggi conosce l’industria cinematografica più di chiunque altro, motivo per cui si permette di fare un sequel che sa di remake, puntando sulle nuove generazioni sia nella trama dell’opera che sul target, una scelta intelligente e necessaria per far avvicinare i giovani che hanno dominato i botteghini in questi anni d’attesa targati Marvel Studios, anni in cui l’intrattenimento si è evoluto, e Cameron da grande produttore si evolve a sua volta.
The Batman, di Matt Reeves
Il Bruce Wayne di Matt Reeves interpretato da Robert Pattinson è un unicum nella storia cinematografica del pipistrello di Gotham: impotente e fragile, socialmente riconosciuto come il pezzo grosso della città, ma talmente insicuro di sé che per molti appare come un personaggio poco riuscito. Mentre questo Bruce è “debole”, il suo Batman è il più potente e terrificante mai visto sul grande schermo, praticamente indistruttibile e in grado di incutere timore come nessun’altra trasposizione del vigilante di Gotham.
The Batman è un cinefumetto che rivendica le sue origini cartacee e le unisce alla settima arte, anche grazie alle incredibili colonne sonore di Michael Giacchino, sfruttando le atmosfere del genere noir, la tensione del genere thriller-investigativo e il pathos dei revenge movie, non tralasciando però un’estetica curata e intrigante con ottime scene d’azione degne del grande blockbuster quale è. Tre ore che volano come pipistrelli nella notte.
Bones And All, di Luca Guadagnino
Vincitore del Leone d’Argento al Festival di Venezia, il nuovo film di Luca Guadagnino è tra le opere più interessanti dell’anno anche e soprattutto per il genere nel quale è categorizzato. Bones and All è Un horror sentimentale, non troppo horror, non troppo sentimentale, la storia semplice di due personaggi complessi, due veri freak in un mondo reale con sottotesti fantasy.
Baci e morsi, amore e sangue, in un film composto da contraddizioni identitarie, familiari e naturali; un road movie alla ricerca di qualcosa, alla ricerca di se stessi, inseguendo una vita normale, in fuga da una vita che sembrava tale. Non un film per tutti i palati, ma da vedere, rivedere e consigliare, perché sicuramente non è niente di già visto prima.
Pinocchio, di Guillermo del Toro
Guillermo del Toro sa sicuramente come contestualizzare una storia e ce ne dà la conferma riadattando un racconto visto e rivisto su schermo come quello del Pinocchio di Carlo Collodi. Il Classico d’animazione Disney si apre con un Geppetto felice che balla con i suoi animali domestici, ma in quello di del Toro (co- diretto con Mark Gustafson) i toni cambiano, perché siamo in Italia ai tempi del fascismo, e una bomba ha appena ucciso un bambino innocente. Geppetto si ubriaca sotto la pioggia, davanti alla lapide del figlio, per poi tornare a casa e costruire un burattino con scene esteticamente degne del Frankenstein di James Whale.
Guillermo del Toro ha sempre avuto un debole per il cinema gotico e le sue atmosfere dark, ma in questo film l’impressione è che non ci sia nulla di surreale negli elementi tetri messi in scena, poiché l’orrore di quegli anni non ha bisogno dell’elemento fantastico per angosciare. Un film in stop-motion diretto magnificamente, un’animazione strepitosa in un teatro colmo di dettagli estetici e contenutistici. Ma quindi c’era bisogno dell’ennesimo film su Pinocchio? Assolutamente sì.
Elvis, di Baz Luhrmann
Baz Luhrmann ha trovato la sua attrazione più bella. Elvis è spettacolo puro, intriso d’oro e desideri. Merito della regia, eclettica e perturbante, ma soprattutto di Austin Butler, che regala una delle interpretazioni più incredibili dell’anno. La vita del Re del Rock è la caduta di Babilonia: la morte di un essere immortale, ceduto alla leggenda, ma sacrificato all’altare dal famigerato Manager interpretato da Tom Hanks. 160 minuti che arrivano agli occhi per meraviglia e pienezza delle immagini, scosse con decisione assieme al corpo di Elvis.
Gli Orsi non Esistono, di Jafar Panahi
Uno degli eventi più significativi del 2022 cinematografico arriva dal Lido di Venezia. Jafar Panahi, regista iraniano tra i più premiati e riconosciuti al mondo, era in concorso con Gli Orsi Non Esistono, ma lui al Festival non c’era. Dal 12 luglio, dopo anni di persecuzioni, Panahi è recluso in un carcere iraniano. Un trattamento inaccettabile, che il mondo dell’arte tutta si è ritrovato riassunto con estrema lucidità ed efficacia dalla sedia vuota che il Festival di Venezia ha posto al centro della conferenza stampa del film. Perché il cinema è resistenza, ed è presenza, contro ogni fascismo e dittatura. Il cinema di Panahi resiste. L’applauso che esplode in sala dopo l’anteprima contiene la commozione per un film che ameremmo anche senza conosce il contesto, il pretesto, le vicende. Jafar Panahi torna a interpretare se stesso in un film che racconta l’Iran e non solo. Gli Orsi Non Esistono è un’indagine su limiti, ambizioni e poteri delle immagini; testimonianza di un cinema che è grande e resiste.
The Fabelmans, di Steven Spielberg
“I film sono sogni che non dimenticherai mai”. Una dichiarazione d’amore nei confronti del cinema. Semplice. Pura. Bastano pochi minuti, poche parole, e The Fabelmans ti entra nell’anima, per non uscirne più. D’altronde è questo che fa il cinema: scava dentro ognuno di noi, nel profondo, toccando le corde del nostro cuore. Con The Fabelmans abbiamo preso in prestito per qualche ora quello di Spielberg. Ce lo ha donato per far sì che i nostri battiti si sincronizzassero ai suoi. Ora che lo abbiamo vissuto, tutti amiamo il cinema un po’ di più.
Everything Everywhere All At Once, de I Daniels
Everything Everywhere All At Once è un’esperienza caotica, apparentemente disordinata e sconclusionata, dove in verità tutto è inevitabilmente al posto giusto. I Daniels danno vita a un eccezionale melting pot di situazioni e immagini che, prese singolarmente, rimandano la nostra mente a esperienze cinematografiche che hanno già attraversato i nostri occhi e i nostri cuori, ma complessivamente, nella loro universalità, creano un qualcosa di assolutamente unico e probabilmente irripetibile.
Top Gun: Maverick, di Joseph Kosinski
Ci sono voluti trentasei anni per trovare il coraggio di riportare Pete “Maverick” Mitchell sul grande schermo, ma Top Gun: Maverick è letteralmente una masterclass su come dovrebbe essere realizzato un blockbuster. C’è una cosa, su tutte, in cui il film di Kosinski eccelle, raggiungendo vette altissime: l’azione. Quando nella seconda parte sprigiona tutto il suo potenziale adrenalinico, diventa l’esperienza cinematografica definitiva, con sequenze che non hanno precedenti nella storia del cinema.
Seguici su Instagram, Tik Tok, Twitch e Telegram per sapere sempre cosa guardare!
Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club!