fbpx
Il Padrino-Parte II

Il Padrino – Parte II, cinquant’anni del più grande sequel di sempre

//
9 minuti di lettura

Che cosa dire de Il Padrino – Parte II, che non sia stato già detto in mezzo secolo? Da dove cominciare, quando si ha a che fare con una pietra miliare della settima arte, sequel di un’altra pietra miliare, e con protagonisti due dei più grandi attori di sempre?
Nel cinquantesimo anniversario della sua uscita, ecco il nostro omaggio al secondo capitolo dell’epopea della famiglia Corleone, che consacrò Robert De Niro, Al Pacino e Francis Ford Coppola nell’Olimpo del cinema.

Il Padrino – Parte II, il peso della corona

Il Padrino - Parte II: Michael Corleone, primo piano.

Il Padrino – Parte II è una storia di padri e di figli. Proprio come Michael Corleone e suo padre Vito, questa stessa Parte II deve raccogliere lo scettro ingombrante de Il Padrino e, proprio come Michael, accresce a dismisura l’operato del suo predecessore. La scelta di raccontare, ne Il Padrino – Parte II, su due binari paralleli, l’ascesa del giovane Vito (De Niro) e il consolidarsi del potere di Michael (Pacino) setta uno standard ancora più alto, costruendo la pellicola intorno a due centri nevralgici, concentrandosi sui loro due percorsi, così simili ma così diversi nelle loro biforcazioni.

Famiglia, violenza e potere si intrecciano sempre più, fino al punto da diventare ognuna causa dell’altra. Da un lato, Vito, reso orfano dalla mafia siciliana nel 1901 e fuggito negli Stati Uniti: il giovane si fa strada da zero grazie alla sua scaltrezza e risolutezza, trovandosi negli ambienti mafiosi quasi per caso, ma comprendendone ben presto le potenzialità. Insieme ai suoi fidati Clemenza e Tessio, sfrutta la violenza come un mezzo per costruire un futuro per la sua famiglia (almeno inizialmente).

Il Padrino - Parte II: Vito Corleone (Robert De Niro)

Dall’altro, Michael, l’erede al trono inizialmente riluttante, ma la cui trasformazione era già iniziata, inesorabile, nel finale del primo film, con gli omicidi simultanei dei capi delle cinque famiglie di New York. Ora, Michael è sempre più risucchiato dalla sua posizione, pagando con la sua umanità il prezzo del comando. Crollano, lentamente, tutti gli scrupoli di Michael, circondato da minacce anche nella sua stessa famiglia, mentre l’organizzazione familiare diventa progressivamente quasi un’azienda. Ne fanno le spese gli affetti del personaggio: la moglie Kay (Diane Keaton), che lentamente si rende conto di che uomo ha sposato, la sorella Connie (Talia Shire) e i figli, Anthony e Mary, per i quali diventa una figura sempre più lontana e tirannica.

Il Padrino – Parte II, gli occhi di Michael, il cuore di Vito

Il Padrino - Parte II: Michael Corleone serio, su una poltrona.

Le due facce della medaglia (d’oro) de Il Padrino – Parte II sono loro: Al Pacino e Robert De Niro, che sarebbero diventati l’alfa e l’omega del cinema gangster-poliziesco.

Michael Corleone non ha bisogno di parlare più del necessario: lo fa il suo sguardo per lui. Ne Il Padrino – Parte II, gli occhi di Michael indagano, interrogano, minacciano, condannano a morte. Il suo tono di voce è controllato, ogni parola è ragionata e le sfuriate sono poche, ma potenti. La sua sola presenza intima il silenzio, mentre si aggira etereo e gelido per la stanza, intimidatorio e carismatico, come quel Satana che più di vent’anni dopo avrebbe interpretato ne L’avvocato del Diavolo (1997).

In particolare, sono tre i momenti in cui Al Pacino raggiunge l’apice attoriale, tre sguardi diversi senza proferire parola, enfatizzati dai numerosi primi piani che Coppola gli dedica: la totale disperazione nella scoperta del tradimento di Fredo; la furia incontrollabile alla rivelazione dell’aborto volontario di Kay; il vuoto incolmabile mentre Connie lo implora di perdonare Fredo. Qui, la sua anima lo abbandona lentamente, quando comprende ciò che sta per fare.

Al Pacino trova qui probabilmente il picco di una carriera leggendaria. Il suo Michael Corleone ha influenzato largamente la rappresentazione del gangster negli anni a venire, come, per citare tra i più recenti, il Tommy Shelby di Peaky Blinders. Ironicamente, è quasi opposto all’altro suo ruolo criminale più celebre, lo scatenato Tony Montana di Scarface.

Il Padrino - Parte II: Francis Ford Coppola e Robert De Niro durante una scena.
Francis Ford Coppola e Robert De Niro

Ci pensa suo padre Vito a parlare per entrambi. Robert De Niro aveva già tentato l’audizione per la parte di Santino “Sonny”, per il primo film, andata poi a James Caan. Fresco del successo di Mean Streets nel 1973, De Niro riuscì qui ad aggiudicarsi il ruolo del capofamiglia dei Corleone, che interpreta quasi interamente in dialetto siciliano. Questa prova gli valse il meritato Premio Oscar nel 1975 – in buona compagnia: miglior film, regia, sceneggiatura non originale, scenografia e colonna sonora. Vito Corleone è, inoltre, l’unico personaggio cinematografico insieme al Joker ad aver fruttato la statuetta a due suoi interpreti (De Niro e Marlon Brando, Heath Ledger e Joaquin Phoenix).

Ne Il Padrino – Parte II, mentre Michael diventa gradualmente una figura sempre più spiacevole, è impossibile non parteggiare per Vito nella sua scalata al sottobosco criminale di New York. La fedeltà alla sua famiglia, l’eliminazione del boss Fanucci, la vendetta contro Don Ciccio lo fanno all’apparenza quasi un antieroe, pur con la consapevolezza di che cosa diventerà. I suoi princìpi sono ciò che lo distinguono dal figlio e lo rendono irraggiungibile: Vito non avrebbe mai superato il punto di non ritorno, che è l’uccisione del suo stesso fratello.

Il Padrino – Parte II è anche di Fredo

Il Padrino - Parte II: Fredo e Michael Corleone
“I know it was you, Fredo.”

Proprio come avviene nell’intreccio, anche al di fuori dello schermo il personaggio di Fredo tende ad essere lasciato più in secondo piano, oscurato dai due giganti di cui sopra. Ne Il Padrino – Parte II, però, lo sfortunato primogenito dei Corleone ha un ruolo molto più centrale, che permette al mai abbastanza compianto John Cazale di regalare l’ennesima prova di struggente intensità, in una carriera tanto brillante quanto stroncata troppo presto.

Ritenuto debole, smidollato ed inadatto al comando, Fredo è stato costantemente relegato a soldato semplice nelle dinamiche della famiglia. La frustrazione per essere stato di nuovo scavalcato al comando, prima da Sonny e poi da Michael – il terzogenito, addirittura -, diventa insostenibile, portandolo a tramare alle spalle di Mike e finendo inevitabilmente per essere scoperto, a causa della sua ingenuità. Fredo è un personaggio estremamente tragico: mai davvero considerato dai suoi familiari, di buon cuore e per questo ignorato, ma incapace di riconoscere la propria effettiva mancanza di leadership in un ambiente così spietato.

Fredo rappresenta l’ultimo barlume di umanità di Michael, che svanisce con il suo omicidio, nonostante e le suppliche di Connie e l’apparente rappacificazione: l’evento perseguiterà Mike per il resto dei suoi giorni. Ancora più significato assume il flashback finale de Il Padrino – Parte II, in cui Fredo è l’unico a congratularsi col giovane fratello per il suo arruolamento nei Marines: un breve sguardo alla parabola discendente di Michael, che morirà anziano, solo e abbandonato, al contrario di suo padre, circondato dall’affetto dei suoi cari.

Il Padrino - Parte II: Michael Corleone mangia da solo a tavola.

Seguici su InstagramTik TokFacebook e Telegram per sapere sempre cosa guardare!

Non abbiamo grandi editori alle spalle. Gli unici nostri padroni sono i lettori. Sostieni la cultura giovane, libera e indipendente: iscriviti al FR Club

Classe 2000, marchigiano ma studio Comunicazione all'Università di Padova. Mi piacciono la pallacanestro, i cani e tanto tanto cinema. Oh, e casomai non ci rivedessimo, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.