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Immagine che raffigura in primo piano Ang Lee con un Oscar; sullo sfondo vari personaggi dei suoi film

Innamorati di Ang Lee: guida alla filmografia

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31 minuti di lettura

Ang Lee è un regista taiwanese, ormai settantenne, che ha seguito un percorso atipico, che l’ha portato a cambiare spesso l’oggetto della sua attenzione filmica, variando da drammi in costume (Ragione e sentimento) a film di arti marziali (La tigre e il dragone), fino ad approdare al genere supereoistico, ben prima della nascita dell’MCU (Hulk). Ang Lee ha dimostrato negli anni di essere capace di ammaliare un pubblico sia orientale che occidentale, proponendo narrazioni diverse ma sempre con un focus sull’introspezione personale.

Ang Lee stringe tra le mani uno dei molteplici Oscar vinti da lui nel tempo

Ang Lee ha collezionato negli anni diversi premi, stabilendo anche svariati record. Dopo essere stato riconosciuto in patria trionfando nettamente al Taipei Golden Horse Film Festival con il suo primo film, Pushing Hands, ha proseguito la sua ascesa internazionale vincendo due volte l’Orso d’oro (Il banchetto di nozze, Ragione e sentimento). Lee è stato il primo regista asiatico a vincere l’Oscar per la miglior regia (I segreti di Brokeback Mountain, Vita di Pi). Inoltre, ha conquistato per ben due volte il Leone d’Oro a Venezia (I segreti di Brokeback Mountain, Lussuria – Seduzione e tradimento), diventando uno dei soli quattro registi nella storia a raggiungere questo traguardo.

Ang Lee, uno sguardo delicato alle emozioni proibite

Artwork originale NPC Magazine

Il regista taiwanese è famoso per i suoi racconti che esplorano la dimensione familiare, spesso radicati in valori tradizionali orientali. Riesce a presentare queste storie a un pubblico occidentale, facendolo confrontare con aspetti di una cultura che conosce poco, ma coinvolgendolo comunque grazie alle storie introspettive dei personaggi. La peculiarità del regista è quella di far emozionare sia raccontando epici combattimenti (come ne La tigre e il dragone), sia mostrando la semplice vita di due cowboy ne I segreti di Brokeback Mountain. Lee riesce a donare il tempo giusto ai drammi interiori e all’evoluzione delle relazioni in una sfera piccola e privata. L’empatizzazione con i personaggi è la caratteristica che rende il suo cinema unico nella sua delicatezza.

Molto spesso personaggi non possono esprimere a parole o attraverso le azioni ciò che provano veramente. La forza di Ang Lee risiede proprio nel portarle in superficie affidandosi a una scrittura sapiente della sceneggiatura e a intime (ma mai intrusive) inquadrature e movimenti di macchina. Il regista taiwanese prende le emozioni nascoste, quelle più represse e talvolta proibite, e le mette in luce, donando una miriade di possibilità ai suoi personaggi. Lo spettatore non può fare a meno di riconoscersi, almeno parzialmente, in alcune dinamiche spesso tenute in ombra dalla nostra società. Non è un caso che i protagonisti dei film di Lee siano spesso delle minoranze, come immigrati, donne o membri della comunità LGBTQ+.

Da dove iniziare: la Father knows best trilogy

Una scena del film "Il banchetto di nozze" di Ang Lee. Il protagonista vede la donna che deve sposare, con alle spalle il suo compagno, tenuto nascosto alla famiglia

La trilogia de “Il papà ha ragione”, composta dai primi tre film di Ang Lee, include Pushing Hands (1991), Il banchetto di nozze (1993) e Mangiare bere uomo donna (1994). I tre film sono uniti a livello tematico, in quanto si concentrano su famiglie asiatiche (spesso disfunzionali) emigrate negli Stati Uniti. Altro elemento in comune è l’attore Sihung Lung nel ruolo del padre, che, a quanto pare, molto spesso “ha ragione”.

Scena del film "Mangiare bere uomo donna". La famiglia protagonista delle vicende mangia, come al solito, riunita a un grande tavolo circolare

Anno: 1994
Durata: 123′
Interpreti: Sihung Lung, Yu-Wen Wang, Chien-lien Wu, Kuei-Mei Yang

Mangiare bere uomo donna è l’esplorazione definitiva di Lee della famiglia Taiwanese. Il film tratta di una famiglia di Taipei, composta dal vecchio padre Zhu e dalle sue tre figlie Jia-Jen, Jia-Chien e Jia-Ning. Mangiare bere uomo donna è una dolcissima storia sul rapporto padre-figlia, con cui chiunque può empatizzare. Il film ha dei tempi perfetti, spaziando abilmente dalla commedia al dramma, facendo ridere e commuovere lo spettatore a distanza di pochi minuti.

Il rapporto familiare è espresso attraverso la metafora della cucina. Zhu è uno chef professionale; nella sequenza iniziale del film lo vediamo perdere ore nell’atto di cucinare un’abbondanza di piatti diversi ed elaborati. Contrapposto a lui, attraverso il montaggio, vediamo la figlia più giovane, Jia-Ning, lavorare a un Wendy’s, la famosa catena di fast food americana. La tradizione, il valore del tempo, lo slow food sono elementi di una generazione passata che si contrappongono a quelli di una nuova, esuberante fascia giovanile che fa tutto di fretta, non solo in cucina ma anche, come si vedrà anche dopo, nella vita.

Scena di "Mangiare bere uomo donna". Il padre Zhu cena con la figlia di mezzo, Jia-Chien

Particolarmente commovente è il rapporto del padre con la figlia di mezzo, Jia-Chien. Sin dall’inizio lei è inquadrata come opposta al genitore: mentre lui vive la vita secondo una filosofia che predilige la tranquillità e la lentezza, lei è una donna di business, occupata a passare di affare in affare, di amante in amante. I due all’apparenza sono profondamente diversi, ma attraverso la cucina trovano il modo di rivelare le loro somiglianze. Il rapporto tra Zhu e Jia-Chien è lo stesso della parabola del figliol prodigo, ulteriore motivo per cui, quando alla fine del film si arriva al momento del riconoscimento, non si può che lodare la sapiente messa in scena e scrittura di Ang Lee.

Per sentirsi romantici: Ragione e sentimento

Scena di "Ragione e sentimento". Le tre sorelle Dashwood: da sinistra, Marianne, Margaret ed Elinor

Anno: 1995
Durata: 123′
Interpreti principali: Emma Thompson, Alan Rickman, Kate Winslet, Hugh Grant

Il romanticismo e l’innamoramento sono temi centrali nella filmografia di Ang Lee. Ragione e sentimento, il suo primo film girato interamente in inglese, segna anche il suo debutto nell’esplorazione di questi argomenti da una prospettiva occidentale. Il film, tratto dal romanzo di Jane Austen, racconta delle sorelle Dashwood, nello specifico Elinor e Marianne, e del loro scontrarsi con il mondo vittoriano, sperimentando anche dei nuovi amori. Queste dinamiche, familiari al pubblico europeo, sono mostrate con incredibile dolcezza dallo sguardo tenero di Lee, che neppure per un secondo ricade nel tipico meccanismo hollywoodiano del male gaze.

La comprensione di Lee delle dinamiche relazionali, inserite in un ambiente dove vigono il decoro e il codice sociale, gli era giunta dall’ambiente in cui era cresciuto. Ora doveva solo adattarle in una dimensione a lui lontana, quella dell’Inghilterra vittoriana. Questa sapienza nell’adattare gli elementi, combinata con la sceneggiatura scritta da Emma Thompson, in cui i personaggi femminili acquistano una propria voce, fa sì che Lee svolga un lavoro superbo nel rivelare l’interiorità di queste donne, donando loro incredibile dignità.

Scena di "Ragione e sentimento". Elinor si confronta con il suo amato, Edward Ferras

Lo spettatore è affascinato dalle piccole scaramucce e dalle dinamiche di un mondo passato, che non viene eccessivamente romanticizzato come una realtà a cui fare ritorno. Si percepisce la dimensione romantica e drammatica dello struggimento per un amore, così come la razionalità nell’affrontare una situazione seguendo un codice etico sovraimposto. Attraverso le sfide che affrontano, le protagoniste sperimentano una sorta di rinascita. Nel momento in cui comprendono il mondo che le circonda, capiscono come sia necessario un equilibrio tra l’amore idealizzato e il tentativo di controllare i battiti del proprio cuore. Sia Elinor che Marianne raggiungono una maturità tale da diventare donne e affrontare la vita senza paura.

Ragione e sentimento è un affascinante film in costume, con una messa in scena meticolosa e fine, grazie anche alle splendide scenografie e costumi. Il film di Lee è un racconto femminista ricco di empowerment, in cui è dimostrata una delicatezza incredibile nello sviluppare i personaggi femminili. Se vi è piaciuto Espiazione o Piccole donne non potete sbagliare con questo grazioso adattamento del romanzo di Jane Austen.

Per innamorarsi: La tigre e il dragone

Scena da "La tigre e il dragone" con uno dei personaggi, Jen Yu

Anno: 2000
Durata: 115′
Interpreti: Chow Yun-fat, Michelle Yeoh, Zhang Ziyi, Chang Chen

La tigre e il dragone è il punto di arrivo della poetica di Ang Lee. Tutte le tematiche da lui trattate confluiscono in questo film: il conflitto interiore, lo scontro tra tradizione e innovazione, la complessità delle relazioni. La tigre e il dragone, pur essendo un purissimo wuxia di terza generazione (nello stile combattivo di Hero e di altri film del regista Zhang Yimou), risulta facilmente fruibile da parte di un pubblico occidentale. Il racconto resta fedele alla tradizione degli altri film di arti marziali, ma i personaggi, ancora una volta nello stile di Lee, risultano profondamente umani: la loro rappresentazione va oltre la semplice incarnazione di valori come il bene e il male.

La storia segue Li Mu Bai, un maestro di arti marziali, che annuncia alla sua amica e collega guerriera, Shu Lien, di voler abbandonare la vita da combattente e consegnare la sua leggendaria spada. Quando però un ladro misterioso la sottrae, i due maestri, legati da un amore nascosto, dovranno unirsi ancora una volta per ritrovare l’artefatto magico. Ang Lee costruisce un racconto sfaccettato partendo da queste premesse, mescolando magnifiche sequenze d’azione con elementi di melodramma e una storia d’amore.

Scena da "La tigre e il dragone". I due maestri di arti marziali si confrontano a tavola

I combattimenti di arti marziali rappresentano il cuore pulsante della narrazione: i personaggi si muovono con grazia, librandosi tra i tetti e le canne di bambù, mantenendo sempre un’atmosfera di eleganza. Il vero obiettivo della regia non è inquadrare la violenza, quanto mostrare l’estetica delle loro movenze. Lo spettatore non può che rimanere incantato in quanto testimone di mitiche battaglie all’ultimo sangue, ma sempre raffinate ed eleganti come i passi di un valzer. Film come il pluripremiato Everything Everywhere All at Once devono molto a La tigre e il dragone, poiché traggono ispirazione dalle coreografie mozzafiato. Inoltre, a questo film si deve anche l’apertura del mercato statunitense a film in lingua straniera.

La tigre e il dragone è un film incredibilmente femminista, in quanto non solo ci presenta con dei personaggi femminili forti e combattivi, ma dà loro il diritto di esprimere i propri sentimenti. La battaglia nel film di Lee si svolge su due livelli: quello fisico, dei combattimenti, e quello interiore, delle emozioni. Il modo in cui i personaggi lottano ci dice anche come essi vivono la loro condizione, anche sociale, e di conseguenza ciò che provano.

La profondità emozionale dei personaggi fa sì che lo spettatore empatizzi con loro sebbene appartengano a un’altra cultura e un altro tempo. Questo film, per la sua apertura alla comprensione nei confronti dello spettatore, può essere paragonato a La storia della principessa splendente di Isao Takahata. Il film in questione, così come La tigre e il dragone, mantiene il tono fantastico del racconto giapponese e gli elementi della cultura, ma li muta leggermente per rendere l’opera accessibile e far arrivare a tutti il significato che sta dietro alla narrazione filmica e alla fiaba originale.

Per vivere l’erotismo: I segreti di Brokeback Mountain e Lussuria – Seduzione e tradimento

Scena da "I segreti di Brokeback Mountain". Ennis e Jack si abbracciano intorno al fuoco

Anno: 2005
Durata: 134′
Interpreti: Heath Ledger, Jake Gyllenhall, Michelle Williams, Anne Hathaway

I segreti di Brokeback Mountain è un film incredibilmente rilevante in quanto uno dei primi manifesti del Queer Cinema, oltre che un prodotto pilastro nella filmografia di Ang Lee. Il film, ambientato nel 1963, parla di due cowboy, Ennis e Jack, che svolgono il lavoro di mandriani tra i monti del Wyoming, più precisamente, a Brokeback Mountain. Ennis, che all’inizio è il più schivo e solitario, man mano rivelerà delle verità nascoste, a Jack così come a se stesso. I segreti di Brokeback Mountain è un racconto della sensibilità interiore, capace di far calare qualsiasi spettatore nei panni di Ennis, interpretato dall’eccelso Heath Ledger.

Scena da "I segreti di Brokeback Mountain". Vasta ripresa di montagne

Il film fa capire in maniera definitiva il fardello che rappresenta la propria sessualità in una società che non la accetta. Jack ed Ennis, a Brokeback Mountain, trovano le ali per volare: nel paese è richiesto un certo decoro nel modo di atteggiarsi, ma sulle cime verdeggianti i due possono essere liberi di incarnare tutte le sfaccettature della loro persona. A Brokeback Mountain non sono solo i due cowboy a lasciare il cuore e un senso di nostalgia, ma anche lo spettatore.

Le inquadrature della montagna sono ampie e infinite, accompagnate dalla colonna sonora originale, oltre che da brani di Bob Dylan e Roger Miller. Le inquadrature trasportano in una dimensione lontana dalla vita quotidiana. Per Ennis e Jack, Brokeback Mountain è un paradiso: lì, le loro responsabilità non esistono. Ang Lee cattura momenti sospesi nel tempo, istanti condivisi solo tra loro e lo spettatore, creando un senso di intimità, talvolta disagio, ma anche privilegio nel poter assistere a questa storia quasi esterna alla realtà.

Scena da "I segreti di Brokeback Mountain". Ennis e Jack si baciano

Quando la sessualità dei protagonisti diventa esplicita, il rapporto tra i due si trasforma rapidamente, come il ritmo del film. Lee mostra una delicata alternanza tra dolci momenti di amore e baci a lungo negati e scene di sesso esplicito che, pur suscitando scalpore, risultano naturali e mai forzate. La sessualità dei due è donata allo spettatore come una normalità, da voler mostrare non per ostentazione ma semplicemente per manifestarne l’esistenza. Le scene di travolgente passione (tanto che Heath Ledger rischiò di spaccare il naso alla controparte, Jake Gyllenhaal) sono giuste, poichè rivelano un sentimento imbottigliato da troppo tempo che finalmente trova la sua espressione.

Il finale del film è forse uno dei più commuoventi di tutta la filmografia di Ang Lee: sebbene ricordi molto quello de La tigre e il dragone, qui è rimosso l’elemento melodrammatico, che consegna allo spettatore un’emozione ancora più pura e straziante. Di questo film si può ammirare tutto, dalla fine regia al cast d’eccezione, dalla suggestiva fotografia naturalista alla colonna sonora indimenticabile. I segreti di Brokeback Mountain inizia come una storia di passione che consuma tutto il corpo e si evolve poi, delicatamente, in un altro prodotto, in perfetta armonia con la visione del cinema di Lee.

Scena di "Lussuria - Seduzione e tradimento". I due protagonisti Wong Chia Chi e Mr. Lee

Anno: 2007
Durata: 158′
Interpreti: Tony Leung Chiu-wai, Tang Wei, Joan Chen, Leehom Wang

Lussuria – Seduzione e tradimento è probabilmente il film più esplicito di Lee: negli Stati Uniti venne proibito ai minori di 17 anni e in svariati Paesi fu distribuito dopo numerosi tagli. Il film tratta di un gruppo di studenti ribelli nella Cina occupata, durante gli anni ’30. Protagonista del film è Wong Chia Chi, giovane studentessa incaricata di sedurre un funzionario del governo, Mr. Yee. Tuttavia, la ragazza inizierà a provare dei sentimenti più profondi per l’uomo, pagandone poi le conseguenze.

Il film è una delizia visiva grazie alla fotografia delicata e ricercata, caratterizzata da un continuo intercalarsi di toni blu e rossi. Queste sfumature simboleggiano l’alternarsi tra la ragione, la razionalità necessaria nei contesti pericolosi del film, e la passione, pericolosa, che alla fine conduce alla sventura, ma irresistibilmente affascinante nel momento presente.

Scena da "Lussuria - Seduzione e tradimento". I due amanti protagonisti del film siedono per terra

Lussuria – Seduzione e tradimento è un film che indaga le dinamiche di potere, costantemente cangianti durante il film. L’opera presenta giovani studenti in conflitto con un’autorità governativa opprimente: ancora una volta torna la tematica dello scontro generazionale. La relazione tra i due protagonisti appassiona perchè rappresenta un percorso di emancipazione: all’inizio Chia Chi sembra solo una pedina, sia nelle mani dell’organizzazione studentesca sia in quelle di Mr. Yee. Ma attraverso l’atto sessuale, inizialmente da lei non voluto, recupera una parte di sé, raggiunge l’indipendenza e capisce cosa desidera. Sotto la superficie, il film offre una narrativa femminista significativa.

Il sesso esplicito, che ha creato numerose controversie, può creare timore e disagio all’inizio, ma una volta compreso il suo significato filmico lo si aprezza come un altro tassello dell’opera. La fisicità degli attori è incredibile: i loro corpi sembrano essere messi costantemente alla prova. Le scene esplicite contribuiscono a sedimentare i significati del film, in quanto lo spettatore è colpito e scandalizzato, incapace di distogliere lo sguardo. La violenza è percepita come uno schiaffo sul volto ed è interessante come, per la prima volta nella filmografia di Lee, essa non venga sminuita dai momenti di delicatezza successivi. Chia Chi porta con sé il peso della sua esperienza, proprio come il pubblico.

Scena di "Lussuria - Seduzione e tradimento". Mr. Lee osserva seduto Chia Chi

Lussuria – Seduzione e tradimento è un film da considerare con serietà, sia per la sua esplorazione della sessualità che per la trama intricata e ricca di dettagli. Si tratta probabilmente di una delle opere più dure di Ang Lee, che qui esplora il suo lato oscuro, in quanto a volte la dolcezza del mondo non basta a raccontare la realtà. Se I segreti di Brokeback Mountain, nonostante tutti gli ostacoli da superare, continene speranza per il futuro, Lussuria – Seduzione e tradimento si chiude in maniera molto più negativa: anche se Chia Chi riesce a ritrovare la propria identità, la sua non è mai stata una storia d’amore, bensì una storia di oppressione.

Per sperimentare: Motel Woodstock

Scena di "Motel Woodstock". Elliot è sdraiato tra due Hippie su uno sfondo colorato.

Anno: 2009
Durata: 120′
Interpreti: Demetri Martin, Dan Fogler, Jonathan Groff, Imelda Staunton, Eugene Levy

Motel Woodstock può essere definito come il vero primo fallimento di Ang Lee, sia al botteghino che alla regia. Il film esplora la nascita del Festival di Woodstock da una prospettiva intimista, attraverso gli occhi di Elliot Tiber, giovane ragazzo responsabile dell’organizzazione iniziale del festival. Nonostante il punto di vista del ragazzo sia quello prediletto, per la prima volta nella filmografia di Lee vi è un cast corale che non viene del tutto approfondito, ma utilizzato per mandare avanti la trama, sperimentare esteticamente e fare citazionismi.

Scena di "Motel Woodstock". (Split screen) Da sinistra due operatori del festival, Elliot

Viene usato in abbondanza lo split-screen, così come sequenze in stile d’archivio, che richiamano il celebre documentario Woodstock del 1970. Altre volte però il regista usa lo split-screen come un elemento che chiarisce la sua poetica in quanto nelle scene più caotiche viene contrapposto il quadro totale della situazione a quello più intimo di Elliot. Se in Hulk (film di Ang Lee che verrà approfondito a breve) l’uso dello split screen è puramente estetico come richiamo all’elemento fumettistico, qui serve a far connettere lo spettatore con le emozioni di Elliot e la complessità del festival, mostrando come quest’ultimo, sebbene desiderato dal protagonista, proceda a sconvolgere la sua esistenza.

In Motel Woodstock vediamo il racconto di formazione, così come una forte componente controculturale recuperata dal passato, l’omaggio all’atto di ribellione che è stato Woodstock, e una buona rappresentazione della comunità LGBTQ+, dal suo elemento represso e nascosto alla manifestazione più forte e orgogliosa. Il film è piacevole, sono due ore che passano in fretta proprio per la multitematicità e la capacità di sorprendere lo spettatore andando sempre in direzioni diverse. Ma il problema del film di Lee è proprio questo: così come l’estetica risulta un mix poco equilibrato, allo stesso modo appare ignoto quale sia il vero focus del film e il suo messaggio complessivo.

Scena da "Motel Woodstock". Un gruppo di ragazzi del festival si gettano nel fango

Mentre molti altri film di Lee seguono un percorso lineare dal punto di vista strutturale, in cui il finale del film è il risultato di quanto messo in scena precedentemente, Motel Woodstock appare incerto, privo di una direzione chiara. Il film dà abbondanza di significato, ma senza indicare realmente su cosa concentrarsi: è come un venditore inconcludente che presenta tutti i suoi prodotti ma senza invogliare veramente a comprarne uno.

Da non dimenticare: Hulk

Scena da "Hulk". Particolare dell'occhio di un personaggio, irrradiato di verde

Anno: 2003
Durata: 138′
Interpreti: Eric Bana, Jennifer Connelly, Sam Elliot, Josh Lucas, Nick Nolte

Uno dei film spesso dimenticati quando si parla di Ang Lee è Hulk, l’adattamento del 2003 che racconta la origin story del personaggio Marvel. Siamo ben lontani dalla creazione di un multiverso meticolosamente calcolato, l’MCU, in quanto Hulk rappresenta un progetto a sé stante. Il film andò bene al botteghino, ma venne criticamente stroncato. Bisogna però considerare le difficili realtà produttive di questo film: la sceneggiatura è stata riscritta più volte, anche da zero, mentre registi e attori inizialmente coinvolti hanno abbandonato il progetto nel corso del tempo. La pre-produzione del film è durata circa 11 anni.

Scena da "Hulk". Bruce e Betty giocano sull'altalena all'interno della base nel deserto

Hulk non inizia, come invece farà il suo successore L’incredibile Hulk, con l’esperimento ai raggi gamma su Bruce Banner già avvenuto. Il film parla delle origini, esplorando il personaggio del padre di Banner, David. Infatti, quando Ang Lee approda al progetto, dopo ormai circa 5 anni di pre-produzione, decide di tenere alcuni degli elementi delle precedenti sceneggiature, ma chiede di rinvigorire la storia concentrandola principalmente sul rapporto padre-figlio e sul trauma generazionale.

Il punto dolente di questo film è la sua “fumettosità”. Il montaggio è sicuramente figlio degli anni 2000, ma è anche il risultato di una direzione artistica inconcludente: lo split-screen che appare nel film dovrebbe rimandare la mente dello spettatore alla dimensione della tavola del fumetto, ma in questo modo non funziona, l’estetica è troppo diretta. Non è possibile prendere un medium e semplicemente appiccicarlo su un altro.

Scena da "Hulk". (Split Screen) Da sinistra, generale Ross, Hulk intrappolato, Glenn

Ovviamente a questo fattore si associa la computer grafica usata nel film, a dir poco inguardabile. Hulk è un pupazzo di dimensioni abnormi, simile a un palloncino di compleanno troppo gonfio. Il verde del personaggio non rispecchia il verde del mondo che lo circonda, prima regola della composizione. Questo perchè le forti tinte che ha il personaggio nel fumetto funzionano, in quanto riflettono lo stile pop di quel medium particolare in un periodo storico preciso. Prendere il personaggio dei fumetti degli anni ’60 e attaccarlo sulla pellicola non rende le potenzialità del cinema, anzi, tira decisamente fuori lo spettatore dalla sospensione dell’incredulità creatasi fino a quel momento.

Considerare il film come un film d’azione a tema supereroi è quindi un grave errore: le sequenze di combattimento sono le più dimenticabili del film. Il focus della storia, che si riallaccia benissimo alla poetica di Lee, è il racconto introspettivo. Non si è mai più dedicato così tanto spazio, nei successivi film riguardanti la furia verde, al lato di Hulk contrapposto a quello di Banner. Qui sentiamo le voci di entrambi i personaggi, che si accavallano, si infuriano, si contrastano. Hulk è il lato di Banner che si nasconde nell’ombra, bramoso di manifestarsi, donando al film una dinamica incredibilmente appassionante, che ci porta a scartare l’azione in favore di questi momenti introspettivi.

Scena da "Hulk". Bruce scopre il suo alter - ego Hulk, nascosto dietro un vetro

L’Hulk di questo film è il più pacifico mai esistito, in quanto vive la responsabilità del suo potere come un peso da portare sulle spalle. Sebbene la sceneggiatura non sia sempre brillante a causa delle riscritture, riusciamo a capire come Banner vorrebbe usare per il bene la forza brutale di Hulk. Risulta quindi rilevante ciò che fa scattare la trasformazione in Hulk: non è semplice rabbia, bensì “danno emotivo“, come detto da Betty Ross nel film. Hulk assume il ruolo di uno scudo che Banner usa quando il dolore legato all’infanzia torna a galla. Ancora una volta Ang Lee ci regala questo prezioso racconto, rivelando come anche il mostro più cattivo, molto spesso, è stato solo qualcuno che ha sofferto.


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Dalla prima cassetta di Spielberg che vidi a casa di nonna, capii che il cinema sarebbe stata una presenza costante nella mia vita.
Una sala in cui i sogni diventano realtà attraverso scie di luce e colori è magia pura, possibilmente da godere in compagnia.
"Il cinema è una macchina che genera empatia", a calarmi nei panni degli altri io passo le mie giornate.

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