Non essere cattivo

Non Essere Cattivo: dieci anni del toccante addio di Claudio Caligari

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8 minuti di lettura

A Cè, nun lo guardà il mare, che te vengono i pensieri.

Quel mare di Ostia che rappresenta un lieve barlume di una vita diversa, osserva invece silenzioso e irraggiungibile il racconto di due vite intrecciate che lottano con le unghie e coi denti per una boccata d’ossigeno. Con Non Essere Cattivo, Claudio Caligari ci regala nel 2015 l’ultima pennellata di una ideale e malinconica trilogia iniziata nel 1983 con Amore Tossico e proseguita nel 1998 con L’Odore della Notte: lo sguardo finale sulla periferia romana, sulla lotta disperata di quegli ultimi di un autore che ha raccontato l’Italia degli sconfitti senza mai smettere di amarli.

Non Essere Cattivo, l’opera finale di Claudio Caligari prima della sua scomparsa nel 2015, torna al cinema in evento speciale per i 10 anni dall’uscita, solo il 27, 28 e 29 ottobre: non perdetevi il primo incontro artistico – e che lanciò la carriera di entrambi – tra Alessandro Borghi e Luca Marinelli.

Non Essere Cattivo, il crepuscolo del sogno romano

Ostia, 1995. Vittorio (Borghi) e Cesare (Marinelli) sono due giovani amici fraterni della borgata romana, che vivono alla giornata tra piccoli crimini e serate in discoteca. La loro fuga dalla vita ordinaria si traduce nello spaccio e nel consumo sistematico di droga, in particolare per Cesare, che vive con l’anziana madre e la nipotina malata, Debora, figlia della sorella deceduta di AIDS. Quando però Vittorio conosce Linda (Roberta Mattei), decide di mettere la testa a posto e dare un taglio alla cocaina e alla disoccupazione: Cesare non accetterà mai davvero la decisione dell’amico, sprofondando sempre più in una spirale autodistruttiva, nonostante il rapporto con Viviana (Silvia D’Amico).

Non Essere Cattivo rischiò seriamente di non vedere mai la luce. Troppo poco vendibile e figlio di un regista gravemente malato: un vero film-testamento di Caligari, per il quale fu fondamentale il supporto di Valerio Mastandrea. L’attore romano, protagonista de L’Odore della Notte e profondamente legato a Caligari, fece di tutto affinché il film venisse realizzato: contattò produttori, convinse gli interpreti a recitare anche a cachet ridotti e scrisse addirittura una lettera a Scorsese, da cui non ricevette mai risposta, ma che contribuì a sollevare attenzione mediatica. Inoltre completò la fase di post-produzione secondo le istruzioni di Caligari, che spirò per un lungo tumore il 26 maggio 2015 a riprese appena completate.

Un'immagine tratta da Non Essere Cattivo di Claudio Caligari (2015), con protagonisti Alessandro Borghi e Luca Marinelli

In maniera quasi meta-cinematografica, proprio come il film anche i suoi protagonisti annaspano disperatamente per restare a galla. Le ispirazioni sono le più disparate, da Trainspotting – del quale non ha però la vena di commedia nera e che allo stesso Amore Tossico deve molto – a Mean Streets, oltre a concludere la visione della periferia romana esplorata da Pasolini. La borgata romana è al crepuscolo, già iniziato in Amore Tossico: non più la poesia e l’innocenza di Accattone e Mamma Roma, c’è solo il crudo realismo della droga e dell’abbandono. La strada e la sopravvivenza fanno da padroni, segnando la fine del sogno pasoliniano e opprimendo gli ultimi rimasti.

Ultimi che sia Pasolini che Caligari avevano particolarmente a cuore, e per i quali, anche in questa visione cupa e disillusa – in cui emerge prepotente il passato da documentarista di Caligari – il regista piemontese mantiene comunque una flebile luce di redenzione e di bontà: la speranza di una bambina per il proprio zio, la volontà di non essere cattivo.

Borghi e Marinelli, le due anime di Non Essere Cattivo

Il cuore pulsante di Non Essere Cattivo sono loro: Cesare e Vittorio, Vittorio e Cesare. È la prima volta che Alessandro Borghi e Luca Marinelli dividono lo schermo – torneranno otto anni dopo ne Le Otto Montagne – e qui nasce un’amicizia ancora profonda al giorno d’oggi: esordio assoluto da protagonista per il primo, che da lì a poco vedrà la propria carriera decollare nel ruolo di Aureliano in Suburra; trampolino definitivo per il secondo, che al contrario contava già lavori come La Solitudine dei Numeri Primi e La Grande Bellezza, ma che grazie alla prova incredibile in Non essere cattivo – oltre che al successo nello stesso anno de Lo Chiamavano Jeeg Robot – vedrà aprirsi le porte della fama mainstream.

Non Essere Cattivo: Alessandro Borghi e Luca Marinelli

Cesare e Vittorio sono inseparabili e li osserviamo in questo spaccato di vita lungo, inizialmente, lo stesso tragitto: spaccio, cocaina, feste, risse, rapporti occasionali. Le loro giornate proseguono in fuga dall’amarezza di un’esistenza senza uscita, da una realtà amara e spietata: non mancano anche di strappare più di una risata, pur in quest’atmosfera noir e neorealista, in quelle serate allucinate (letteralmente) che culminano nel punto di svolta per Vittorio. L’assunzione al cantiere, la frequentazione con Linda e il legame con il figlio adolescente di lei, Tommaso, allontanano Vittorio dalle vecchie compagnie – che addirittura lo deridono al grido di Lavoratore! – e lo trascinano fuori dalla melma, in cui invece Cesare, il più matto e sregolato, continua ad affondare.

Borghi e Marinelli sono monumentali nei due ruoli al centro di Non Essere Cattivo, in particolare il secondo regala una delle interpretazioni della carriera. Nei suoi occhi di ghiaccio e nel viso scavato si riflettono tutto il dolore, la rabbia, i pochi momenti di gioia di Cesare, furioso con l’amico per essere andato avanti e diretto, inesorabilmente, verso la propria crudele fine. Gli stessi occhi in cui un commosso Vittorio, un anno dopo, vedrà brillare la luce di una nuova vita: un piccolo Cesare, chiamato così da mamma Viviana, che gli ricorda che lui e suo padre erano come fratelli.

Non Essere Cattivo

Claudio Caligari con Non Essere Cattivo costruisce magistralmente sul volto dei suoi due ragazzi un’opera finale toccante e agrodolce, mai didascalica, bensì profondamente umana. La trilogia si chiude così, con un ruvido abbraccio che è una dedica all’amicizia anche ai margini della società, e, stavolta, una nota di speranza che fiorisce nel buio.


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Classe 2000, marchigiano ma studio Comunicazione all'Università di Padova. Mi piacciono la pallacanestro, i cani e tanto tanto cinema. Oh, e casomai non ci rivedessimo, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!

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